Roma, 26 gennaio 2021 – Nel 2020 l’Italia registra dinamiche dei prestiti alle imprese specularmente opposte a quelle del PIL. Nell’anno da poco terminato, a fronte di un calo del PIL del 9,1%, i prestiti erogati alle imprese, per effetto delle misure di garanzia adottate (Decreto Legge 8 aprile 2020, n° 23, cosiddetto Decreto Liquidità, convertito nella Legge 5 giugno 2020 n. 40), sono infatti cresciuti di circa il 10% (per un flusso annuo attorno agli 80 miliardi), finanziando il fabbisogno di liquidità e consentendo anche un accumulo di depositi a scopi precauzionali. Più contenuta, invece, la crescita stimata dei prestiti alle famiglie (+2,2%, per un flusso annuo di 14 miliardi).
I dati sono contenuti nel report “Le condizioni finanziarie delle imprese italiane”, elaborato nell’ambito del progetto MonitorFase3 nato dalla collaborazione tra Prometeia e Area Studi Legacoop per testare l’evoluzione dell’economia e dei mercati in conseguenza dell’epidemia Covid-19.
L’aumentata domanda di prestiti ha trovato condizioni di offerta favorevoli per effetto di un costo di finanziamento molto contenuto per il settore bancario e un minore rischio percepito grazie alle garanzie.
La forte crescita dei prestiti spinta dalle misure di sostegno alla liquidità delle imprese è evidente in tutti i settori produttivi, ad eccezione di quelli legati al mercato immobiliare (costruzioni e attività immobiliari), probabilmente anche per effetto di operazioni di cessione di crediti deteriorati. I settori di attività che hanno aumentato la loro esposizione verso il sistema bancario sono gli stessi colpiti in modo più severo dalla crisi.
Al primo posto, in termini di incremento percentuale, figura il settore degli autoveicoli ed altri mezzi di trasporto, seguito dalle attività di servizi di alloggio e ristorazione, dalle industrie tessili, abbigliamento e articoli in pelle, dalle attività professionali, scientifiche e tecniche.
Il report Prometeia-Area Studi Legacoop mette poi in evidenza che l’aumento dei prestiti, oltre a coprire il fabbisogno di breve termine legato all’attività di impresa, contribuisce a formare un importante scudo di liquidità precauzionale depositato presso le banche. A fronte di un flusso complessivo di prestiti che, come detto, per il 2020 è stimato in 80 miliardi, si sarebbe registrato un flusso di depositi pari a circa 104 miliardi. Valori previsti in deciso rallentamento a partire già dall’anno in corso, quando i flussi dei prestiti sono stimati pari a circa 16 miliardi e quelli dei depositi a 14.
Il rapporto debiti finanziari delle imprese/PIL è in netto aumento nel 2020 (circa +78%), ma rimane inferiore ai valori sperimentati durante la crisi dei debiti sovrani, quando aveva superato l’80%.
La sostenibilità del debito sarà facilitata dai tassi di interesse che rimangono estremamente bassi e dalla ripresa dell’attività economica. Tuttavia, per le imprese appartenenti ai settori più direttamente colpiti dalla crisi, la sostenibilità del debito potrebbe costituire un fattore di difficoltà. Per questa ragione, viene sottolineato nel report, è importante che si continui a supportarle, sostenendo la loro liquidità.
“Queste analisi danno la misura dell’impatto della crisi sul sistema produttivo -commenta Mauro Lusetti, presidente di Legacoop- allo stesso tempo, però, hanno anche risvolti relativamente positivi. Confermano che di fronte a un drammatico urto, le condizioni favorevoli di questi anni e le politiche di emergenza hanno minimizzato il danno. Ora la durata della crisi è cruciale per capire quanto e come le imprese italiane riusciranno a resistere e reagire. Ma è altrettanto importante che oltre alle misure per evitare ogni rischio di credit crunch, si passi a impostare misure di medio e lungo periodo. La ricostruzione e il riavvio dello sviluppo italiano non saranno una corsa di velocità, ma una maratona: servono risorse, ma pure un ritmo costante e un orizzonte di programmazione lungo e strategico. Le cooperative italiane, come anche questo focus dimostra, pur avendo patito come tutti la crisi, negli anni scorsi hanno anche riequilibrato assetti patrimoniali e finanziari. Ci auguriamo che in una crisi così intensa ciò permetta di salvaguardare attività e lavoro, per noi il bene essenziale.”
Per quanto riguarda, nello specifico, le imprese cooperative aderenti, il report evidenzia come in quasi tutti i settori (esclusi i beni intermedi, il commercio e l’entertainement) il livello di indebitamento rispetto al patrimonio netto si sia ridotto negli ultimi anni e si collochi su livelli mediamente inferiori a quelli delle società di capitali. Si registra anche una contrazione della marginalità che, in diversi settori, ha portato ad un aumento dei tempi medi di pagamento del debito, ma ancora su livelli non critici.