Bilancio positivo e nuovo presidente per il Consorzio GranTerre

Modena – Il bilancio presentato il 29 giugno scorso all’Assemblea dei soci del Consorzio GranTerre porta ancora una volta risultati molto positivi e una soddisfacente remunerazione del prodotto dei soci, nonostante un contesto generale tutt’altro che facile. All’Assemblea, cui hanno partecipato anche i vertici nazionali delle principali associazioni di categoria agricole, un emozionante passaggio di consegne che ha segnato un netto ricambio generazionale.

“I nostri caseifici – ha dichiarato il Presidente uscente Ivano Chezzi – hanno chiuso positivamente i loro bilanci, benchè in leggera flessione rispetto al 2021, con una remunerazione del latte che ha oscillato, a seconda dei casi, fra i 78 e gli 87 centesimi. Sia la spinta inflattiva sia le dinamiche legate all’aumento di tutti i costi, dalle materie prime all’energia, sono infatti state compensate dalla capacità della rete commerciale di rimodulare i listini di tutti i canali di vendita, dalla GDO all’Horeca, proponendo prezzi adeguati a questi incrementi. La domanda, sia interna che internazionale, ha reagito bene e i risultati si sono visti sia nelle quotazioni del parmigiano reggiano sia in quelle del grana padano. Certo, bisognerà capire quale sarà alla lunga la reazione del consumatore a questo impatto inflattivo, ma va detto che al momento non registriamo risposte preoccupanti, per cui possiamo dire che anche per il 2023 è lecito avanzare un cauto ottimismo.”

Come detto, l’Assemblea dei soci ha visto anche il passaggio di testimone da Ivano Chezzi a Enrico Manni, eletto Presidente del Consorzio GranTerre; vicepresidente Kristian Minelli.

 “La prima cosa che mi preme sottolineare – ha detto Enrico Manni nel suo breve intervento – sono l’equilibrio e la sostenibilità dimostrati dalla nostra filiera, a fronte dell’inflazione e dell’aumento dei costi. E poi sì, il cambio generazionale ai vertici e in tutte le prime linee di Granterre è senza dubbio un passaggio di grande rilevanza, sbocco naturale di una precisa politica del Consorzio che investe sui giovani con l’obiettivo di affidare loro la gestione della cooperativa. Rispetto alle sfide che ci attendono, per quest’anno si porrà sicuramente un problema legato ai tassi di interesse, che incideranno sensibilmente sui nostri oneri finanziari, e a questo si sommerà una situazione complicata dal lato dei consumi interni, per l’impoverimento generale causato dall’inflazione. In questo contesto i nostri obiettivi sono chiari: potenziamento dei mercati esteri e ricerca di innovazioni di prodotto pensate per nuove modalità di consumo, in particolare per il fuori casa. Dovremo poi continuare a tessere i rapporti con le reti della GDO in maniera capillare e sistematica, perché con i nostri volumi di produzione abbiamo bisogno di una rete di distribuzione importante; e continueremo a investire sulle persone, e sulla comunicazione dei valori che abbiamo lungo tutta la filiera: siamo l’unica vera filiera completa a livello nazionale, e questa è una distintività che dobbiamo saper trasferire anche nei rapporti politici e istituzionali”.

“Ho sempre detto – ha aggiunto Kristian Minelli – che quando le cose vanno bene l’aratro deve rimanere nel solco… con un occhio però a non rilassarsi nella zona di confort ma al contrario guardando oltre, con una visione di prospettiva. Che è quello che è stato fatto fino ad ora. Occorrono sinergie, noi stiamo beneficiando dello spirito con cui sono stati affrontati questi anni, e in quella direzione bisogna continuare: più si differenziano i business si creano sinergie, maggiore è la redditività e la remunerazione che si può riconoscere al prodotto dei soci. Aggiungo che sicuramente la forza del nostro gruppo è il coinvolgimento della base produttrice: io mi sento in primis un produttore, il mio DNA è quello, ma potermi muovere all’interno di tutti gli anelli della filiera mi consente una visione più completa e una maggiore consapevolezza del sistema nel suo complesso: da semplice produttore la tendenza sarebbe sempre quella di sostenere che il reddito sia mal distribuito, mentre il nostro lavorare uniti ci consente di comprendere che ogni parte ha le sue criticità, e affrontarle come un “corpo unico” rende sicuramente più agevole gestire i momenti difficili del mercato.”

 

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