“Il Piano d’azione dell’UE per proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente arriva dopo una lunga attesa ma non centra l’obiettivo. Invece di dare vita ad un pacchetto di interventi efficaci contro le maggiori minacce per i mari come l’inquinamento, il riscaldamento degli oceani, la plastica o il cambiamento climatico, propone un nuovo giro di vite contro gli attrezzi da fondo, penalizzando ulteriormente la pesca a strascico che Italia rappresenta il 20% della flotta, garantendo però l’80% della produzione”.
Da Barcellona, durante i lavori del Consiglio consultivo regionale per il mediterraneo (MEDAC), l’Alleanza delle Cooperative pesca e acquacoltura commenta così la proposta della Commissione europea, che suggerisce una tabella di marcia per eliminare gradualmente la pesca di fondo, come lo strascico, in tutte le aree marine protette entro il 2030, prevedendo una eliminazione degli attrezzi mobili di fondo nel 30% delle acque dell’UE.
“Per l’Italia il divieto di pesca a strascico nelle arre marine protette non è una novità, ma un dato di fatto visto che da sempre non si pratica quel tipo di pesca. Ma l’Europa vuole alzare l’asticella dei divieti aumentando gli spazi soggetti a protezione, così da lasciare poco margine di lavoro alla pesca professionale. Il rischio è di vedere sparire intere filiere ittiche made in Italy, a tutto vantaggio delle importazioni extra Ue e di quei paesi non comunitari che pescano nel Mediterraneo senza però rispettare le nostre stesse regole sulla sostenibilità. Avremmo così sulle nostre tavole più pesce d’importazione sempre meno sostenibile”, conclude l’Alleanza.