Daniel Gros: “L’Italia può fallire la sfida del Recovery plan”

Parla l’economista tedesco: “Senza una task force i 209 miliardi saranno sprecati. Bisognerebbe fare un’altra Italia”

“Attenti: l’Italia può fallire sul Recovery fund. Ho sempre detto che ha sprecato la maggior parte dei fondi strutturali che ha avuto dall’Ue. Se non vedo strutture molto diverse nella gestione dei 209 miliardi di euro, tipo una task force, mi aspetterei lo stesso risultato”. Daniel Gros, economista tedesco, direttore del ‘Center for European Policy Studies’ (Ceps), è a dir poco pessimista sulla performance italiana nel Next Generation Eu, il piano anti-crisi messo in campo dall’Ue assediata dalla pandemia. Il piano italiano per la ripresa e la resilienza, ci dice, contiene “buone intenzioni ma mancano i dettagli”. Quanto alla crisi di governo in corso, “in ogni paese con le istituzioni deboli si scatena l’assalto alla diligenza in vista dell’arrivo di così tanti soldi”. Che fare? Per Gros non è un problema di chi guida il governo: “Bisognerebbe fare un’altra Italia”, dice spietato.

Dalla sua prospettiva europea, che idea si è fatto della crisi di governo italiana?

La prospettiva europea suggerisce che ora tutti i partiti negli Stati membri dovrebbero mettersi intorno a un tavolo e decidere una strategia comune su come usare i nuovi fondi ed essere buoni europei. Ma la realtà è un’altra: i politici non sono degli angeli, ma vogliono massimizzare i loro interessi. Di fronte all’arrivo di così tanti soldi dall’Ue, 209 miliardi di euro, tutti vogliono essere nella cabina di regia. Quello che conta è che siano lì, non conta discutere su cosa si spende, conta essere nella cabina di regìa perché quando sei lì puoi avvantaggiare i tuoi clienti. Questo si vede spesso nei paesi in via di sviluppo.

Sta dicendo che è in corso un assalto alla diligenza? Si poteva evitare?

Difficile evitarlo. Il governo nazionale avrà il potere di distribuire moltissimi soldi e questo aizza la lotta politica. Ci sono paesi in cui la politica funziona diversamente, in cui i partiti non vogliono a tutti i costi massimizzare i propri interessi e tutti si mettono intorno a un tavolo per decidere una strategia comune. Questa è la visione un po’ naif che si ha in Europa, si fa finta di credere che tutti i paesi siano così.

L’Italia dunque secondo lei è tra quei paesi dove i partiti decidono in base ai propri interessi e non in base all’interesse comune? Molto dura come accusa. 

È una cosa tipica di tutti i paesi con le istituzioni deboli. Nei paesi in cui le istituzioni sono forti, con una maggiore coesione della classe politica, l’assalto alla diligenza non si verifica. Se le istituzioni sono deboli e la classe politica lo è altrettanto, si assiste alla lotta per entrare in cabina di regia. Per dire, in Norvegia non succede.

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FONTE: https://www.huffingtonpost.it/ pubblicato il 19 gennaio 2021 a cura di Angela Mauro

 

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