L’Ape Regina, la cooperativa di Legacoop Lazio che trent’anni fa ha scelto popolare il viterbese

Tra le foglie dell’edera e la vegetazione del viterbese c’è L’Ape Regina una cooperativa associata a Legacoop Lazio, nata in luoghi spopolati della zona dall’iniziativa di un gruppo di amici che ormai diversi anni fa ha scelto di rimanere sul posto.

Attività didattiche per la scuola, gite turistiche, soggiorni in magici casali immersi nella natura e trekking: l’impresa, nata ormai da quasi un trentennio, guida adulti e bambini tra le meraviglie del Bosco del Sasseto ma anche della Riserva Naturale Monte Rufeno, così come alla riscoperta della bellissima Acquapendente con le sue frazioni di Trevinano e Torre Alfina, inebriando i visitatori di natura, arte e cultura.

“Sono territori di confine tra il Lazio, l’Umbria e la Toscana, che hanno una bassa densità e che sembrano fatti per chi è un lupo solitario come me – racconta Emiliano Barberini, presidente della cooperativa -. Restare non è semplice: devi impegnarti, coprire una serie di bisogni delle piccole comunità rimaste. Qui non ci sono grandi economie: sono tutte campagne e paesini veramente piccoli, borghi minuscoli ma ognuno con il suo Castello o il suo paesaggio d’incanto – continua -. Noi ci troviamo tra il Lago di Bolsena, il Monte Amiata e Orvieto, e anche per questo abbiamo un po’ di tutti e tre i paesaggi e le caratteristiche delle regioni di confine”.

Pur non essendolo sulla carta, il curriculum de L’Ape Regina si candida all’appellativo di cooperativa di comunità, l’impresa in cui i cittadini sono al contempo produttori e fruitori di beni e servizi che ascolta e accoglie i bisogni della comunità. “In luoghi a rischio di spopolamento, una impresa come la nostra ha cercato di coprire i più svariati bisogni di chi è rimasto: per questo negli anni abbiamo dato vita a una piccola ditta di pulizie, non solo ad attività didattiche per le scuole; abbiamo gestito sei cinema della bassa Toscana, non solo biblioteche, musei, biglietterie, e messo in piedi iniziative turistiche” spiega.

Un passato da proiezionista, Emiliano ha visto chiudere dopo la pandemia uno a uno i piccoli cinema della zona. “Oggi gestiamo solo la sala di Acquapendente che ha una storia di quasi cento anni ed è un punto di aggregazione importante – dice -. Se morisse, morirebbe con esso tutto ciò che vi è nato attorno: per questo stiamo provando a resistere alle difficoltà. La verità è che se noi gettassimo la spugna, molte delle cose che realizziamo in questi paesini non le farebbe più nessuno perché probabilmente non c’è nessuno a poterle fare”. Lo testimonia anche il fatto che il nostro gruppo di lavoro è formato quasi interamente da persone che sono venute a vivere in questi luoghi, facendo scelte di vita e di lavoro significative.

“Nel periodo del Covid, abbiamo pensato a realizzare diversi giochi da tavolo, tra natura e divertimento, fra questi in particolare il gioco sul Bosco del Sasseto. L’idea è nata da un gruppo di amici e di ragazzi di Acquapendente – spiega Emiliano -. Le carte sono state illustrate da un professionista molto bravo e mio figlio ha messo a disposizione le sue conoscenze per dare vita a un prodotto che oltre ad avere un valore didattico si presenta anche come un souvenir perché il tabellone si trasforma in un bellissimo poster, spesso apprezzato doppiamente dai visitatori” conclude.
E se la paura per il domani è già per l’oggi, intanto le speranze e le potenzialità di chi opera nel turismo e nella promozione del territorio nell’area si sono riaccese grazie al progetto Trevinano Rewind, finalizzato alla rigenerazione culturale, sociale ed economica del borgo, che si spera possa avere anche ricadute su tutta l’area.

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