Fase 3: il PIL italiano tornerà ai livelli pre-Covid solo nel 2025; quest’anno caduta del 10,1% Le previsioni sull’economia italiana del MonitorFase 3 di Prometeia e AreaStudi Legacoop

Roma, 24 luglio 2020 – Nonostante gli interventi ampi e tempestivi della politica economica, sia a livello europeo sia a livello nazionale, nel 2020 il PIL italiano registrerà una caduta del 10,1% (-12,9% nel secondo trimestre) e tornerà ai livelli pre-Covid solo nel 2025.

La previsione è contenuta nello studio “Lo scenario previsivo al 2027”, elaborato nell’ambito del progetto MonitorFase3 nato dalla collaborazione tra Prometeia e Area Studi Legacoop per testare l’evoluzione dell’economia e dei mercati in conseguenza dell’epidemia Covid-19.

Secondo quanto riportato dallo studio, mentre per l’economia globale le perdite registrate quest’anno saranno recuperate al termine del 2021, per l’Italia, nonostante una previsione di crescita del PIL del 5,9% nel prossimo anno (superiore alla media dell’area euro, prevista al 5%), non sarà così. Il nostro paese risulta infatti uno dei più colpiti dalla crisi, sia perché il primo ad aver dovuto fronteggiare la pandemia, sia perché lo spazio fiscale è vincolato dal debito pubblico già elevato prima dello scoppio della crisi.

La risposta della politica fiscale italiana, in un momento di grande incertezza che influenza in modo negativo la propensione al consumo e all’investimento, pur in linea a quella degli altri Paesi europei, non sembra in grado di riavviare in modo deciso la domanda interna (consumi e investimenti), frenata anche dalla forte incertezza che ancora pervade le aspettative degli operatori e dal crollo del commercio internazionale. Tutto ciò si sta traducendo anche in un forte aumento delle disponibilità liquide di famiglie (l’aumento della propensione al risparmio toccherà, nel 2020, il picco del 13%, il più alto degli ultimi venti anni) e imprese (che hanno aumentato l’indebitamento bancario). Solo nel 2025 il PIL reale tornerà ai livelli registrati a fine 2019. La stessa dinamica è prevista per la spesa delle famiglie, mentre per gli investimenti fissi lordi bisognerà aspettare il 2026.

“L’urto con questa crisi è giunto all’improvviso ma è stato subito chiaro che ha già modificato le nostre vite per molti anni” – afferma Mauro Lusetti, Presidente di Legacoop – “Dall’inizio dell’emergenza stiamo cercando, anche grazie ai nostri partners di ricerca, di interpretare una situazione che evolve di giorno in giorno. Tutto ciò che accade trasformerà profondamente le nostre abitudini e propensioni, i nostri settori di riferimento e il mercato.  Per superare questa crisi occorre individuare punti fermi e delineare scenari che permettano di assecondare il cambiamento, cambiando noi stessi con le nostre attività. Non crediamo a un mondo in cui le risorse abbondano, quindi non ci stanchiamo di ripetere: usiamo bene le poche disponibili, per interventi sul medio lungo periodo e che aggrediscano i difetti storici del nostro paese”.

Analizzando le misure adottate dal governo italiano, lo studio ipotizza che oltre ai 75 miliardi (pari al 4,5% del PIL sull’indebitamento del 2020) dei decreti Cura Italia e Rilancio, sarà necessaria, tra il 2020 e il 2021, una manovra aggiuntiva pari al 2% del PIL, mentre ritiene che l’accesso ai fondi europei (SURE, MES, New Generation EU, BEI) potrebbe risultare, ex post, inferiore al potenziale.

La caduta del PIL e gli ingenti impulsi fiscali si tradurranno, inevitabilmente, in una forte crescita del debito pubblico italiano, che a fine 2020 supererà il 150% del PIL. Secondo lo studio, la fine dell’emergenza e, soprattutto, il ritorno alla crescita consentiranno una riduzione del rapporto debito/PIL che sarà, però, molto lenta: alla fine del 2027, infatti, il debito sarà ancora superiore di 16 punti percentuali ai valori pre-Covid.

 

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