Economia: Prometeia-Area Studi Legacoop, previsioni in leggero miglioramento; PIL 2020 -9,6% (da -10,1), nel 2021 recupero del 6,2% (da 5,9%) – Soffrono i servizi, con punte di -30% del valore aggiunto nella ristorazione e nell’intrattenimento

Roma, 14 ottobre 2020 – La crisi che il nostro Paese sta vivendo presenta dimensioni senza precedenti dal dopoguerra e, anche se il quadro è in miglioramento grazie ad un rimbalzo del PIL del 12% nel terzo trimestre rispetto al secondo e ad una crescita che proseguirà nel quarto, il 2020 si chiuderà con una caduta media del 9,6% (comunque inferiore di mezzo punto rispetto al -10,1% della precedente previsione), senza trascurare l’ipoteca che potrebbe gravare sulla ripresa per la recrudescenza del virus e le misure di chiusura attuate dai governi dei paesi più colpiti.

Questo il quadro di sintesi che emerge dallo studio di aggiornamento dello scenario previsivo, elaborato nell’ambito del progetto MonitorFase3 nato dalla collaborazione tra Prometeia e Area Studi Legacoop per testare l’evoluzione dell’economia e dei mercati in conseguenza dell’epidemia Covid-19.

Dopo la caduta del 18% del PIL nei primi due trimestri dell’anno, sull’abbrivio dei mesi primaverili la ripresa -incentivata dalle misure fiscali introdotte in questi mesi, che portano a 100 miliardi di euro l’impegno complessivo messo in campo dal governo per il 2020- è proseguita nel terzo trimestre con un rimbalzo stimato del 12% rispetto al secondo, dovuto a tutte le componenti della domanda, dalla spesa delle famiglie alle esportazioni e agli investimenti. Una dinamica che ha interessato sia il settore industriale sia i servizi, anche per una buona risposta del turismo favorito dalla spesa degli italiani, che hanno privilegiato le destinazioni nazionali ammortizzando in parte la perdita dovuta all’assenza di turisti stranieri. Nonostante il rimbalzo e la crescita prevista anche nel quarto trimestre, si è però ancora ben lontani dal recupero dei livelli pre-pandemia, anche se la caduta media del PIL 2020 a -9,6% (-8,0% medio nell’area euro, -4,2% negli USA) fa registrare un miglioramento di mezzo punto rispetto alla precedente previsione (-10,1%).

Nel 2021 il PIL è previsto crescere in media d’anno del 6,2% (la previsione precedente indicava un +5,9%), circa un punto in più rispetto alla media dell’area euro (5,3%) e oltre due in più rispetto agli USA (3,9%), ma comunque ancora inferiore dell’1,7% rispetto al valore pre-Covid, essenzialmente per le performance negative dei comparti legati al turismo e all’intrattenimento. Sul finire dell’anno un importante stimolo alla crescita, soprattutto degli investimenti pubblici e privati, potrebbe venire dall’impiego dei fondi del Next Generation EU.

Insomma, uno scenario in miglioramento ma non privo di rischi, in quanto la recrudescenza del virus e le misure di chiusura attuate dai governi dei paesi più colpiti potrebbero mettere a repentaglio la ripresa.

“’Profonda incertezza’ è davvero la miglior definizione per descrivere il periodo che stiamo vivendo -commenta Mauro Lusetti, Presidente di Legacoop- occorrono nervi saldi: da un lato abbiamo previsioni economiche meno drastiche solo di qualche settimana fa, con qualche spiraglio di recupero; ma dall’altro lato, vediamo il virus che continua a mordere, e una questione sociale che monta all’orizzonte. D’altra parte, passata la crisi sanitaria, gli ingredienti per la ripresa ci sono tutti: gli interventi delle istituzioni hanno sortito il loro effetto; l’UE ha battuto un colpo, ma ora deve diventare effettiva. Soprattutto, però, il rimbalzo a cui assistiamo denota che gli italiani scalpitano e non attendono altro che ripartire a pieno regime”.

Un elemento significativo che emerge dall’analisi di Prometeia e Area Studi Legacoop è che le chiusure e le restrizioni alla mobilità assunte da numerosi paesi, tra i quali l’Italia, per contrastare la diffusione del contagio, hanno avuto effetti differenziati non solo tra i paesi, ma anche al loro interno. Pur con lo stesso comune denominatore, il virus, la crisi ha prodotto andamenti molto differenziati a livello settoriale, territoriale e occupazionale.

Nel nostro Paese, il fenomeno più evidente è il contributo negativo del settore dei servizi, con una dimensione mai registrata nelle crisi precedenti: a fronte di una caduta media del PIL 2020 del 9,6%, per il valore aggiunto del settore dei servizi vendibili è previsto un crollo dell’11%, pur con profonde differenze tra comparti.

I più penalizzati risulterebbero quelli sui quali il turismo e il distanziamento sociale incidono di più, come l’alloggio, la ristorazione e l’intrattenimento i cui valori aggiunti si ridurrebbero tra il 30 e il 35%. Il trasporto aereo, trainato dai flussi turistici, è previsto quest’anno dimezzarsi, ma ha un peso marginale sul PIL italiano.

Tra i settori meno penalizzati, ma anch’essi in territorio negativo, si collocano le telecomunicazioni, le utility e l’intermediazione finanziaria.

Anche nell’industria i diversi settori chiuderanno l’anno con risultati differenziati. L’automotive sarà tra i settori più penalizzati e chiuderà il 2020 con una caduta del valore aggiunto nell’ordine del 35%, mentre saranno i settori che producono beni essenziali, come la farmaceutica e l’alimentare, a presentare la performance migliore.

Il valore aggiunto delle costruzioni mostrerà il recupero maggiore per la ripresa degli investimenti pubblici e privati facendo registrare, nel quarto trimestre del 2021, una crescita del 4,9% sul corrispondente periodo del 2019.

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