Welfare: Area Studi Legacoop-Ipsos, per il 53% degli italiani è necessaria una riforma del sistema attuale, ma solo il 10% accetterebbe tagli e riduzioni; il 55% è favorevole all’ipotesi di ripensare il mix delle fonti di finanziamento; il 43% preferirebbe una gestione in partnership tra Stato e cooperative o enti non profit
Gamberini: “È giunto il momento di affrontare una riflessione nazionale sul sistema di welfare del nostro Paese, entrato nel futuro dalla fine della pandemia. Ora si avverte l’esigenza di abbandonare schemi tradizionali per modernizzarne logiche e attività in direzione di un welfare vicino alle persone, in grado di offrire soluzioni adeguate alle tendenze di invecchiamento e denatalità. Emerge anche una disponibilità ad un intervento collaborativo tra soggetto pubblico e privato, soprattutto privato sociale. Un’indicazione che rende indispensabili un riconoscimento ed un’adeguata remunerazione del lavoro di cura e di assistenza”.
Per 9 italiani su 10 il welfare del futuro dovrà prevedere una maggiore integrazione tra servizi sociali, sanitari, educativi e per il lavoro e dovrà investire su prevenzione e promozione della salute, stimolando stili di vita corretti per ridurre i costi sanitari a lungo termine. Per 8 su 10 dovrà supportare le persone e la loro resilienza ai disastri e alle crisi. Accanto a queste indicazioni nette, il Paese appare invece diviso a metà circa la necessità di riformare il sistema previdenziale e sanitario a fronte dell’invecchiamento della popolazione. Per il 53% serviranno riforme radicali, ma solo il 10% si pronuncia a favore di tagli e riduzioni per rendere il sistema sostenibile, mentre il 43% ritiene necessario tagliare solo ai privilegiati, garantendo i minimi assistenziali a tutti. Il 47%, invece, è contrario alle riforme, con il 43% che considera necessari maggiori investimenti da parte dello Stato ed una razionalizzazione dei costi, mentre il 4% vorrebbe proseguire come adesso.
Sono alcune delle evidenze principali che emergono dal Report FragilItalia “Il welfare del futuro”, realizzato da Area Studi Legacoop in collaborazione con Ipsos, sulla base dei risultati di un sondaggio effettuato su un campione rappresentativo della società italiane per testarne le opinioni sul tema.
Il report stila anche una classifica delle sfide che il sistema di protezione pubblica dovrà affrontare nei prossimi anni. Al primo posto la prevenzione e la promozione della salute (che registra il 50% delle indicazioni), seguite dall’invecchiamento della popolazione (43%), dalle disuguaglianze sociali (40%), dalla sostenibilità finanziaria (37%), dall’integrazione tra servizi sociali, sanitari, educativi e del lavoro (36%), dalle politiche di sostegno alle persone per affrontare difficoltà di vita temporanee (34%) o calamità (33%), dai cambiamenti del mercato del lavoro (32%).
“Il sistema del welfare è entrato nel futuro dalla fine della pandemia -afferma Simone Gamberini, presidente di Legacoop – c’è molto lavoro da fare per riformarne le strutture, ovviamente, ma l’opinione pubblica mostra di avere compreso la strada da seguire e di avere le idee ben chiare, a partire proprio dall’esigenza di abbandonare schemi tradizionali per modernizzarne logiche e attività. Un welfare vicino alle persone e alle comunità, che si assuma la responsabilità di offrire soluzioni ai nuovi trend che segnano la vita reale delle persone, come l’invecchiamento e la denatalità, nel modo più efficiente e meno improduttivo possibile; queste le caratteristiche che emergono insieme a una disponibilità a vedere operare in un mix collaborativo e non esclusivo tutti gli attori esistenti, dal pubblico al privato fino, soprattutto al privato sociale. Questa nuova mentalità, che ha assunto tutti i cambiamenti degli anni recenti, tuttavia, deve trovare un riscontro proprio nell’operatore pubblico che non può più basarsi sulla mera esigenza di esternalizzare servizi per ridurre i costi, ma deve operare strategicamente, valorizzando in particolare i partner più efficienti e affidabili in funzione della soddisfazione dei cittadini, e non dei tagli ai bilanci. Al momento non è così, e per essere davvero sostenibile il welfare del futuro richiederà che il lavoro di cura e di assistenza sia adeguatamente riconosciuto e remunerato, perché è semplicemente essenziale per il benessere della società e di questo Paese”.
