La richiesta di Attilio Dadda, presidente di Legacoop Lombardia, in occasione dell’Assemblea delle cooperative sociali aderenti all’associazione regionale, tenutasi lunedì 21 ottobre a Milano.
Rilanciare il lavoro sociale chiedendo alle istituzioni di riconoscere l’importanza del ruolo della cooperazione sociale aumentando l’investimento sul welfare, senza dover ridurre i servizi alle comunità, nel rispetto del benessere e della dignità di cooperatori e cooperatrici delle imprese cooperative. È questa la richiesta emersa nel corso dell’Assemblea delle cooperative sociali di Legacoop Lombardia svoltasi questa mattina al Teatro Litta di Milano.
«La cooperazione sociale in Lombardia è un fondamentale punto di riferimento per la cura, attraverso l’erogazione di servizi di welfare e per tenere unite le comunità. Ha un peso importante dal punto di vista del numero di cooperative, di addetti ma anche di presenza capillare nel territorio. Senza i lavoratori e le lavoratrici sociali la qualità del welfare non sarebbe quella che abbiamo oggi e lo abbiamo sperimentato durante il periodo della pandemia» dichiara il Presidente di Legacoop Lombardia, Attilio Dadda.
«In un momento di crisi nella fiducia del lavoro sociale e di un difficile rapporto con la pubblica amministrazione, che le cooperative vivono quotidianamente, è fondamentale aver chiari due obiettivi principali da perseguire: riprenderci il ruolo da protagonista che la cooperazione ha nel sociale e rimettere al centro il tema del lavoro» afferma Marta Battioni, coordinatrice settore welfare di Legacoop Lombardia. «La cooperazione sociale ha un peso importante nell’economia regionale con 180 cooperative associate, 190 mila soci e un valore della produzione che supera i 365 milioni di fatturato» conclude Battioni.
Le relazioni nelle cooperative sociali si sono così rafforzate nel tempo generando nel lavoratore il soddisfacimento delle sue esigenze in termini di equità e fedeltà (il 77,3% ha intenzione di restare il più a lungo possibile), dato che contrasta il turn-over sempre più prossimo al 30% e superiore tra i giovani con il 36% all’interno delle cooperative. È quanto emerge dall’indagine “Lavorare nel sociale” presentata durante l’Assemblea dalla ricercatrice Sara Depedri di EURICSE che ha coinvolto un campione di cooperative lombarde.
Tra i giovani che hanno lasciato il lavoro in cooperativa si nota come il 44,8% lo ha fatto per dimissioni volontarie, il 53,6% per contratti in scadenza. Si notano inoltre differenze tra gli under 35 su cui le statistiche nazionali mostrano una maggior rilevanza data al lavoro rispetto ad altri aspetti della vita, mentre tra gli over emergono l’influenza di burn out e necessità di conciliazione con la vita privata.
Le condizioni principali per cui i giovani sono disposti a lasciare le cooperative sono: miglior inquadramento (40,7%) e miglior contratto per ore e stabilità (33,6%).