Milano, Opera in Fiore festaggia 20 anni. Dadda (Legacoop Lombardia): “Coniugare la dimensione carceraria al lavoro”

In occasione del suo ventesimo anniversario, la cooperativa sociale Opera in Fiore assieme alla cooperativa sociale Officina dell’Abitare, che celebra invece il decimo anniversario, ha organizzato un grande evento al Milano Green Way, Giardino Comunitario (via Italo Svevo, 3) nel quartiere Barona di Milano, uno spazio verde sottratto all’incuria e all’abbandono e restituito ai cittadini dalla cooperativa Opera in fiore.

La cooperativa milanese si occupa dell’inserimento lavorativo di persone fragili, con disabilità, persone detenute e migranti nel settore del verde e gestisce Borseggi, sartoria sociale all’interno del carcere maschile di Milano-Opera, dove persone detenute imparano un nuovo lavoro artigianale costruendo percorsi virtuosi di responsabilità sociale ed economia circolare combattendo recidive e pregiudizi.

All’interno del ricco programma della giornata c’è stato spazio anche per un convegno per riflettere sui temi dell’inclusione sociale, dell’inserimento lavorativo e delle carceri, sempre più attuale.
Tra i relatori Attilio Dadda, Presidente di Legacoop Lombardia che è intervenuto sul ruolo fondamentale che riveste la cooperazione nell’attivare percorsi di inclusione sociale. Nello specifico con riferimento al ruolo di Legacoop e alle peculiarità dell’inserimento lavorativo praticato dalle cooperative sociali. Il tema del lavoro per la cooperazione è un cardine non solo fattuale ma valoriale, in quanto strumento di emancipazione ed effettiva partecipazione delle persone alla vita della comunità.

«Nel fragile ecosistema carcerario il valore del lavoro diventa cruciale e si lega alla centralità della persona, lo sanno bene cooperative sociali di Legacoop Lombardia, come Opera in fiore che da 20 anni lavora all’interno delle carceri e si trova ad affrontare, spesso in solitudine, situazioni difficili e frustranti, prive di prospettive reali» ha dichiarato Attilio Dadda. «Troppi i bisogni a cui non si riesce a dare risposta, soprattutto in relazione alle nuove fragilità e alla mancanza di percorsi specifici e continuativi. Oltre che di “recidiva zero” dovremmo iniziare a parlare di “suicidi zero” e “violenza zero”. Ma credo che l’aspetto più importante su cui concentrare risorse ed energie sistemiche – economiche e politiche – sia da cercare fuori dalle mura, per sostenere l’autonomia – sociale, finanziaria, abitativa – e la responsabilizzazione delle persone, con continuità e investimenti concreti. La cooperazione, non solo sociale, è il soggetto che per competenze, esperienze, attitudine e capacità imprenditoriale può svolgere un ruolo attivo e rispettoso della dignità delle persone ma servono alleanze, sostegni e semplificazioni, a partire da una burocrazia più leggera, una rete territoriale più connessa e una reale volontà di considerare le persone ex detenute come risorse sociali. Invochiamo una logica di filiera e di rete che riesca a coniugare la dimensione carceraria con la dimensione sociale e che guardi sia al lavoro che alla persona» ha concluso Dadda.

Nello specifico, Legacoop Lombardia chiede che le amministrazioni pubbliche tornino a riservare le quote destinate alle cooperative sociali di inserimento lavorativo nelle gare d’appalto in maniera trasparente, guardando non solo ai costi ma agli aspetti sociali e alla qualità del lavoro. L’invito dal mondo della cooperazione si estende però anche il privato, non solo sociale, chiamato a fare la propria parte, ad esempio attraverso gli strumenti a disposizione delle imprese come l’Articolo 14, per creare ulteriori opportunità di lavoro.

Anche sul tema della formazione e delle competenze è dalla cooperazione che arriva un grande contributo nel sostenere prese in cura mirate che guardino alla vita fuori dal carcere, nelle comunità, ma anche in termini di inserimento sociale. In questo è fondamentale il lavoro svolto dalle cooperative culturali, ad esempio i progetti della cooperativa Teatroincontro nella Sezione femminile della Casa di Reclusione di Vigevano e i laboratori di Teatro Magro nella Casa Circondariale di Mantova dove l’attività artistica e teatrale funge da agente di miglioramento avendo sempre come oggetto di interesse la persona nella sua formazione ed evoluzione.

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