Legacoop Agroalimentare, Maretti: “Nel Lazio a rischio il comparto del kiwi, ma la siccità è un dramma per tutto il Meridione”

Nel comprensorio di Aprilia, Cisterna di Latina e Latina, nel comparto kiwi più importante d’Italia, gli agricoltori sono costretti a fare turni di due ore per irrigare. È soltanto uno degli esempi di come la siccità metta in ginocchio l’agricoltura nel Sud Italia. Per questo «chiediamo a gran voce un intervento di emergenza per salvare la produzione 2024 e per pianificazione per il futuro. Sarà, purtroppo, sempre più frequente il ripetersi di fenomeni estremi come la siccità di quest’anno. Quanto occorre è un tavolo per coordinare le diverse competenze degli enti territoriali. La coltura del kiwi ha un’importanza estrema nell’economia delle aziende agricole del territorio». Quello dell’agro pontino è uno degli esempi con i quali Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare, mette in evidenza la necessità di interventi urgenti per porre rimedio ad una crisi devastante come la mancanza d’acqua al Sud.

Nell’area del kiwi subito un tavolo per trovare urgentemente una soluzione. «Da un sopralluogo effettuato da alcune aziende agricole cooperative produttrici di kiwi all’impianto del Piegale, che attinge dal fiume Ninfa a Sermoneta (Lt), è emerso come tutti gli enti coinvolti si debbano incontrare per trovare delle soluzioni e reperire i fondi necessari poiché questa eccezionalità è purtroppo diventata la normalità», spiega Maretti. «Piegale serve oltre 4mila ettari di superficie coltivata a kiwi e l’acqua scarseggia. Il Consorzio di Bonifica Lazio sud ovest ha fatto dei progetti e proposto studi per poter incrementare la distribuzione idrica. Ecco perché è di vitale importanza un tavolo con Regione Lazio, autorità di bacino provincia di Latina, Acqua Latina, Consorzio di bonifica per trovare urgentemente una soluzione. Quello del kiwi è un comparto agricolo trainante della provincia di Latina».

Dramma siccità in tutto il Meridione. Quello del kiwi è soltanto un esempio. Tutto il Sud infatti è al centro di una profonda crisi idrica. E c’è una profonda preoccupazione da parte di Legacoop Agroalimentare per quando accade non soltanto nel Lazio, ma anche in Sicilia, Puglia, Basilicata, Calabria e Sardegna dove la siccità colpisce soprattutto il lato orientale, privo quasi totalmente di infrastrutture all’altezza delle criticità esistenti. «È necessario un nuovo approccio politico e culturale per la cura delle cause che determinano questo stato di siccità ormai cronicizzato. Quello che serve è una programmazione sia delle infrastrutture sia delle politiche per il clima. Non sono più rinviabili per un Paese che tali sfide le deve vincere».

Al Sud agricoltura in ginocchio. La siccità del Mezzogiorno provoca ingenti danni sociali ed economici e ad essere colpita è soprattutto l’agricoltura. Legacoop Agroalimentare calcola 4 miliardi di euro andati in fumo nelle regioni del Sud e quasi 33mila posti di lavoro persi solo nel primo trimestre del 2024. In Basilicata sono stimate perdite del 90% della produzione di grano e del 40% di quella vitivinicola. In Puglia la produzione delle olive è al di sotto del 50% e il comparto ortofrutticolo ha cali che superano il 40%. In Sicilia allevatori e agricoltori sono allo stremo delle forze e devono fare i conti con una crisi strutturale che rischia di far collassare un comparto che un tempo era trainante per l’intera isola. Ma che oggi registra il 70% di perdite nella produzione cerealicola e oltre il 45% nelle coltivazioni arboree.

Alto il prezzo pagato da allevamenti e aziende agricole. «Allevatori, aziende agricole e di trasformazione del comparto agroalimentare pagano il prezzo più alto di una crisi che certamente risente dei cambiamenti climatici e del surriscaldamento del clima. Ma che è anche la diretta conseguenza dell’assenza di una visione e di una politica infrastrutturale in grado di garantire un sistema idrico efficiente e funzionale», commenta Maretti. «Le dighe e gli invasi del Meridione d’Italia, infatti, rappresentano il simbolo dell’incuria e dell’abbandono. Tra tutti basta un dato: il 50% delle dighe siciliane non è mai stato collaudato e quasi tutti gli invasi del Mezzogiorno registrano una riduzione d’acqua che supera il 50% e arriva al 65% in alcune regioni rispetto alla dotazione degli scorsi anni».

Per Maretti dunque, «la crisi dovuta alla siccità ha messo in evidenza la fragilità, la debolezza delle infrastrutture del Mezzogiorno e l’assenza di una complessiva visione politica ed economica. Ecco quindi che servono risorse, serve una cabina di regia nazionale coordinata dalla Protezione Civile in grado di individuare punti di debolezza e criticità infrastrutturali. E servono provvedimenti straordinari in grado di alleviare i disagi delle aziende agricole e zootecniche altrimenti destinate al default e quindi alla chiusura. Le stesse misure del dl Agricoltura da sole non sono sufficienti ad impedire la crisi irreversibile delle aziende agricole e zootecniche del Sud del Paese».

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