Il Piano nazionale di ripresa e resilienza prevede la realizzazione di 400 ospedali di comunità entro il 31 dicembre 2026 attraverso uno stanziamento di un miliardo di euro. Queste strutture serviranno a ridurre l’affollamento dei pronto soccorso e rappresentano un elemento fondamentale della rivoluzione della sanità territoriale poiché forniscono punti sanitari intermedi tra il ricovero ospedaliero e gli interventi domiciliari.
Tuttavia il governo è preoccupato per la possibilità che non vengano completati entro la scadenza stabilita, a causa dei ritardi accumulati da molte Regioni nella fase di progettazione. Si sta quindi provando a spostare la data di scadenza più in avanti, in modo da farli rientrare nell’ambito dei fondi di coesione, che hanno come orizzonte temporale il 2029. Il vero problema è rappresentato dai costi di gestione, non coperti dal PNRR, che le Regioni dovranno sostenere una volta terminate le opere.
Stessa situazione è accaduta con i bandi degli asili nido, andati deserti perché i fondi del PNRR coprono la costruzione ma non la gestione successiva. Quando le risorse del PNRR saranno finite, dovrà essere reperita una spesa corrente di oltre un miliardo di euro per i servizi di assistenza domiciliare e 239 milioni per il personale degli ospedali di comunità, una spesa che rischia di mettere in difficoltà alcune delle Regioni come Campania, Sicilia e Puglia, che hanno ricevuto rispettivamente l’11, il 10 e il 9 per cento dei fondi a disposizione.
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