L’inflazione sui prodotti agricoli e alimentari è alta, e presto l’aumento dei costi dovrà necessariamente essere scaricato sul mercato, con una conseguente contrazione delle vendite e un amento dei prezzi che potrebbe essere molto dannosa per tutta la filiera. È l’allarme lanciato in commissione Agricoltura della Camera dai rappresentanti della grande distribuzione italiana in forma cooperativa, Ancc-Coop e Ancd-Conad, intervenuti nell’ambito di un ciclo di audizioni sulle problematiche connesse all’aumento dei costi dei prodotti agricoli a seguito dei recenti sviluppi del conflitto in Ucraina. Per tutti i presenti, sono due gli interventi da cui partire per sostenere il settore: una riduzione temporanea dell’IVA sui prodotti primari, e l’estensione a tutto il 2022 dell’azzeramento degli oneri energetici.
Per interpretare l’inflazione sui costi delle materie prime, ha spiegato Alessandro Masetti, responsabile Food industriale di Coop Italia, bisogna prima di tutto osservare in che modo sono cambiate le abitudini di consumo degli italiani negli ultimi mesi. Fra marzo e aprile, ha infatti spiegato, si è assistito ad una variazione importante del carrello della spesa: “Abbiamo avuto incrementi di ampio volume di categorie ferme da anni, come il mondo dello zucchero, la pasta di semola, la farina riso, l’olio di semi, che ha aumentato il proprio peso del 35%” e in generale di prodotti a scadenza medio-lunga. Un comportamento d’acquisto che potrebbe essere spiegato con la sfiducia dei consumatori, la paura di vedere terminare alcuni prodotti, o ancora l’invio di scorte di cibo alle popolazioni colpite dalla guerra in Ucraina. “Ci siamo ritrovati, da 24 febbraio in poi in molte categorie del food a registrare ulteriori variazioni di gran lunga superiori a quelle registrate fino ad oggi” ha sottolineato Masetti, che ha aggiunto: “Non siamo riusciti a scaricare alla vendita tutto quello che nel mese di marzo si è realizzato, frutto anche di posizioni opportunistiche che si sono venute a creare su alcuni mercati” ma “questo gap è destinato a ridursi nelle prossime settimane“. “Restano 10-12 punti da scaricare” e, quando succederà, “ci aspettiamo uno scenario particolarmente complesso: crediamo che ci possa essere una forte contrazione delle vendite, dei volumi d’acuisto e un impatto tutto da scoprire sulle imprese della distribuzione”, in particolare quelle di medie e piccole dimensioni.
“Ben prima dell’inizio del conflitto russo-ucraino i costi delle materie prime ed energetche davano segnali già molto pesanti di aumenti” ha spiegato Gianmarco Guernelli, responsabile ortofrutta Italia di Conad, “abbiamo da subito risposto positivamente a tutte le richieste e adeguato le condizioni di acquisto”. “Il tema caldo – ha proseguito – è quello di riversare i costi in maniera equa sul consumo“, siamo molto preoccupati dalla riduzione della domanda, ha spiegato, ma “dall’altra parte abbiamo un sistema produttivo che spinge affinché siano riconosciuti dei costi maggiori”. Dobbiamo evitare il calo dei consumi, ha allertato il rappresentante di Conad, sostenere l’impresa italiana, controllare i fenomeni speculativi “che non fanno bene al business e non fanno bene all’economia”. Infine, un appunto: “Non credo sia corretto puntare il dito contro la grande distribuzione – ha chiarito Guernelli – abbiamo gli stessi problemi della produzione e abbiamo bisogno di essere supportati”.