“In considerazione della rilevanza assunta e dalla crescita esponenziale delle richieste pervenute, a fine anno è previsto un incremento del numero di garanzie rilasciate dal fondo di circa il 1.500 per cento, rispetto al precedente anno. Si ritiene di disporre di un ulteriore specifico finanziamento, al fine di assicurare continuità operativa nel prossimo triennio 2021-2023.” Così il viceministro allo Sviluppo economico Stefano Buffagni che oggi, durante il question time in aula alla Camera, ha risposto all’interpellanza urgente del deputato Francesco D’Uva (capogruppo M5S a Montecitorio) 2/00994 in merito alle iniziative volte al rifinanziamento degli strumenti a sostegno delle categorie colpite dagli effetti della pandemia, con particolare riguardo al Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese.
In termini di possibilità di accesso al fondo di garanzia per le PMI, il viceministro ha specificato che l’articolo 13 del decreto Liquidità, che prevede finanziamenti di importo ridotto concessi da banche e intermediari finanziari, ha “integralmente riscritto le regole in materia trasformando il fondo in uno strumento capace di garantire più di 100 miliardi di liquidità a supporto delle piccole e medie imprese”. Per questo strumento si è incrementata la dotazione finanziaria che, come quanto riferito dal viceministro, “estende la possibilità di accedere alla garanzia statale alle imprese fino a 499 dipendenti, prevedendo garanzie statali al 90 per cento per i prestiti fino a 5 milioni di euro, al 100 per cento per i prestiti di importo non superiore al 25 per cento dei ricavi fino a un massimo di 800 mila euro, al 100 per cento per prestiti di importo non superiore al 25 per cento dei ricavi fino a un massimo di 30 mila euro, senza alcuna valutazione del merito creditizio”.
Continuando il suo intervento, Buffagni ha assicurato che “gli istituti di credito potranno erogare i prestiti automaticamente, senza neppure attendere il via libera del fondo di garanzia”, prevedendo inoltre, nella prossima legge di bilancio 2021, l’operatività del fondo per il prossimo triennio 2021-2023 in risposta alla nuova fase di emergenza epidemiologica. Questa decisione da parte del governo tiene conto, a detta dell’esponente, delle stime del fabbisogno in termini di perdite attese su base pluriennale e dall’aumento dei trend delle garanzie da concedere nel triennio suddetto a causa di tre fattori: l’abilitazione dei nuovi soggetti richiedenti a operare con il fondo, il ricorso diffuso alla trasmissione delle domande via massiva mediante flussi elettronici, la percentuale media garantita e accantonata per le imprese già ammesse alla garanzia del fondo nell’anno precedente. Il deputato D’Uva si è dichiarato soddisfatto della risposta.
Durante il question time di oggi è intervenuto anche il sottosegretario alla Giustizia Andrea Giorgis che ha risposto all’interpellanza del deputato Matteo Luigi Bianchi (Lega) 2/00979 circa l’esistenza di iniziative urgenti da parte del governo volte a garantire la ripresa delle procedure relative all’esecuzione degli sfratti a partire dal 1° gennaio 2021. Il rappresentante del ministero ha riferito che, relativamente alla questione sollevata dal deputato leghista, “il generale riferimento all’esecuzione dei provvedimenti di rilascio rende la norma (articolo 17-bis del decreto-legge Rilancio, n. 34, del 2020) applicabile a tutte le procedure di rilascio, in qualsiasi fase esse si trovino, e non solo a quelle collegate ai procedimenti per convalida di sfratto”. Giorgis ha assicurato che, auspicandosi una rapida risoluzione dell’emergenza sanitaria, “a partire dal 1° gennaio riprenderanno vigore le norme che disciplinano le procedure esecutive nel rispetto di tutte le parti coinvolte”, aggiungendo che “la disposizione in esame riguarda la sola fase esecutiva e non impedisce agli aventi diritto di adire l’autorità giudiziaria per il riconoscimento delle proprie ragioni e di ottenere un titolo da porre in esecuzione al termine del periodo di sospensione”.
Relativamente alla questione dei ristori previsti per i titolari di immobili che si vedono in questo momento negata la possibilità di poter disporre dei ricavi legati alle loro proprietà immobiliari, il sottosegretario alla Giustizia ha assicurato che “il governo sta valutando una serie di ipotesi per bilanciare e soddisfare le opposte esigenze dei conduttori e dei proprietari di immobili, tra le quali, ad esempio, forme di compensazione fiscale, nonché misure di incentivazione alla sottoscrizione di canoni agevolati e di rinegoziazione dei medesimi”. Il deputato della Lega Bianchi si è dichiarato fortemente contrariato dalla risposta datagli dal sottosegretario alla Giustizia, accusando il governo di non assicurare ai legittimi proprietari di immobili il diritto costituzionalmente riconosciuto alla proprietà privata, lasciando quest’ultimi senza una fonte di reddito in un momento di crisi sanitaria.