Roma, 6 agosto 2020 – La crisi sanitaria mondiale da Covid-19 si è riflessa pesantemente sulle esportazioni di merci italiane e sulla spesa degli stranieri presenti nel nostro paese per turismo o per lavoro: nel 2020 si registrerà una caduta delle esportazioni di merci in volume di oltre il 15%; la spesa degli stranieri in Italia subirà un crollo di oltre il 54% e, pur parzialmente compensata da quella degli italiani che non si recheranno all’estero, produrrà un effetto negativo di 3 punti percentuali sulla crescita del PIL 2020. Tendenze che, comunque, segneranno un’inversione già dall’anno prossimo, la seconda in maniera più marcata della prima.
Queste previsioni sono contenute nello studio “Gli scambi con l’estero dell’Italia”, elaborato nell’ambito del progetto MonitorFase3 nato dalla collaborazione tra Prometeia e Area Studi Legacoop per testare l’evoluzione dell’economia e dei mercati in conseguenza dell’epidemia Covid-19.
Lo studio evidenzia come la caduta delle esportazioni di merci nel 2020 sia dovuta al crollo dei mercati di sbocco, in quanto la pandemia ha prodotto conseguenze particolarmente pesanti nei paesi che assorbono oltre il 45% delle esportazioni complessive del nostro paese (Germania 12,2%; Francia 10,5%; Stati Uniti 9,6%; Regno Unito 5,2%; Spagna 5,0%; Cina 2,7%). In ogni caso, nell’ipotesi che non si verifichi una seconda ondata del virus di intensità pari a quella affrontata nei mesi scorsi, già dalla seconda metà dell’anno in corso le esportazioni torneranno a crescere per la ripresa del commercio mondiale (condizionata, però, dal riemergere di tensioni tra USA e Cina) mettendo a segno un +11,2% nel 2021, per poi posizionarsi, negli anni successivi, su una crescita media attorno al 3% (inferiore a quella del 2017, ovvero prima della guerra dei dazi e del crollo dell’automotive). Dopo la crisi del 2020, considerando i primi 15 mercati di sbocco, che assorbono circa l’80% delle esportazioni italiane, le opportunità di crescita maggiori saranno soprattutto nei paesi emergenti, Cina in primis, e nei paesi dell’Europa centrale.
“Il nesso tra pandemia e globalizzazione è stato fin da subito evidente a tutti, perchè il virus ha approfittato della fluidità delle nostre interconnessioni e della velocità dei nostri spostamenti” – afferma Mauro Lusetti, Presidente di Legacoop – “la crisi colpisce duramente i nostri scambi con l’estero, su cui avevamo puntato per consolidarci nell’economia aperta. Export e turismo resteranno cruciali per la ricostruzione, e rassicura la previsione di un forte rimbalzo se saremo in grado di scongiurare una seconda ondata sanitaria. Ricordiamoci però che oltre a ricostruire le nostre economie, occorrerà pure riflettere su nuove modalità di governo dei processi globali.”
Conseguenze pesanti, infatti, si verificano anche sul settore del turismo, che rappresenta una voce importante dell’economia del nostro paese, il quarto al mondo per visitatori stranieri dopo Spagna, Francia e Stati Uniti, che aveva registrato un’intensa crescita degli arrivi negli anni prima del Covid. Lo studio di Prometeia e Area Studi Legacoop prevede che la spesa degli stranieri presenti in Italia per svago o lavoro nel 2020 subirà un crollo del 54,4%. In modo del tutto speculare, anche il turismo degli italiani all’estero subirà quest’anno una brusca frenata (-47,2%). La minore spesa all’estero degli italiani sarà in parte effettuata nel nostro paese, attenuando così gli effetti sull’economia dovuti al crollo della spesa dei non residenti. Tuttavia, la caduta della spesa netta del turismo straniero produrrà un effetto negativo sulla crescita del PIL 2020 di circa 3 punti percentuali. Un valutazione che tiene conto dell’impatto complessivo che ha il turismo su tutti i settori dell’economia, in primis i servizi di alloggio, la ristorazione, il trasporto aereo e le agenzie di viaggio.
Confortanti, invece, le previsioni per il prossimo futuro. Lo studio stima che, dopo il crollo del 2020, la spesa dei non residenti in Italia, nell’ipotesi di non incorrere in una seconda ondata dell’epidemia, alla fine del 2021 tornerà vicina ai livelli pre-crisi, con una crescita particolarmente elevata (oltre il 90%) che nei prossimi anni si collocherà ad un livello medio di circa il 4%.