Giornata internazionale della donna, a Roma l’evento Tog8ether di Legacoop Pari opportunità. Gamberini: dobbiamo strutturare una strategia concreta, partendo dalla cultura

La parità di genere è nel DNA della cooperazione: è innegabile tuttavia che dobbiamo mettere in campo e strutturare una strategia che guardi concretamente al tema e lo vogliamo fare partendo dalla cultura, che nella nostra organizzazione forse è più presente che in altre, ma ancora non è sufficiente. Lo ha detto il presidente di Legacoop Simone Gamberini intervenendo in chiusura dell’evento Tog8ether-Verso l’8 marzo, organizzato a Roma, presso il Casale dei Cedrati, il 7 marzo, da Legacoop Pari opportunità in occasione della Giornata internazionale della donna per approfondire quale ruolo giocano la politica, le associazioni e la società civile nel concorrere a raggiungere la parità di genere sul lavoro in cooperativa.

Numerosi gli interventi e gli approfondimenti, a partire da quello di Annalisa Casino, presidente della commissione Pari opportunità di Legacoop: “Per costruire le politiche necessarie a valorizzare le donne – ha dichiarato -, riconoscendone competenze, professionalità, ruoli e bilanciando le esigenze di vita, abbiamo bisogno di lavorare insieme in modo trasversale, con un approccio plurale, multisettoriale, più ampio”. Dunque, “connettere e ascoltare mondi e settori diversi – ha spiegato – è la sfida che dobbiamo cogliere per creare azioni comuni capaci di colmare il gender gap”.

Ad aprire i lavori di Tog8ther, Catiuscia Marini, responsabile Politiche Ue di Legacoop Nazionale e componente dell’ufficio di presidenza della commissione Pari opportunità di Legacoop, che ha evidenziato: “La tutela dei diritti per le donne vede protagonista l’Unione Europea. Non solo al suo interno, ma anche per le donne di Paesi al di fuori del continente europeo, con azioni in materia di protezione umanitaria e sostegno dell’inclusione”.

Aumentare l’accesso al mondo del lavoro delle donne per essere maggiormente indipendenti e favorire l’empowerment femminile sono alcune delle proposte per le regioni italiane del Sud formulate durante l’evento da Daniela Schirru, componente dell’ufficio di presidenza della commissione Pari opportunità di Legacoop. Bisogni che “se rimangono insoddisfatti possono portare a forme di violenza”, ha aggiunto, rimarcando che è riconosciuto che le donne presenti in luoghi svantaggiati sono spesso prive di quella rete di relazioni, sia sociali che economiche, che le possano aiutare ad affrontare un percorso di fuoriuscita da situazioni di violenza.

Secondo l’europarlamentare di Alleanza verdi sinistra Massimiliano Smeriglio, le “disparità sono tuttavia ancora evidenti, soprattutto nella sovra rappresentanza dei lavori poco retribuiti, e nella sotto rappresentanza nei ruoli apicali”, è necessario “l’inserimento della dimensione di genere in tutte le politiche, sia riguardo i provvedimenti specifici sia, in maniera trasversale, in tutti i programmi dell’Ue”.

“Il potere di definire quale fosse l’identità tipica lo hanno deciso e vinto gli uomini, noi donne dobbiamo liberarci di quello che ci hanno cucito addosso: non sono le donne che devono adattarsi a questa società, è la società che deve cambiare per tenere conto della differenza delle donne”. Questo l’intervento della fondatrice del Manifesto Luciana Castellina, presidente onoraria di Arci Nazionale, che ha anche proposto una nuova modalità di interpretare la casa e l’abitare, sul quale è forte l’impronta maschile e che va ripensato in un’ottica paritaria.

A questo proposito è intervenuta Rossana Zaccaria, presidente di Legacoop Abitanti: “Potremmo fare di più, non tanto per creare progetti abitativi dedicati alle donne (che stiamo comunque già facendo) piuttosto nel provare a introdurre nei nostri progetti sperimentali di nuovo abitare – che diventano infrastruttura sociale – anche la prospettiva di genere come struttura fondante”.

Il direttore di Legacoop Produzione e Servizi, Andrea Laguardia, si è dichiarato “consapevole che molte imprese cooperative, dove il 90% sono donne, vedono ruoli apicali a guida maschile” anticipando però che questo processo “sta cambiando”. Molte cooperative multiservizi oggi sono guidate da donne, o hanno donne in posizioni di management chiave: “Per la cooperazione – ha aggiunto – è intrinseco il valore del diminuire il divario di genere”.

“Nella cooperazione sociale si è lavorato molto per valorizzare il lavoro di cura. E anche sui titoli di studio relativi al settore, altrimenti considerati “fragili”, per riconoscerli dal punto di vista professionale. Un percorso che chiamiamo: lavoro di cura, lavoro che include”. Lo ha spiegato la presidente di Legacoop sociali, Eleonora Vanni, che ha fatto presente anche quanto il settore sia “ad altissima presenza femminile”. Infine: “Abbiamo gettato il cuore oltre l’ostacolo rinnovando il contratto dei lavori di cura, con aumenti importanti sul piano economico”.

Quanto all’agroalimentare, il presidente Legacoop del settore Cristian Maretti ha tracciato un quadro positivo: “Oggi abbiamo una presenza femminile nell’agricoltura intorno al 30%, e una buona presenza di donne anche nel ruolo di capo azienda. Il tema della capacità di genere di portare il proprio contributo si vede anche da questo: le donne sono di più laddove l’azienda agricola si è diversificata, penso all’agriturismo e alle aziende agricole didattiche”.

“L’introduzione del salario minimo aiuterebbe a fare uno sforzo in più per la riduzione del gender gap salariale”, ha dichiarato la deputata Chiara Gribaudo (Pd), vicepresidente della commissione Lavoro della Camera, secondo cui, sui temi relativi alle donne il problema è culturale. “Nella commissione Lavoro alla Camera – dove siamo 4/5 donne – vediamo le proposte di legge in discussione (di maggioranza e opposizione) dove l’orientamento maggioritario è di equiparare la donna vittima di violenza alla legge che riguarda l’inserimento lavorativo delle persone disabili. Penso che sia un errore: una vittimizzazione secondaria sul corpo delle donne. Avremmo bisogno che le parti sociali si facciano sentire”.

Sappiamo che la cooperazione sta cercando di porsi come una soluzione alternativa per tutti i divari, di genere, di generazione e territoriali – ha dichiarato la presidente di Culturmedia Legacoop Giovanna Barni -. Può e deve farlo guardando prima di tutto alla cultura della leadership delle donne. Cosa che non viene garantita dalla sola presenza di donne”.

Carmela Favarulo, del settore politiche sociali di ANCC-COOP, ha ricordato la campagna Coop Italia “Close the gap” sulla detassazione dei prodotti per l’igiene femminile che si è trasformata “in azioni concrete” perché “le imprese possono diventare un luogo per costruire una nuova consapevolezza, con percorsi di cultura e formazione” ancora di più per le “imprese cooperative che mettono al centro le persone, insieme ai temi dell’inclusione e dei diritti”.

Secondo l’ex ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli, “la formazione è la grande rivoluzione, che non facciamo”. Il concetto, a suo avviso, che dobbiamo tornare a far vivere culturalmente è quello “di mettere tutte e tutti nelle condizioni di avere pari condizioni nell’affrontare le esigenze di vita; concetto che prende in considerazione anche la conoscenza culturale che esiste una differenza di genere. L’educazione al rispetto deve entrare in maniera strutturale – non a latere – in tutti i percorsi formativi, anche universitari”.

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