Roma, 26 luglio 2023 – Ribadire il legame tra agricoltura, salute e dieta mediterranea e lanciare un patto per dare valore allo stile alimentare patrimonio immateriale dell’Unesco dal 2010. Questo l’obiettivo dell’evento “La dieta mediterranea tra sport, salute e Cooperazione” organizzato da Legacoop Agroalimentare, Legacoop, Future Food Institute (impresa sociale che promuove l’alimentazione sostenibile), Comune di Pollica – Segretariato Permanente Comunità Emblematiche Unesco della Dieta Mediterranea, che si è tenuto oggi a Roma, in concomitanza con le giornate del vertice ONU sui sistemi agroalimentari.
“La Dieta Mediterranea è uno stile di vita, è l’emblema dello stare bene italiano. È il valore della produzione agricola e della pesca che si interfaccia con la nostra cultura, la nostra storia. Una dieta che ha anche un’importante valenza di sostenibilità ambientale con le colture storiche vocate per il territorio dove vengono coltivate che hanno un impatto minore”, ha detto Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare, aprendo i lavori. “Tuttavia, rispetto alle sue origini che risalgono a duemila anni fa, la dieta mediterranea tiene conto delle evoluzioni in un percorso che passa anche attraverso le tecniche genomiche per migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici. Insomma una Dieta Mediterranea dinamica che conservi però, alla base, i principi culturali che la contraddistinguono da sempre tra cui l’aspetto conviviale del consumo del cibo. “Per questo”, ha aggiunto Maretti, “è importante ribadire la necessità di collaborare e ragionare in termini cooperativistici tra settore primario, grande distribuzione, ristorazione (con la cucina italiana per la quale è stato chiesto il riconoscimento Unesco) e ricerca. Consumare cibo di qualità e in maniera corretta vuol dire vivere meglio e quindi risparmiare sul sistema sanitario senza cadere nella scorciatoia della ‘medicalizzazione’ del cibo”.
Gamberini: un patto per valorizzare la Dieta Mediterranea, supportato da una campagna istituzionale
“La dieta mediterranea è un asset importante del nostro Paese”, ha sottolineato Simone Gamberini, presidente di Legacoop “e come tale deve essere concepito e valorizzato sempre più. Coltivazione, raccolta, pesca, allevamento, conservazione, trasporto, distribuzione, consumo, ristorazione: direttamente o indirettamente il cibo muove strutture essenziali nel nostro paese. Limitandoci solo al movimento cooperativo di Legacoop, se articoliamo in filiera i settori agroitticoalimentare, quello della distribuzione e quello della ristorazione, contiamo 36 miliardi e 466 milioni di produzione annua, e 180.000 occupati”.
La dieta mediterranea è anche cucina, che in Italia è stata “cultura”, componente rilevante nella formazione della nostra identità, ed ha un nesso centrale con le sfere della salute e, ora, della cura, particolarmente importanti nella prospettiva di popolazioni sempre più anziane. Rappresenta, inoltre, il perno di un modello per rispondere alle sfide di sviluppo sostenibile poste dall’Agenza 2030 e dall’esigenza di riduzione degli impatti ambientali dell’agroalimentare.Serve, quindi, un approccio che tenga conto di tutti questi elementi e li integri in equilibrate logiche di filiera. Un approccio che la cooperazione pratica da tempo e rivendica con orgoglio.
“Attorno ai numeri che abbiamo rapidamente richiamato”, ha aggiunto Gamberini, “si costituisce una fitta rete di attività produttive, culturali, turistiche, ricreative, sociali, che ruotano attorno al territorio e ai nostri valori, oltre che alle nostre imprese. Tutto il nostro settore agroitticoalimentare, e quelli che con esso collaborano con logiche crossborder e di filiera, lavorano quotidianamente con un occhio fisso su questi aspetti:territorio, qualità, tradizione, creatività, sostenibilità, cultura. Per questo riteniamo che il patrimonio così ben definito dall’Unesco, vada tutelato, in casa e all’estero, e vada sostenuto e promosso con adeguate risorse e politiche, perché in questo caso resistere alle concorrenze e alle minacce di abbassamento di qualità e standard, significa lavorare per affermare non solamente i nostri prodotti, ma pure la storia, la cultura e l’identità che essi veicolano”.
Ma questa indispensabile azione di tutela e di promozione non può essere solamente appannaggio dei governi e delle politiche. “Ognuno deve fare la propria parte”, ha rimarcato Gamberini, “deve sentirsi ingaggiato e parte di un movimento che fa della valorizzazione e diffusione della dieta mediterranea uno scopo. Quindi oggi ci mettiamo a disposizione, avanzando la proposta di un ‘patto per la dieta mediterranea’ che riattivi e connetta una tessitura di relazioni di tutti i soggetti, associativi, istituzionali, imprenditoriali, che hanno a cuore questo particolare patrimonio dell’umanità.Lanciamo, insomma, un momento di riflessione e coinvolgimento ampio a tutti i soggetti che animano la filiera cooperativa, la rappresentanza della filiera agroalimentare estesa e a tutte le istituzioni coinvolte nella dieta mediterranea,per poter stilare un vero e proprio manifesto a sostegno della dieta mediterranea per i prossimi anni. Con tutta la forza della cooperazione chiediamo che questo primo passo verso l’obiettivo sia rappresentato dalla proposta di una campagna istituzionale di valorizzazione dei criteri e dei principi alla base della dieta mediterranea che con questo appuntamento di stamani abbiamo evidenziato”.
