La Cooperativa è green, sempre più progetti sostenibili

La sostenibilità è una delle chiavi di lettura dell’economia del futuro.

Ormai è un dato di fatto che, se non si prendono provvedimenti sotto questo punto di vista, non c’è sviluppo. Sempre più imprese lo stanno capendo a pieno.

Basta vedere i numeri delle cooperative che vogliono presentare progetti legati a ciò che sarà. «Su 100 imprese che hanno a che fare con Coopfond, 35 si presentano con progetti che già considerano la sostenibilità al loro interno.

Altre 40 hanno invece da parte nostra un accompagnamento in questo senso perché noi stessi siamo agenti del cambiamento per supportare la transizione sostenibile del movimento cooperativo», spiega Simone Gamberini, direttore generale di Coopfond, società che gestisce il Fondo mutualistico per la promozione cooperativa.

E proprio la sostenibilità (intesa nella sua accezione più ampia, considerando sia quella ambientale sia, per esempio, quello della tutela dei lavoratori), è il senso delle economie del futuro. L’idea dei fondi mutualistici a sostegno delle cooperative nasce grazie alla legge 59 del 2002 che ha imposto di impiegare il 3% degli utili delle coop proprio all’implementazione di queste iniziative. E gli effetti della disposizione si stanno facendo vedere in tutta la loro imponenza. Negli ultimi 25 anni la media degli investimenti annuali della sola Coopfond è stata di circa 17 milioni di euro.

«In questo momento il nostro patrimonio netto è di 540 milioni di euro e sostanzialmente solo una piccola parte delle risorse è andata perduta per il fallimento delle cooperative», spiega Gamberini. Ci sono aspetti che funzionano meglio di altri e che sono il segreto della forza di un progetto: la sua ricaduta sociale, il suo beneficio ambientale, le innovazioni che possono sostenere i percorsi di transizione green.
La logica che sta alla base delle iniziative di Coopfond è di sostenere sia la nascita di nuove cooperative (o di società a maggioranza cooperativa), sia di consolidamento di chi già lavora. Agroalimentare, edilizia, nuove tecnologie, i settori in cui è possibile muoversi sono tantissimi: «Il modello cooperativo è la risposta migliore ad alcuni bisogni emergenti nella società e a un modello di organizzazione dell’impresa e del lavoro che sta prendendo sempre più piede nell’economia, anche in Italia – spiega Gamberini – Per la sostenibilità è importante considerare come sia opportuno far nascere molte cooperative proprio dal basso, per sviluppare servizi a supporto delle comunità. Le cooperative sono tra le più orientate ai processi di transizione ecologica, con modelli specifici che hanno un maggior rispetto dell’ambiente».

Le cooperative sono, infatti, i soggetti giuridici tra i più sensibili al mondo green. Non a caso la sostenibilità è l’inverso di precarietà. E quindi puntare sul verde, in economia, vuol dire creare un percorso economico più forte e virtuoso.

«Il modello cooperativo può essere la risposta ad alcuni dei quesiti posti dal mercato – spiega Gamberini – È chiaro che dobbiamo lavorare molto nell’innovazione per riuscire a cogliere a pieno anche le opportunità messe sul campo dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Finanziamo quasi a fondo perduto l’accompagnamento dei processi di cooperazione, per mettere nelle condizioni di affrontare quello che in molti casi è un cambio culturale importante».

Se il Covid ha messo in ginocchio molte aziende, la chiave moderna per uno sviluppo d’impresa è quella di continuare a scommettere su innovazione ed economia circolare. Far tutto da soli, però, può essere difficile: ecco perché è importante sapere che con chi ci accompagna, con la competenza, con le giuste misure, si può rialzare la testa dalla crisi.

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