Promuovere i valori di parità, diversità e inclusione favorendo il dialogo del mondo cooperativo, che per sua natura è già un laboratorio permanente di innovazione sociale e governance inclusiva, con le istituzioni, le organizzazioni e le associazioni impegnate sul tema, per far nascere nuove sinergie utili alla tutela e alla promozione dei diritti delle donne e dei generi tutti sui luoghi di lavoro.
È l’obiettivo della prima “Diversity & Equity Coop Camp”, promossa dalla Commissione Pari Opportunità di Legacoop, in corso oggi e domani a Roma, che riunisce rappresentanti del mondo cooperativo, delle istituzioni, della politica e dell’associazionismo.
“Di fronte al clima di crescente intolleranza che si sta delineando in Italia e nel mondo – ha affermato il presidente di Legacoop Simone Gamberini in apertura dei lavori – le cooperative hanno una grande responsabilità. Oggi più che mai, dobbiamo essere una risposta concreta e visibile a chi vuole dividere, emarginare e costruire barriere. Il modello cooperativo è un baluardo della democrazia economica, dell’uguaglianza e della solidarietà. E proprio in questo momento storico, abbiamo il compito di rappresentare un’alternativa positiva, promuovendo inclusione e opportunità per tutti, e dando voce a chi rischia di essere messo da parte”.
Al centro dell’iniziativa i temi dell’empowerment e del potere, della maternità, della genitorialità, del work-life balance, i programmi e le politiche che l’Unione europea promuove a favore delle pari opportunità, ma anche i diritti e le discriminazioni di genere nel mondo del lavoro.
“Oggi siamo qui – ha sottolineato Annalisa Casino, presidente della Commissione Pari Opportunità di Legacoop – perché sappiamo che l’empowerment e il potere delle donne sono ancora un tabù. Che non si tratta solo di sfondare il ‘tetto di cristallo’, di poter ricoprire ruoli solitamente appannaggio degli uomini. L’emancipazione passa attraverso altri tipi di riconoscimenti. Perché sappiamo che molte donne, in Italia, non possono permettersi di diventare madri o non vogliono sentirsi giudicate per la scelta contraria. Sappiamo che il ricorso al part-time involontario tocca ancora i livelli della pandemia e che la conciliazione vita lavoro ancora non è intesa come condivisione dei carichi di cura, perché a causa della cultura patriarcale e degli unconsciuos bias ci si aspetta che sia la donna a gestire quei carichi (su questo la dicono lunga i dati sul ricorso ai congedi di paternità e parentali). Sappiamo anche che c’è un gap inaccettabile da colmare: i diritti genitoriali delle famiglie arcobaleno”.
Insomma, c’è ancora molta strada da fare anche per chi, come Legacoop, è da tempo impegnato a promuovere l’uguaglianza, come dimostrano anche il 28% di rappresentanza femminile nella Presidenza, il 36% nella Direzione nazionale, con l’obiettivo di arrivare al 40% entro il 2027. E, soprattutto, il lavoro, intensificato negli ultimi quattro anni, che viene portato avanti nella promozione di politiche ed iniziative di cultura inclusiva e non discriminante, attraverso iniziative come l’apertura della Commissione Pari Opportunità ai generi, la promozione del primo coming out cooperativo e della giornata internazionale contro l’omotransfobia. E, ancora, le buone pratiche sviluppate nei territori e nelle cooperative: la revisione degli statuti di alcune Commissioni Pari Opportunità Regionali con l’integrazione di un presidio sui temi LBGTQI+ (promosso per la prima volta da Legacoop Campania già nel 2021); la nascita di sportelli per il coming out e sportelli antidiscriminazione gestiti dalle cooperative sociali; le cooperative che sono andate oltre la certificazione di genere e stanno lavorando alla certificazione Diversity&Inclusion. Queste azioni, che puntano a valorizzare le differenze, massimizzando l’aspetto dell’inclusione e della non discriminazione, hanno però bisogno di essere inserite in una logica sistemica che possa essere a beneficio di tutti, con un impegno a promuovere una cultura inclusiva che non può essere garantito solo dalle imprese, ma anche dalle istituzioni, dalla politica e dal mondo associativo. Una premessa indispensabile anche per incidere, come Paese, sulle tappe future del processo di costruzione delle politiche europee, ad esempio in vista di una definizione condivisa di impresa femminile, nella consapevolezza dell’impatto importante che hanno avuto, negli ultimi decenni, sul tema della parità di genere, come nel caso della “UE Transparency” sulla parità retributiva e in tema di accesso alla leadership e alla partecipazione politica.