Adottare iniziative nelle opportune sedi europee affinché siano modificati i regolamenti europei per tutelare il comparto ittico nazionale in quanto la riduzione costante delle giornate di pesca, per i sistemi trainanti, risulta incoerente con la redditività delle singole imprese di pesca, ormai arrivate al limite della sussistenza economica. Occorre quindi evitare una ulteriore riduzione delle giornate per il 2022 rispetto ai piani di gestione nazionali e promuovere l’avvio di un dialogo per declinare una diversa gestione dello sforzo di pesca che esuli dal calcolo delle giornate in mare. Questo quanto chiede al governo la risoluzione unitaria approvata ieri all’unanimità dalla commissione Agricoltura della Camera in materia di pesca e itticoltura e accolto dal sottosegretario del ministero delle Politiche agricole Francesco Battistoni.
Secondo l’atto, va instaurato un meccanismo di monitoraggio e pianificazione delle attività di pesca, anche con l’utilizzo di banche dati basate su aggiornamenti in tempo reale, attivando così un meccanismo di controllo che possa valutare e declinare la gestione della risorsa ittica stabilendo una programmazione dinamica dello sforzo di pesca, interloquendo con il settore e dando i giusti preavvisi nel raggiungimento delle soglie previste in caso di totale ammissibile di cattura (TAC) o numero di giornate. La risoluzione impegna l’esecutivo ad agevolare, in accordo con le regioni, l’attuazione di piani di gestione e della pesca scientifica, in modo da rimodulare le limitazioni sullo sforzo di pesca e sul mantenimento, recupero e salvaguardia di alcune tipologie di pesca tradizionale.
Ancora, vanno aperti “i necessari tavoli europei e internazionali” per garantire l’applicazione degli standard qualitativi e delle prescrizioni tecniche, sociali e ambientali vigenti per la politica comune della pesca nell’area mediterranea anche ai Paesi extraeuropei che operano nella medesima area ed evidenziare, nelle opportune sedi europee, la problematica dell’aumento delle imbarcazioni extra europee che svolgono l’attività di pesca nel Mediterraneo, le quali non sono assoggettate ai regolamenti dell’Unione europea e utilizzano attrezzi da pesca vietati internazionalmente, senza che vi sia alcun controllo e monitoraggio sullo sforzo di pesca.
Secondo la risoluzione, l’esecutivo dovrebbe favorire un censimento si delle infrastrutture portuali in cui sono presenti aree dedicate al settore ittico, garantendo spazi a mare e terra, sia delle imbarcazioni da pesca, attraverso il quale definire lo stato attuale della flotta, e programmare in modo puntuale interventi di modernizzazione in termini tecnologici e di minor impatto ambientale della flotta stessa.
Infine, va rilanciato il consumo di prodotti ittici italiani e promosse le attività di trasformazione e commercializzazione dei prodotti della pesca, oltre che promosso lo sviluppo della pesca sostenibile e la conservazione delle risorse biologiche del Mediterraneo.