Dall’Europa non poche risorse, sta al Meridione utilizzarle bene

Servirà un salto di qualità nella efficienza e nella efficacia delle istituzioni centrali, regionali e locali

E’ ancora presto per dire se l’accordo raggiunto nell’Eurogruppo (organismo che riunisce i Ministri dell’economia e delle finanze dell’area euro) segni realmente l’apertura di una nuova fase della costruzione europea, ma è certo che esso mette in campo, a sostegno degli Stati membri, strumenti di intervento comunitari dotati di una «potenza di fuoco finanziaria» come mai prima era accaduto. Il Mezzogiorno d’Italia ha molto da guadagnare da un utilizzo pieno, efficace ed efficiente delle risorse che grazie all’accordo si renderanno disponibili.

Tre i pilastri già definiti per affiancare e sostenere le politiche economiche e sociali dei Governi nazionali. Il Fondo di 100 miliardi di euro denominato Sure, destinato a fornire ai Paesi membri prestiti a condizioni agevolate per le spese in ammortizzatori sociali e altre misure di integrazione dei redditi falcidiati dalla crisi. Il Fondo di garanzia pan-europea presso la Banca Europea degli Investimenti (Bei), che consentirà a quest’ultima di aprire linee di finanziamento fino a 200 miliardi di euro a favore delle imprese, in particolare di quelle piccole e medie.

Il Sostegno contro la Crisi Pandemica (PCS), che sarà attivato entro il Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes) per finanziare i Paesi membri, senza altra condizionalità che il suo utilizzo per le spese direttamente o indirettamente connesse alla cura e prevenzione del Covid-19.

Il quarto pilastro, in base all’accordo, dovrà essere definito nelle prossime settimane: un Fondo per la Ripresa finalizzato a sostenere i programmi di ripartenza dell’economia europea che sia innestato sul Bilancio dell’Unione e finanziato con strumenti innovativi. Questo pilastro costituirà, insieme con il nuovo Quadro Finanziario Pluriennale 2021-27, la spina dorsale dello sviluppo europeo post-coronavirus.

Questa strumentazione concordata dall’Eurogruppo si inserisce nel percorso avviato meno di un mese fa dalla Banca Centrale Europea, con le nuove linee di finanziamento all’economia per 900 miliardi di euro, e dalla Commissione, con la sospensione del Patto di stabilità, la nuova normativa sugli aiuti di Stato, la flessibilità nell’uso dei fondi. Al di là delle polemiche strumentali di questi giorni è chiaro che, se il Consiglio Europeo dei Capi di Stato e di Governo del prossimo 23 aprile confermerà — come è sperabile — l’accordo raggiunto dai Ministri dell’economia e delle finanze, l’Unione Europea potrà essere il punto di riferimento comune di cui i Paesi membri hanno bisogno nella lotta contro la crisi che stiamo vivendo.

I vantaggi per l’Italia sono evidenti e ancor più lo sono per il Mezzogiorno. A condizione, come segnalavo domenica scorsa, che non ci si illuda che il futuro possa essere un semplice ritorno al passato nei comportamenti di finanza pubblica, nelle procedure amministrative, nella capacità di attivare politiche industriali efficaci. Per il Meridione d’Italia sono di particolare importanza la flessibilità nell’utilizzo dei fondi strutturali, le linee di finanziamento Mes, i crediti Bei alle imprese, gli investimenti che saranno promossi sul bilancio europeo dal Green Deal e dal Fondo per la Ripresa.

I fondi strutturali non ancora impegnati possono essere rapidamente utilizzati per acquisti di materiale e strumenti sanitari e per sostenere i redditi delle famiglie in maggiore difficoltà. Gli altri interventi programmati ma ancora da attivare troveranno copertura nelle risorse nazionali del Fondo sviluppo e coesione. Anche la possibilità di attingere ai finanziamenti Mes è l’occasione per un rafforzamento delle strutture sanitarie meridionali, facendogli fare un salto di qualità nella dotazione di attrezzature e tecnologie avanzate.

Il Mezzogiorno potrà inoltre tirare in misura significativa sulle risorse del Fondo Bei che, essendo destinate prevalentemente alle Pmi, avvantaggiano le aree dove, come nel nostro Sud, più alta è l’incidenza delle piccole e medie imprese sul tessuto produttivo. Infine, il Fondo per la Ripresa, in combinazione con il Green Deal europeo, è l’occasione per convogliare risorse rilevanti per rispondere al fabbisogno elevato di investimenti infrastrutturali, ambientali, sociali che segna le regioni meridionali.

Servirà, come dicevo prima, un salto di qualità nella efficienza e nella efficacia delle istituzioni centrali, regionali e locali: sta alla nostra responsabilità saper utilizzare bene e pienamente le risorse che l’Unione Europea sta mettendo a disposizione. Ricostruire, di questo si tratta. Espressione che si coniuga bene con il mio augurio ai lettori per questa Pasqua, così segnata dalla preoccupazione di tutti e dal dolore di tanti.

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