Il 21 novembre si celebra nel mondo un settore, quello della pesca, che in Italia presenta da anni tutti i suoi indicatori in netto declino: flotta, occupati, produzione, fatturati. L’unica voce in salita è quella dei costi che devono essere sostenuti dalle imprese per uscire in mare. È sempre più urgente una profonda riflessione che riguardi tutti i comparti del settore, rigettando la tendenza a salvare la piccola pesca e a condannare la pesca industriale, quella che rifornisce in gran parte i nostri mercati ittici e le tavole degli italiani.
“Occorre allargare la lente con cui si legge il settore cogliendone la valenza sociale, culturale, di presidio e servizio ambientale oltre che alimentare ed economica in tutte le sue componenti marittime, dalla cantieristica alla portualità e servizi connessi alla navigazione e alle attività a terra”, ha affermato Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare. “Occorre avere una visione ed una strategia complessiva per garantire la rinnovabilità delle risorse ittiche, minimizzare gli impatti sull’ambiente, raggiungere una piena sostenibilità economica e sociale”.
La strada per raggiungere questi obiettivi e salvare la pesca, per Legacoop ed AGCI, passa – in un quadro di compatibilità europea – per 10 punti prioritari: 1) garantire spazi marittimi sufficienti attraverso la pianificazione spaziale delle economie del mare; 2) arrestare il degrado ambientale provocato da varie forme di inquinamento; 3) rafforzare il controllo per combattere a tutte le forme di pesca illegale; 4) attuare piani di gestione con approcci che non azzerino sistemi di cattura ma che ne riducano gli impatti, aumentando la selettività ed abbattendo l’impronta di carbonio, anche con l’innovazione tecnologica di motori e naviglio, armonizzando le misure a tutte le flotte del Mediterraneo; 5) favorire il ricambio generazionale attraverso la formazione, la riforma dei titoli professionali e politiche di incentivi; 6) sviluppare politiche del lavoro che partendo da ammortizzatori sociali strutturali arrivino al riconoscimento del lavoro usurante dei pescatori, aumentando la sicurezza e le condizioni di vita a bordo; 7) riconoscere i servizi di presidio ambientale della pesca ed attivare la legge salvamare per la raccolta dei rifiuti in mare da parte dei pescherecci; 8) creare una banca dati centralizzata per un monitoraggio continuo dell’ambiente e delle attività di cattura; 9) affrontare eventi ed emergenze straordinarie con approcci e misure altrettanto straordinarie, a cominciare dalle conseguenze dell’invasione di specie aliene; 10) affrontare nelle sedi multilaterali l’annoso problema della giurisdizione delle acque.
“Questi punti prioritari, ed altri ancora”, ha dichiarato il presidente di AGCI Agrital Giampaolo Buonfiglio, “potrebbero efficacemente essere affrontati contrastando la dispersione di competenze attraverso l’approccio multidisciplinare adottato dal governo con l’istituzione del ministero del Mare e, in esso, del Comitato Interministeriale per le Politiche del mare (CIPOM) che ha già prodotto in pochi mesi un Piano del Mare, un risultato già straordinario da valorizzare con misure e politiche idonee a coglierne gli indirizzi traducendoli al più presto in misure concrete”.