“Oggi, 8 marzo, è la Giornata internazionale dei diritti della donna: non parliamo di una festa ma di un momento di riflessione che siamo chiamati a fare in maniera corale ed anche mediaticamente esposta ma che in realtà dobbiamo assolutamente portare avanti nella nostra quotidianità e trasformare in azione. Oggi riflettiamo su quanto abbiamo fatto rispetto alle donne ma anche a tutti quei soggetti che si trovano in una situazione di minoranza, di diversità. E quindi parliamo anche dei giovani, delle persone over 50 o 60 che sono state estromesse dal mercato del lavoro, di quelle che hanno diversi orientamenti sessuali come di coloro che hanno diverse culture e abilità fisiche o cognitive”.
Così, Maria Scinicariello, Presidente della Commissione Pari Opportunità di Legacoop Lazio, nella Giornata internazionale dei diritti delle donne.
“Urgente riflettere su ciò che abbiamo fatto fino ad oggi in termini quantitativi e qualitativi, su quanto oggi è acquisito ma non realmente praticato e su quanto è addirittura messo in discussione, se pensiamo ai dibattiti sul tema della libertà di scelta sul proprio corpo o a quello sulla violenza per il quale ci attiviamo ma che ancora evidentemente non è stato affrontato con sistemi normativi, giuridici e culturali tali da riuscire a rimuoverla” commenta.
E continua: “Dobbiamo analizzare quanto abbiamo fatto ovviamente per proiettarci su quanto ancora dobbiamo fare e su cosa ancora è necessario lavorare per garantire i diritti alle donne e a tutti i soggetti che si trovano in situazioni di diversità. C’è ancora tanto da fare, dal punto di vista di una partecipazione equa delle donne nel mondo del lavoro, tanto rispetto alle violenze di genere e a una equa ripartizione di quelli che sono la cura delle persone e del pianeta”. E ammette: “C’è tanto da fare anche nel sistema delle cooperative”. In merito, però, aggiunge: “Abbiamo un sistema di cooperative in cui la percentuale delle donne occupate è una percentuale quasi di maggioranza ma la questione è che non dobbiamo fermarci a guardare delle percentuali perché le pari opportunità non sono solo un problema di numeri ma sono soprattutto un sistema di qualità della partecipazione. E allora ci dobbiamo interrogare dietro quei numeri, che ovviamente ci servono per capire e fotografare un fenomeno, però, che tipo di lavoro, che tipo di partecipazione e soprattutto che tipo di libertà si celi”.
“La questione delle donne e delle pari opportunità è soprattutto un tema di autodeterminare le proprie scelte lavorative, le proprie scelte professionali. E allora non basta guardare i numeri ma bisogna interrogarsi e capire se effettivamente quella libertà e possibilità di autodeterminazione oggi è presente e quanto è presente. E purtroppo la risposta la conosciamo” ricorda. In effetti, “anche gli stessi dati ci dimostrano come la maggior parte dell’occupazione femminile sia una occupazione che resta in quei settori di cura che comunque evidenzia il fatto di una cultura che differenzia ancora le tipologie di lavoro, di ruoli in base al genere, in base a determinate condizioni. E quindi dobbiamo assolutamente lavorare in questa direzione per creare quelle condizioni affinché donne, uomini, giovani, meno giovani e persone con diverse abilità, possano scegliere liberamente che tipo di percorso lavorativo e professionale e di carriera vogliono fare”.
E spiega: “È in questa direzione che vogliamo lavorare in qualità di Commissione Pari Opportunità di Legacoop. Vogliamo agire, lavorare per creare quegli strumenti, quelle condizioni, che consentono di valorizzare le diversità, di attribuire alla diversità una accezione positiva, una accezione di valore, di vantaggio. Perché di fatto la diversità è un valore, vuol dire avere diversi punti di vista, una varietà di pensiero, di esperienze, di conoscenze, di approccio ai problemi e alle soluzioni. E quindi vuol dire avere una ricchezza che può solo generare un vantaggio per le organizzazioni e per il sistema tutto”.
Nel ricordare che “il pensiero unico e unidirezionale non crea valore ma può creare solo un piccolo vantaggio, limitato per pochi, ma che è destinato a esaurirsi”, Scinicariello aggiunge: “La varietà e la distintività che c’è in ciascuno è l’elemento di vantaggio, di forza. È il vantaggio economico, competitivo, perché è una finestra su quelle che possono essere le diverse prospettive e i diversi modi di approcciarsi e anche di trovare soluzioni. E quindi è un valore che fino ad oggi abbiamo sprecato e utilizzato poco”.
“La riflessione che dobbiamo fare e che dobbiamo trasformare in azione è su quanto siamo disposti e quanto coraggio abbiamo nel cambiare prospettiva e approccio alla gestione della questione femminile, dei diritti delle donne e non solo. Cambiare prospettiva vuol dire cambiare il modo di pensare e fare impresa, il modo di pensare e fare economia. Perché la questione femminile è relativa al ripensare e al lavorare per un diverso modello economico e sociale di sviluppo – ripete-. Un modello economico e sociale che è un modello non di sfruttamento, non di prevaricazione, non di elargizione di alcuni diritti a qualcuno ma è un modello di crescita sostenibile per tutti. E’ un modello di cura e attenzione verso le altre persone ma anche verso l’ambiente. E’ un modello inclusivo”.
E conclude: “questo lo possiamo fare se usciamo dal pensare che affrontare la questione delle pari opportunità sia soltanto andare a trovare e a creare degli spazi dove allocare le donne, i giovani, le persone con disabilità. E sia solo un problema di come possiamo raggiungere quel 30% o 50% di rappresentanza. Se continuiamo a ragionare in questa direzione sarà sempre e soltanto un problema di adattare qualcosa che è pensato e formato per un certo modello di sviluppo e quindi non sarà mai un reale cambiamento, mai una reale capacità di partecipazione al modello di sviluppo. Quindi per chiudere la riflessione che ci deve guidare nei prossimi anni è quella di agire su una cultura imprenditoriale ovvero la questione di genere, delle donne, delle pari opportunità non è un problema ma una opportunità che dobbiamo cogliere perché solo attraverso una partecipazione effettiva alla costruzione di un modello di lavoro, di un modello sociale, possiamo creare le basi per uno sviluppo di un modello economico ecosostenibile. Solo generando e lavorando sulla costruzione di condizioni che consentano a tutti di poter scegliere liberamente e di poter autodeterminarsi liberamente possiamo creare dei sistemi che siano equi, giusti, che siano sostenibili e che appunto generino un valore e un vantaggio per le persone ma per la collettività e per le organizzazioni. Un vantaggio di poter produrre valore in maniera equa sostenibile e nel tempo”.