Corte dei conti: pubblicata la Relazione annuale sui rapporti finanziari tra Italia e Unione Europea

Durante il 2020, l’Italia ha partecipato al bilancio dell’Unione con versamenti a titolo di risorse proprie per complessivi Euro 18,2 miliardi (+1,4 miliardi rispetto al 2019). Il livello totale dei flussi verso l’UE nel 2020 è quindi uno dei più alti degli ultimi 7 anni. Per quanto riguarda le assegnazioni invece, il bilancio europeo attribuisce per il 2020 all’Italia Euro 11,66 miliardi, in linea con le risultanze dell’anno precedente.

L’Italia è quindi il quarto Paese per ammontare di risorse accreditate dall’UE nel 2020, dopo Polonia, Francia e Germania.

Tuttavia, il 2020 è da considerare un anno di transizione. Come si apprende dal Comunicato-stampa della Corte dei conti, “i numerosi strumenti di sostegno UE alle economie degli Stati membri e l’eccezionale portata del bilancio pluriennale 2021-2027, invertiranno probabilmente la tradizionale posizione di contributore netto dell’Italia, che beneficerà in quota maggioritaria delle risorse del ‘Recovery Plan’, oltreché dei consueti Fondi di investimento e strutturali europei (Sie), come già si può notare dalle stime effettuate sui flussi del 2021. Tale inversione andrà pertanto valutata all’esito del Programma di investimento legato ai ‘Piani nazionali di ripresa e resilienza’ e, più in generale, alla realizzazione degli strumenti espansivi presenti nel ‘Quadro finanziario pluriennale’ vigente fino al 2027, anche in virtù del mutato paradigma degli Interventi europei, orientati a visioni qualitative fondate sul grado di realizzazione dell’obiettivo atteso dall’investimento, più che su quello della realizzazione dell’investimento in sé”.

La pandemia ha indotto le Istituzioni europee a ripensare le regole di spesa della Politica di coesione, con strumenti più agili e flessibili per l’utilizzo dei Fondi strutturali e di investimento europei (Sie). Le analisi della Corte mostrano un quadro generale della programmazione in miglioramento nella parte attuativa.

Cauto ottimismo deriva anche dal raggiungimento, a fine 2021, del Target di spesa previsto da tutti i 51 Programmi operativi cofinanziati dal “Fondo europeo di sviluppo regionale” (“Fesr”) e dal “Fondo sociale europeo” (“Fse”) del Ciclo di programmazione 2014-2020, in considerazione dei dati che, al 31 ottobre 2021, mostrano percentuali realizzative del 72,5% per gli impegni e del 47,7% per i pagamenti (va considerato l’incremento di circa 11,3 miliardi del programmato, per le risorse aggiuntive derivanti dal “React-Eu”).

Sul versante delle irregolarità e frodi a danno del bilancio UE, il numero delle segnalazioni e degli importi irregolari – soprattutto nel Settore dei Fondi strutturali – passa dai 22 casi del primo semestre ai 155 casi dell’intero anno. In aumento anche la spesa irregolare, che passa da Euro 30,9 a Euro 73,9 milioni, quasi tutti ascrivibili alla categoria delle c.d. “spese de-certificate”, non incidenti cioè sul bilancio Ue ma sui bilanci nazionale e/o regionale: di qui la necessità di incrementare sforzi nel recupero delle somme da parte delle Autorità nazionali. Tra i Settori maggiormente interessati, la Corte indica quello degli Appalti.

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