Durante la pandemia le cooperative sociali della regione Umbria non si sono mai fermate, hanno sempre garantito l’erogazione di servizi di welfare essenziali. Oggi stanno vivendo una situazione molto difficile che mette a rischio la rete dei servizi sociali, socio sanitari ed educativi ed il posto di lavoro di oltre 6.500 soci lavoratori. Un comparto che interessa 300 cooperative con un valore degli appalti che si attesta intorno ai 200 milioni di euro.
In una conferenza stampa che si è svolta il 3 aprile, Legacoopsociali Umbria, Agci Imprese Sociali Umbria, Confcooperative Federsolidarietà Umbria, hanno esposto i contenuti del Manifesto che sarà inviato alle coop sociali denunciando “una crescente pressione sul versante dei costi che fa propria la logica del massimo ribasso, taglia i servizi ai cittadini, riduce i diritti degli utenti e comprime quelli dei lavoratori. Riteniamo l’attuale situazione non più sostenibile e per questo chiediamo alla Regione ed ai Comuni di invertire la rotta investendo sulla qualità dei servizi e del lavoro”.
“Superare la logica del massimo ribasso – ha affermato Andrea Bernardoni, presidente di Legacoopsociali Umbria – oltre ad essere un obbligo legislativo è un dovere morale. Su questo tema l’Assemblea Legislativa della Regione Umbria ed i consiglieri di maggioranza e minoranza hanno espresso un chiaro indirizzo politico approvando all’unanimità una mozione in materia di appalti nell’estate 2021 e presentando un disegno di legge in materia di qualità del welfare e del lavoro nel novembre 2022 . Auspichiamo che questo chiaro indirizzo politico bipartisan orienti i comportamenti delle Aziende USL e delle altre amministrazioni pubbliche nella costruzione delle gare di appalto relative ai servizi di welfare che saranno pubblicate nei prossimi mesi”.
Altro tema delicato, segnalano le cooperative sociali, è quello delle proroghe dei contratti scaduti e delle gare ponte. “Durante la pandemia infatti le Aziende USL Umbria 1 e 2 – ha aggiunto Roberta Veltrini, presidente di Federsolidarietà Umbra – hanno utilizzato questa prassi per rispondere ad una situazione emergenziale. Oggi, superata la pandemia, chiediamo di superare definitivamente la prassi delle proroghe e delle gare ponte. Sono pratiche che impoveriscono i servizi di welfare ed impediscono alle organizzazioni di investire nella qualità, nell’innovazione e nella formazione del personale”.
Un ulteriore aspetto critico denunciato dalla cooperazione sociale sono le forti disparità territoriali nelle modalità di organizzazione ed erogazione dei servizi socio sanitari all’interno della regione che penalizzano sia cittadini che le cooperative sociali. Su questo aspetto si registrano specifiche criticità nei territori della Valnerina, di Spoleto e Foligno, dove da un lato l’Azienda USL Umbria 2 non riconosce gli standard di personale incomprimibili fissati nei contratti con le cooperative sociali o, in alternativa, definiti dalla normativa di settore; dall’altro, a distanza di mesi dall’erogazione delle prestazioni le cooperative sociali riscontrano il persistere di difficoltà ad emettere le fatture per le attività svolte. “Nei prossimi giorni – ha concluso Gabriele Nardini, presidente di Agci Umbria – invieremo una specifica comunicazione alle USL ed ai Comuni della regione in cui formalizzeremo le richieste che abbiamo qui anticipato nella conferenza stampa”.