Internet nelle aree rurali e nell’entroterra: per molta parte dell’alta finanza è inutile investirci. Sono zone a fallimento di mercato fatte solo per chi vuole giocare a perdere. Del resto, come convincere i fondi di investimento speculativi a rischiare laddove non ci si aspetta di poter conseguire extra profitti? Eppure, esattamente come l’acqua, l’energia elettrica o i trasporti, internet è un bene comune. E, in quanto tale, nessuno ha il diritto di escludere dall’accesso gli altri.
“Una infrastruttura di telecomunicazioni non può essere oggetto di speculazione finanziaria a vantaggio di pochi grandi investitori e a scapito della società civile. Internet deve essere al servizio della collettività” spiega Marco Polverari, un passato da impiegato nella finanza speculativa e oggi convinto presidente di NoiNet, cooperativa associata a Legacoop Lazio.
Nata nelle campagne del litorale nord di Roma proprio per dare una risposta al Digital Divide, è una cooperativa privata ad azionariato pubblico al cui interno tutti i cittadini possono essere soci-utenti e quindi proprietari dell’intera infrastruttura. “Il progetto capovolge il rapporto cliente/gestore delle telecomunicazioni: il singolo utente non consuma un servizio ma si associa, diventando co – proprietario della rete su cui naviga affinché tutti possano accedere a servizi di navigazione e comunicazione con standard qualitativi e di sicurezza elevati e a basso costo“.
Con millecentoventinove soci, più di 25milioni di immobili raggiunti dalla fibra ottica, oltre 180 nodi di infrastruttura, 800 access point-hotspot, l’idea di NoiNet sta conquistando tanta gente, diffondendosi principalmente con il passaparola di chi è soddisfatto del servizio.