“I dati e i numeri ci permettono di capire quello che sta accadendo nelle abitudini alimentari degli italiani e ci permettono di applicare delle contromisure”, ha spiegato il ministro della Salute Orazio Schillaci, che ha partecipato alla mattinata. “Quando per esempio assistiamo al calo di consumo di frutta e verdura, accanto al problema culturale c’è sicuramente anche un problema economico”, ha osservato. “Sicuramente l’inflazione ha impattato sui consumi degli italiani, ma avere una filiera snella con dei prodotti che provengono proprio dall’Italia” e tutelare dunque la dieta mediterranea “può aiutarci a superare alcune delle difficoltà che le famiglie stanno vivendo”. Il Patto per valorizzare la dieta mediterranea, secondo il ministro, “è un progetto assolutamente da sottoscrivere perché la qualità del cibo italiano è indiscutibilmente riconosciuta da tutti. Io credo che il cibo sia una medicina fondamentale per tutti, mangiare bene significa significa investire nella prevenzione e fa parte di quegli stili di vita sani che dobbiamo promuovere tra i cittadini”. “Questo governo sta facendo moltissimo per proteggere la dieta italiana da attacchi provenienti da altri Paesi europei, penso che questa battaglia la porteremo a casa. Riusciremo a tutelare la dieta mediterranea e a insegnare ai nostri bambini a mangiare bene”, ha concluso Schillaci.
“Parlare di dieta mediterranea”, ha sottolineato Sara Roversi, presidente del Future Food Institute, “è parlare di futuro. Oggi servono azioni concrete: le crisi ambientali e alimentari ci dimostrano che non c’è più tempo. La dieta mediterranea è uno strumento concreto e tangibile, ma è a rischio e necessita di essere attualizzata, narrata correttamente, adottata nella quotidianità e soprattutto tramandata alle nuove generazioni misurandone il valore sociale, culturale, ambientale, economico. A Pollica, Future Food Institute e il Comune di Pollica, promotori del “Patto per la dieta mediterranea”, hanno unito le forze comprendendo che la chiave da cui partire è la formazione umana integrale, il capitale umano, la creatività, che esprimono il loro massimo potenziale anche nella gastronomia che, con la dieta mediterranea, diventa ogni giorno una cucina della salute, della sostenibilità e dell’inclusione”.
“Oggi”, ha dichiarato Stefano Pisani, Sindaco di Pollica, “tutti parlano di dieta mediterranea. Molti ne hanno approfondito il valore per la salute, facendo tesoro dell’insegnamento di Ancel e Margaret Keys (“mangiare bene è il primo passo per stare bene”), altri sono stati spinti dalla curiosità di comprendere le dinamiche che portano alla lunga vita dei nostri centenari. Ora è il momento della dieta mediterranea come strumento per la valorizzazione delle produzione agroalimentari di qualità e come antitesi al cibo sintetico. Sono troppo pochi quelli che hanno compreso il vero valore sistemico dello stile di vita mediterraneo che, se adeguatamente attualizzato, può rappresentare il modello di sviluppo in grado di affrontare sfide globali come l’accesso democratico al cibo, la salvaguardia della biodiversità, fronteggiare il dissesto idrogeologico, definire nuovi modelli sanitari”.
“Perorare la causa della dieta mediterranea e delle eccellenze agroalimentari, che concorrono a renderla la migliore forma di alimentazione al mondo, è in cima all’agenda politica del Governo per tutta una serie di ottimi motivi, dalla valenza economica a quella ambientale, passando ovviamente per gli effetti positivi che determina su chiunque di noi la scelga come sistema nutrizionale”, ha dichiarato in un messaggio scritto il sottosegretario all’Agricoltura Patrizio La Pietra, che non ha potuto partecipare all’evento. “Dal punto di vista economico rappresenta un valore che stiamo orgogliosamente esportando nel mondo grazie alla commercializzazione dei nostri tesori agroalimentari, alla sempre maggiore diffusione della nostra cucina, che abbiamo candidato a patrimonio immateriale dell’Unesco e delle nostre tradizioni alimentari, che per il nostro Paese, nonostante la pratica scorretta dell’Italian sounding, il cui contrasto è per il Governo una missione quotidiana, rappresenta un valore economico pari a oltre 60 miliardi di euro nel 2022 per beni agroalimentari esportati. L’accenno all’odioso quanto dannoso Italian sounding mi è utile per ribadire come l’alimentazione di qualità sia uno dei fattori determinanti della nostra salute, insieme agli stili di vita”.