La cooperazione come attore chiave dell’attualità economica italiana, l’intervista al presidente Legacoop Gamberini Su Cuoreeconomico

Da Cuoreeconomico del 3/4/2023, intervista di Emanuele Lombardini.

Gamberini (Legacoop): “Territori saranno la chiave per la ripartenza dell’Italia. Ma preoccupa accesso al credito”

 
Il neo eletto presidente di Legacoop Nazionale Gamberini a CUOREECONOMICO: “Ci candidiamo ad essere protagonisti in questa fase di ripartenza del Paese,  perché abbiamo una visione diversa dell’economia. La crisi non può essere ostacolo a transizione ecologica e digitale e il Pnrr è lo snodo cruciale per disegnare un Paese diverso: il Governo ne presidi l’attuazione con una regia forte”

 

Il mondo della cooperazione vuole giocare un ruolo fondamentale in questa delicata fase dell’economia italiana, con il Pnrr chiave della ripartenza ma anche le tante difficoltà dettate dall’inflazione, dai rincari, dai ritardi nell’attuazione della messa a terra dei progetti e dal rialzo dei tassi di interesse.

Simone Gamberini, fresco eletto presidente nazionale di Legacoop dice a CUOREECONOMICO: “Il presidente di Bankitalia Visco ha ragione sulle modalità di comunicazione, mettono in difficoltà il sistema”.

Non manca però un segnale di ottimismo: “Il crescente pessimismo sull’evoluzione dell’economia italiana non pregiudica la prevalenza di aspettative di consolidamento dell’attività e la propensione agli investimenti”, sottolinea.

Come arriva il mondo della cooperazione ed in particolare quello di Legacoop a questo primo trimestre dell’anno. Che bilancio si può tracciare?

“Gli andamenti delle cooperative aderenti delineano un quadro complessivamente confortante. Nonostante un rallentamento della crescita legato all’aumento dei costi, la domanda tiene: nel 2022 il 45% delle cooperative ha aumentato il valore della produzione, con una concentrazione maggiore nei settori delle costruzioni e delle attività manifatturiere; quasi l’80% chiude l’anno con un utile di esercizio, in particolare nei settori dell’edilizia abitativa, nelle costruzioni e nell’agroalimentare; il 26% ha aumentato l’occupazione, con una concentrazione più rilevante nell’industria, nella cooperazione sociale e nelle attività culturali.

Non mancano i problemi, primo fra tutti la scarsità e la difficile reperibilità di manodopera con competenze idonee alle mansioni richieste.

Riguardo ai prossimi mesi, il crescente pessimismo sull’evoluzione dell’economia italiana non pregiudica la prevalenza di aspettative di consolidamento dell’attività e la propensione agli investimenti”.

Cosa vuol dire fare economia sociale in questo periodo?

“Vuol dire partecipare alla costruzione di un nuovo modello di sviluppo più inclusivo e sostenibile, fondato sul primato della persona e della finalità sociale rispetto al profitto, sul reinvestimento degli utili in attività di interesse collettivo e generale, sulla governance democratica e partecipativa.

Queste caratteristiche, che ne fanno un fattore di riequilibrio delle disuguaglianze e di mitigazione di un diffuso senso di incertezza sulle prospettive future, hanno accresciuto l’attenzione delle istituzioni per l’economia sociale.

A dicembre 2021 la Commissione Ue ha approvato un Piano d’azione decennale per svilupparne il potenziale di crescita, con l’esplicito riconoscimento della forma cooperativa tra i soggetti che ne fanno parte.

L’auspicio è che anche l’Italia adotti una legislazione coerente con le indicazioni europee e con la nostra Costituzione che riconosce la funzione sociale della cooperazione.

Per parte nostra, come realtà imprenditoriale e sociale radicata nei territori di insediamento, ci candidiamo a svolgere un ruolo centrale per la crescita dell’economia sociale nel nostro Paese, proseguendo la nostra azione di sostegno alla crescita del benessere delle comunità, sviluppando reti di relazioni, valorizzando le risorse locali, integrando filiere produttive, creando opportunità”.

Qual è il ruolo che possono svolgere i territori e le loro specificità in questa fase?

“I territori sono la dimensione connaturata al nostro agire imprenditoriale e sociale. È a livello territoriale che prendono forma e concretezza le dinamiche economiche e sociali di un paese.

