È stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la delibera del 23 luglio scorso con cui il Comitato Interministeriale per le politiche del Mare (CIPOM) della presidenza del Consiglio ha approvato il Piano del Mare per il triennio 2023-2025, un documento che per la prima volta nella storia della Repubblica affronta il complesso delle economie del mare nazionali in termini multidisciplinari, mettendo intorno al tavolo i diversi Ministeri coinvolti.
È utile a tal proposito ricordare che dal 1993, quando il Parlamento dispose la soppressione del Ministero della Marina Mercantile, è iniziato un lento ma inesorabile smembramento delle competenze marittime che oggi vede almeno otto dicasteri concorrere a vario titolo nella definizione delle diverse istanze che riguardano l’economia marittima, compromettendo le possibilità di elaborazione di una politica nazionale per il settore.
Nel documento di indirizzo, frutto del lavoro impostato dal ministero per la Protezione Civile e le Politiche del Mare, guidato da Nello Musumeci, con il CIPOM che ha lavorato con un gruppo di esperti e attraverso ampie consultazioni con le categorie coinvolte, tra le quali l’Alleanza ha dato puntualmente il suo contributo, sono contenute importanti analisi e valutazioni anche in materia di pesca ed acquacoltura.
Tra queste assumono particolare significato quelle relative all’impatto dello strascico sui fondali, “…soggetti ed adattati a costanti perturbazioni da molti decenni”, che “potrebbero essere considerati, con una forte esemplificazione, come campi coltivati in cui svolgono il loro ciclo vitale una serie ridotta di specie adattate alle condizioni perturbate, quelle di fatto su cui la pesca si basa, e che possono essere oggetto di una corretta gestione su base scientifica…”. Una visione che confuta in modo netto quella catastrofista su cui la Commissione Europea ha basato il Piano di Azione presentato nel febbraio scorso, su cui il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ha espresso il voto contrario dell’Italia nel Consiglio Agrifish di giugno. Bene anche il giusto riconoscimento al ruolo che ha svolto e svolge la ricerca cooperativa di settore.
Per la piena consapevolezza degli impatti dello strascico sui fondali e del preoccupante stato delle risorse nel Mediterraneo vengono avanzate nel Piano chiari indirizzi, tra i quali spicca forte il richiamo alla priorità da assegnare alla pianificazione spaziale con cui tutelare le aree marine protette e collocare correttamente le attività di pesca negli spazi marini e nel tempo, in uno scacchiere che riservi e stabilizzi per ciascun settore (trasporti, energia, estrazioni, turismo etc) aree adeguate.
Indirizzi che hanno la piena condivisione e sostegno dell’Alleanza delle Cooperative Italiane della pesca, ed in cui emerge chiaramente come i pescatori debbano essere attori della Blue economy e non esclusi dalle politiche nazionali ed europee di conservazione.