Beni confiscati: associazioni preoccupate per l’accordo tra ANBSC, CNEL e MIMIT

Roma, 8 aprile 2025Legacoop, Libera, Cgil, Legambiente, Arci, Avviso Pubblico e Forum Terzo Settore hanno inviato una lettera all’Agenzia dei beni sequestrati e confiscati (ANBSC), al CNEL e al ministero delle Imprese per esprimere perplessità e preoccupazione rispetto all’accordo sul tema della destinazione dei beni confiscati alle mafie e alla corruzione. “Riteniamo  – scrivono le associazioni – che ogni iniziativa sul tema, per essere davvero efficace, debba nascere da una condivisione tra tutti i soggetti sociali e istituzionali che in questi trent’anni hanno dato vita e vivacità allo strumento del riutilizzo dei beni sottratti alla criminalità organizzata, per rafforzare lo spirito della legge Rognoni La Torre, di Libera, che alla legge 109\96 ha dato i natali, e di tutto il movimento Antimafia, nell’ottica di un’assunzione comune di responsabilità”.

Tra le ragioni delle preoccupazioni “quella più evidente riguarda una confusione di fondo tra beni immobili in generale e beni riconducibili ad aziende sottoposte a confisca. Riteniamo che accorpare queste due diverse categorie di confisca rischi di allargare l’approccio privatistico anche ai beni immobili, per i quali l’affitto oneroso e la vendita devono rimanere l’extrema ratio”.

In secondo luogo, le associazioni sottolineano che “prevedere che per le aziende la via prioritaria sia l’affitto a titolo oneroso e solo secondariamente l’assegnazione in comodato a lavoratori dipendenti della stessa rappresenta una inspiegabile inversione di priorità. Per di più, non viene specificato nulla nell’accordo rispetto alla disciplina della gestione e del riutilizzo di questi ricavi”.

La legge sul riuso a fini sociali dei beni confiscati è chiara e per questo i firmatari della lettera  chiedono “che si riattivino gli organi consultivi già esistenti, come il Comitato consultivo dell’ANBSC e il Forum “Imprese e legalità del CNEL”, in un tavolo di lavoro con il terzo settore, il movimento cooperativo, i sindacati e le associazioni di enti locali per rivedere e arricchire l’articolato, e per disegnare una diversa filiera di coinvolgimento delle istituzioni nazionali, volta a garantire il riuso sociale come strumento cardine della lotta alle mafie e alla corruzione. Allo stesso tempo, chiediamo che gli enti locali possano mantenere centralità nella filiera di destinazione, come la normativa antimafia richiede, e che le procedure di co-progettazione e co-programmazione richiamate siano al centro dell’operato, per attivare energie produttive dal basso, che possano riportare sviluppo ed economia sul territorio interessato”.

Legacoop Nazionale
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