Via libera dal Consiglio dei ministri che si è svolto il 29 agosto, il 31esimo del governo guidato da Mario Draghi, allo schema di decreto legislativo che attua la direttiva UE 2019/633 in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare. Il testo, che è atteso ora nelle commissioni competenti delle due Camere per i pareri consultivi e che verrà poi pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, recepisce i criteri di delega stabiliti dall’articolo 7 della legge di delegazione europea 2019-2020 – approvata in via definitiva in terza lettura lo scorso 22 aprile dal Senato – per la direttiva 633. Contiene disposizioni, spiega la nota di palazzo Chigi, per la disciplina delle relazioni commerciali e per il contrasto delle pratiche commerciali sleali nelle relazioni tra acquirenti e fornitori di prodotti agricoli ed alimentari. Definendo le pratiche commerciali vietate in quanto contrarie ai principi di buona fede e correttezza ed imposte unilateralmente da un contraente alla sua controparte, il provvedimento, prosegue Chigi, razionalizza e rafforza il quadro giuridico per la tutela dei fornitori e deglioperatori della filiera agricola e alimentare.
Dal Consiglio disco verde anche all’Allegato sulle infrastrutture al Documento di economia e finanza (DEF) per il 2021. Il documento, chiarisce il comunicato del governo, descrive le scelte dell’esecutivo in materia di infrastrutture e mobilità per i prossimi 10 anni e “introduce una serie di innovazioni rispetto al passato”: riporta un’analisi di contesto e definisce le opere prioritarie per lo sviluppo del Paese; anticipa la strategia di lungo periodo del Piano generale dei trasporti e della logistica (PGTL) e del Documento pluriennale di pianificazione (DPP); delinea una pianificazione integrata delle infrastrutture e della mobilità basata su riforme, connessione, sicurezza, equità e sostenibilità, anche in considerazione degli investimenti e delle riforme previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
Secondo l’Allegato, i quattro pilastri per la pianificazione infrastrutturale dei prossimi 10 anni saranno:
- Analisi del contesto e dei fabbisogni: la programmazione si baserà sulla previsione della domanda di mobilità e sulla stima del grado di utilizzo delle infrastrutture; si procederà alla misura dell’impatto sullo sviluppo economico, sociale, territoriale e ambientale delle infrastrutture.
- Coerenza delle programmazioni: i criteri di programmazione dovranno essere armonizzati con i principi del PNRR.
- Scelta delle priorità: obiettivi di sviluppo sostenibile prioritari saranno quelli dell’Agenda 2030 e del Green deal europeo; verranno applicate le “Linee guida per la valutazione degli investimenti in opere pubbliche” contenute nel dlgs 228/2011.
- Valutazione di programmi e opere: saranno verificati gli impatti sullo sviluppo sostenibile generati dalle politiche infrastrutturali.
Via libera infine dalla riunione dei ministri alla riforma della Giustizia: si tratta del subemendamento (a questo link) al disegno di legge del governo in materia di efficienza del processo penale e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari pendenti presso le Corti d’appello (C. 2435) – a firma dei relatori Giulia Sarti (M5S) e Franco Vazio (PD) – approvato poi venerdì scorso in commissione referente Giustizia. Il testo è approdato in Aula ieri, questa sera il voto di fiducia – che impedirà altre modifiche – e domani l’approvazione. La modifica prevede che per i primi tre anni di applicazione della riforma, la durata del processo d’Appello si estende per un ulteriore anno e quella del processo per cassazione di ulteriori sei mesi; per alcuni reati, in particolare per i reati di associazione mafiosa, scambio politico mafioso, associazione finalizzata allo spaccio, violenza sessuale e reati con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico, i giudici di Appello e di Cassazione possono disporre l’ulteriore proroga del periodo processuale in presenza di alcune condizioni in merito alla complessità del processo, al numero delle parti e delle imputazioni o alla complessità delle questioni di fatto e di diritto.