Cagliari, 13 settembre – Un comunicato finale che fotografa con più chiarezza rispetto al passato le sfide che i Paesi del G7 debbono affrontare, per promuovere un’occupazione e un welfare di qualità nei propri Paesi e nei Paesi partner, in una fase critica per il mercato del lavoro e le protezioni sociali a livello globale. Occorrono ora, tuttavia, gli impegni concreti, in direzione di quella giusta transizione ecologica e sociale che, come società civile, crediamo non rinviabile.
La conclusione del G7 Lavoro e occupazione a presidenza italiana ci restituisce la convinzione che il pieno coinvolgimento della società civile, al pari delle altre constituencies, nel dialogo con delegazioni e governi che i ministri del Lavoro hanno scelto – unici tra tutti i gruppi di lavoro del G7 – consente una analisi più profonda e condivisa, la formulazione di proposte e alternative concrete protettive dei diritti delle persone e una dimensione più generativa delle politiche pubbliche condivise.
Pensiamo, ad esempio, alle azioni della cittadinanza organizzata per una piena partecipazione delle persone anziane alla vita pubblica, alternative ma non meno produttive per la coesione sociale di un trattenimento involontario al lavoro. Come anche alle pratiche concrete di attivazione territoriale per la transizione giusta: l’economia civile, sociale e solidale, il commercio equo, l’economia circolare, trasformativa, centrate sulla cura, sul benessere diffuso e sulla valorizzazione equilibrata del lavoro umano e delle tecnologie.
Proprio su queste ultime, apprezziamo quanto promosso nel Piano di Azione per uno sviluppo umanocentrico dell’Intelligenza Artificiale del G7. Promuovere una governance partecipativa delle tecnologie e delle piattaforme digitali, dell’IA e dei dati da queste generati, oltre a meccanismi che includano lavoratrici, lavoratori e organizzazioni sindacali per valutare le tecnologie prima del loro sviluppo e impiego è cruciale. Garantire trasparenza degli algoritmi e responsabilità è infatti fondamentale per affrontare ed evitare disuguaglianze e discriminazioni. Occorre però anche un rafforzamento delle regole e delle legislazioni e da ora in avanti è necessaria una azione concreta dei paesi perché quella di Cagliari non rimanga una apprezzabile dichiarazione di intenti ma realtà concreta.
Su questo tema, come su ogni altro, il G7 ha il dovere di ancorare ogni propria azione al quadro dei diritti umani, di garantire al suo interno il loro pieno rispetto e, al di fuori dei suoi confini, di contribuire a rafforzare i quadri multilaterali responsabili di proteggere in questo modo il lavoro e l’occupazione.
Per questo rinnoviamo la più generale, l’esortazione al G7 a svolgere un ruolo concreto e ambizioso nella costruzione del consenso e nel rafforzamento degli spazi multilaterali delle Nazioni Unite, per promuovere una transizione giusta globale in grado di combattere le disuguaglianze, garantire giustizia climatica, parità di trattamento per donne e uomini, lavoro dignitoso per tutti.
Il G7 può essere parte del problema, se promuove unilateralmente gli interessi delle economie più ricche, o parte della soluzione, se difende i diritti umani e gli interessi comuni dell’umanità e del pianeta per un mondo più pacifico, giusto, sostenibile e sicuro.