Roma, 30 maggio 2023 – La recente protesta degli studenti universitari contro il caro affitti, oltre a testimoniare la precarietà della condizione giovanile, ha confermato come l’emergenza abitativa sia una grande questione nazionale, che coinvolge non solo gli studenti fuori sede, ma anche i lavoratori precari e quasi 2,5 milioni di famiglie del ceto medio sempre più impoverito per le quali è insopportabile il livello attuale, ad oltre il 30%, dell’“indice di accessibilità”, che misura la percentuale del reddito di una famiglia necessario a pagare un mutuo per comprare casa o a sostenere il costo di un affitto. Eppure, mentre la casa è diventata sempre più rendita e sempre meno abitazione, le risorse destinate alle politiche per l’Abitare sono pari solo a mezzo punto di PIL.
In questo contesto, Legacoop Abitanti propone modelli abitativi mutualistici, di segno opposto alla finanziarizzazione e all’accumulazione del patrimonio edilizio, con una logica non speculativa e a base comunitaria, in grado di promuovere inclusione sociale.
“Per quanto riguarda i giovani, non solo studenti ma anche lavoratori – sottolinea Rossana Zaccaria, presidente di Legacoop Abitanti – la cooperazione di abitanti ha realizzato esperienze rilevanti, tra cui quella nell’ambito della rete ‘Milano 2035’ che ha lavorato sul tema dell’abitare giovanile, con accezione sociale e collaborativa, evidenziando le peculiarità della domanda e indicando come cause escludenti non solo l’accessibilità economica, ma anche la rigidità dell’offerta abitativa e la mancanza di un sistema di garanzie volto a favorire un target strutturalmente sempre più precario”.
La rete ha realizzato 9 nuovi progetti di abitare collaborativo, con 219 posti letto destinati al target, come quelli della cooperativa Dar Casa (Carbonia 3 e Grigioni 2035; 400 euro al mese la stanza singola e 275 il posto letto in doppia, spese incluse), di Cohabitat Lambrate, di CCL e di Deltaecopolis. Da ricordare, oltre la rete Milano 2035, il progetto Ospitalità Solidale che ha messo in campo un modello innovativo che prevede la riqualificazione di alloggi pubblici in condizioni di degrado, con integrazione di risorse cooperative, un canone di 380 Euro al mese per il monolocale, con attività di accompagnamento dei singoli abitanti, gestione degli spazi ad uso diverso, attività di vicinato solidale che hanno sviluppato solidarietà, collaborazione, partecipazione.
La cooperazione di abitanti di Legacoop, insomma, è impegnata a dare il proprio contributo per aumentare l’offerta di alloggi a canoni calmierati per giovani e studenti. Un’esigenza che non sembra aver trovato risposta neppure nel PNRR. Nella prima fase di spesa dei fondi del Piano destinati agli studentati (l’offerta pubblica oggi soddisfa appena il 5% della domanda) sono stati realizzati 9.179 posti letto -molti dei quali, peraltro, messi a disposizione in strutture già esistenti- a canoni che arrivano anche fino a 800 euro a Milano e a 750 euro a Torino per una stanza singola.
Ora è aperta una seconda fase, per l’avvio della quale il ministero dell’università e della ricerca ha da poco pubblicato un avviso per il reperimento di immobili che diversi soggetti, tra cui le Regioni e gli Enti Locali, possono mettere a disposizione. “Per gli studentati – conclude Zaccaria – si apre così un’opportunità sulla quale la cooperazione intende mettere in campo le proprie proposte, consolidando ed estendendo pratiche non speculative. In ogni caso, il tema della crisi dell’abitare impone una strategia nazionale che, per avere dei risultati, deve essere di lungo periodo, richiede risorse pubbliche per garantire affitti accessibili rispetto alla reale condizione della domanda e una forte collaborazione tra istituzioni e soggetti, come la cooperazione, in grado di accompagnare processi complessi con competenze di gestione in grado di produrre impatti sociali e una nuova cultura dell’abitare”.