Una pianificazione spaziale del mare che ne ripartisca gli usi tra attività industriali estrattive, energetiche, trasporti, fruizione turistica, conservazione della natura, acquacoltura e pesca, e che consideri gli inevitabili impatti di questa nel quadro delle politiche alimentari del Paese, anche considerando le dimensioni sociali ed economiche della sostenibilità. È questa la forte esigenza evidenziata in una giornata in cui, prima in un incontro con il sottosegretario al Masaf Patrizio La Pietra, e poi in seminario a carattere scientifico svoltosi a Palazzo della Cooperazione in via Torino a Roma, l’Alleanza delle cooperative pesca e le rappresentanze armatoriali e sindacali del settore hanno affrontato i nodi del futuro della pesca alla luce degli indirizzi espressi dalla Commissione Europea nel Policy Package, su cui l’Italia ha espresso voto contrario nell’ultimo CdM AGRIFISH.
Gli impatti della pesca a strascico, in particolare, sono stati al centro delle trattazione di ricercatori e professori universitari che ne hanno messo in luce in determinate condizioni la sostenibilità sui fondali già sfruttati, che rispondono alle perturbazioni esercitate con la riduzione della biodiversità ed un aumento selettivo delle specie a queste resistenti su cui si basa l’attività di cattura, alla stregua di quanto avviene in agricoltura. La tendenza europea ad allontanare e concentrare altrove queste produzioni ittiche, portata alle estreme conseguenze, oltre ad essere censurabile sul piano etico non risolverebbe il problema ambientale in scala globale, e sancirebbe il fallimento delle politiche fin qui attuate con i connessi investimenti materiali e immateriali, generando impatti sociali ed economici pesantissimi con costi pubblici insostenibili.
I pescatori sono consapevoli degli impatti sugli ecosistemi marini, e sono favorevoli a misure effettive di canservazione nel pieno rispetto delle regole, ma per evitare questo scenario è necessario oggi un approccio di nuova generazione incentrato sulla pianificazione spaziale già prevista da anni dalla strategia marina UE, oggi all’attenzione del Comitato Interministeriale istituito dal nuovo Ministero del Mare. Le Organizzazioni della pesca si impegneranno quindi in questi senso con il concorso della scienza ed attraverso una intensificazione del dialogo con il governo e le istituzioni europee.