Riguardo all’opportunità di riformare il sistema di welfare, accanto ai risultati citati in precedenza che testimoniano una sostanziale divisione in due delle opinioni degli italiani, da segnalare anche come, per affrontare il problema dell’invecchiamento della popolazione, il 55% degli intervistati si dichiari molto (11%) o abbastanza d’accordo (44%), con l’ipotesi di un ripensamento del mix di contributi, fiscalità generale e compartecipazione degli utenti per garantire servizi universali e di qualità. Un dato coerente con le valutazioni relative alla gestione del welfare futuro. Mentre il 32% preferirebbe una gestione affidata solo allo Stato e agli enti pubblici, il 43% si esprime a favore di una gestione in collaborazione tra Stato ed enti pubblici con cooperative o enti non profit, il 23% a favore di una gestione in collaborazione tra Stato ed enti pubblici con imprese capitalistiche private e il 3% per i soli soggetti privati. Da rilevare che il 65% degli intervistati ritiene che le cooperative debbano svolgere un ruolo importante nello sviluppo del welfare del futuro. In particolare, tra gli ambiti di maggior contributo per le cooperative, il 34% indica l’integrazione tra servizi sociali, sanitari ed educativi; il 32% la realizzazione di reti di servizi sempre più vicini alle famiglie e alle persone, il 31% le disuguaglianze sociali, il 28% le politiche per i giovani, il 27% le politiche di sostegno alle persone che debbono affrontare difficoltà di vita temporanee o rischi sociali.
Il Report prende inoltre in considerazione anche le valutazioni della popolazione italiana su come dovrebbe evolvere il nostro sistema di welfare rispetto ai vari ambiti di intervento.
Sul tema della denatalità, più di 7 italiani su 10 (il 77%) ritengono che il welfare del futuro dovrebbe offrire servizi alla genitorialità da 0 a 21 anni, in termini economici, di formazione e supporto per sostenere la competenza genitoriale, il benessere dei figli e la solidità delle famiglie. Inoltre, per il 73% dovrebbe sostenere una cultura “family friendly”, che riconosca il valore sociale della maternità e della paternità. Sempre in tema di interventi e politiche per la famiglia, l’86% pensa che il welfare del futuro dovrebbe facilitare l’accesso dei giovani a case a prezzi accessibili, aiutandoli a superare un ostacolo chiave alla formazione di nuove famiglie. Giovani per i quali, secondo l’88% degli intervistati, servirebbe anche un ripensamento delle politiche loro dedicate, investendo nell’istruzione, nella formazione e nell’inserimento lavorativo, per dare loro prospettive stabili e favorire la loro transizione alla vita adulta e familiare.
Sul fronte del lavoro, il 77% sottolinea l’esigenza che il welfare sappia adattarsi a un mondo del lavoro più frammentato e flessibile, fornendo nuove forme di protezione e sicurezza sociale; il 78% percepisce l’urgenza di nuovi servizi e politiche di welfare a supporto della conciliazione tra vita privata e lavorativa, promuovendo la parità di genere per aumentare il tasso di partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
Altro tema “caldo” quello delle disuguaglianze sociali, rispetto al quale il 77% esprime preoccupazione per il rischio crescente che le disuguaglianze sociali, senza un’azione decisa per ridurle, possano minare la coesione sociale e la stabilità democratica.
Infine, il senso della comunità. Per l’82% degli intervistati il welfare del futuro deve sviluppare servizi di prossimità, reti di servizi territoriali a sostegno delle famiglie vicino a casa: un “welfare di comunità” basato su legami di prossimità che supportano la vita familiare quotidiana. Un dato cui si affianca quello del 78% di intervistati che sottolinea come il welfare del futuro dovrà essere un “welfare generativo” che miri a rigenerare le risorse umane e sociali, promuovendo la responsabilizzazione delle persone e delle comunità e favorendo la loro capacità di affrontare i rischi sociali.