Per questo serve un’attenzione costante da parte del soggetto pubblico per valorizzarne energie e specificità con gli strumenti più adeguati.

Senza tralasciare, però, la necessità di una complessiva tutela, come prevede la Costituzione, del diritto alla salute, all’istruzione, ai servizi essenziali di chi ci vive.

Ritengo, quindi, che prima di pensare ad autonomie differenziate, i governi debbano pensare a ridurre i divari tra le regioni, e che queste si assumano responsabilità nella gestione dei servizi”.

Il workers buyout è stato in questi ultimi anni uno strumento efficace per mettere in sicurezza molte aziende. Che ruolo può giocare la cooperazione in questa delicata fase nella quale l’economia italiana cerca il rilancio?

“I workers buyout hanno consentito di salvaguardare migliaia di posti di lavoro, tessuto e know-how imprenditoriale: beni di tutta la comunità.

Ne sono testimonianza evidente, in Umbria, i casi di Ceramiche Noi, Fail e Stile. L’attenzione ai beni comuni è un tratto distintivo della cooperativa, coerente con la sua natura di impresa mutualistica che si impegna a trasferire il patrimonio collettivo a generazioni successive di soci.

In questi ultimi anni, come reazione a un modello di economia globale che ha approfondito le disuguaglianze, è cresciuto un bisogno di imprese guidate da una visione generativa più ampia e coinvolgente: più bene comune e beni pubblici, meno lucro e speculazione.

Noi siamo portatori di questa visione che crediamo rappresenti un’opportunità di crescita, puntando sulla partecipazione e la valorizzazione delle persone”.

Il governo in carica sta mostrando una sensibilità minore rispetto ad alcuni temi chiave anche per il Pnrr, come la transizione ecologica e digitale. Teme che questo momento complesso, nel quale è stato anche necessario drenare soldi per l’emergenza bollette, possa in qualche modo frenare o rallentare il percorso?

“Spero vivamente di no. C’è sicuramente l’esigenza di adeguamenti realistici all’aumento dei prezzi di materie prime ed energia per non rendere irrealizzabili le opere oggetto dei bandi. Ma il Pnrr per noi resta lo snodo cruciale per ridisegnare un Paese diverso, più giusto ed equo, digitale e green.

La scelta del Governo di presidiarne l’attuazione con una regia “forte” è positiva, e ci auguriamo che permetta un reale coinvolgimento dei corpi intermedi. La partecipazione delle forze economiche e sociali è una condizione necessaria per un impiego efficace delle risorse.

 Per parte nostra, ci candidiamo ad essere attori della transizione ecologica e della sostenibilità, con le nostre filiere dell’agroalimentare, i processi di economia circolare, le eccellenze in tema di riuso e riciclo, i processi di rigenerazione urbana, sociale e culturale.

E così per la transizione energetica, con un’azione di promozione di comunità energetiche, organizzando in cooperativa consumatori e produttori di energie rinnovabili.

E per la transizione digitale, che vogliamo democratica e mutualistica, proponendo il mutualismo digitale, essenziale per il futuro della società nel suo complesso”.

La Bce ha annunciato nuovi rialzi dei tassi di interesse, con le aziende che potrebbero avere problemi per l’accesso al credito, soprattutto ora che è sempre più vincolato a criteri ESG. Il tutto, legato ad un’inflazione in calo ma ancora alta, rischia di provocare una bomba sociale. Una soluzione possibile, come indicato dalla Bce, è aiutare le famiglie soprattutto per i mutui a tasso variabile. Qual è la vostra posizione?

“Negli ultimi mesi la quasi totalità delle nostre cooperative lamenta un peggioramento nei tempi e nelle condizioni di accesso al credito. Non possiamo, quindi, che sposare le perplessità espresse dal Governatore Visco sia sull’aumento dei tassi sul lungo periodo sia nelle modalità di gestirne la comunicazione.

È una politica di contrasto all’inflazione che mette in forte sofferenza il sistema produttivo europeo e pure le persone e le comunità, per i suoi impatti sociali.

Dopo un biennio di pandemia, con il tessuto sociale in forte sofferenza e le diseguaglianze aggravate, non si può non vedere che il problema del mutuo, in un paese come il nostro, è e sarà dirompente.

Al di là di misure di emergenza coordinate con queste politiche economiche, la questione casa va quindi affrontata, come ripetiamo da tempo, con politiche incisive e in modo più ampio e coordinato”.

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