La tragedia di Satnam Singh, il bracciante indiano morto atrocemente a Latina la settimana scorsa, riporta la nostra memoria indietro di secoli, ad un passato disumano ed incivile, che pareva ormai lontanissimo dalla nostra quotidianità. Invece è accaduta, questa cosa inqualificabile che forse non è neanche sufficiente definire caporalato, un termine che non descrive abbastanza bene un accadimento che, a tutti gli effetti, è assimilabile allo schiavismo.
Così in una nota Legacoop Romagna, che associa circa 400 cooperative che occupano oltre 25.000 lavoratori, in buona percentuale anche soci. Imprese sottoposte per legge alla vigilanza periodica (annuale o biennale) del Ministero dell’Economia, in cui vige, fra gli altri, il principio della partecipazione democratica dei soci alla vita dell’impresa, che è, sicuramente, la prima garanzia di rispetto dei diritti civili e del lavoro da parte dell’azienda. E’ così, naturalmente, anche per le sette cooperative di braccianti della provincia di Ravenna, che conducono circa 12.000 ettari di terreno, dando lavoro ad oltre 600 persone.
Si, qualche similitudine con i lavoratori indiani dell’agro pontino esiste, sebbene siano passati 140 anni. Con una differenza sostanziale, però, che dalla fine dell’ottocento identifica un modello e una strada, irrinunciabile, da percorrere. Le cooperative associate, le sette cooperative bracciantili fra loro, rispettano ed applicano i contratti collettivi nazionali di lavoro. E’ questo il primo, prioritario, elemento da considerare per cercare di affrontare seriamente la tragedia dello sfruttamento: la legalità e il rispetto della dignità di tutte le persone.
Servirebbe lavorarci tutti insieme: imprese, associazioni di categoria, organizzazioni sindacali, istituzioni a tutti i livelli territoriali. Come capita di sentire in tutte le occasioni in cui avviene una tragedia, sarebbero necessari i controlli e gli ispettori, il cui numero è, al contrario, sotto organico da anni. Tuttavia, a fare veramente la differenza dovrebbero essere riforme strutturali e non solo interventi coercitivi a posteriori. Torniamo a dirlo – e con maggiore forza – alla Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Meloni: esca il Governo italiano dalla sempre più evidente contraddizione di voler incentivare l’economia nazionale senza preoccuparsi del problema dell’occupazione e dei lavoratori che non si trovano in numero sufficiente, a partire dalle esigenze delle imprese agricole e delle produzioni.
L’immigrazione è essenziale allo sviluppo del paese e il sistema di regole che ora la governa, frutto di chiusure ideologiche antistoriche, sta portando l’Italia fuori dall’Europa, condannandola alla recessione (i dati istat dei primi mesi dell’anno lo confermano). Servono riforme profonde e strutturali, urgenti, che affrontino organicamente i percorsi di ingresso, i permessi e le modalità di accoglienza – ad iniziare da rinnovate politiche abitative – dei lavoratori stranieri.
Serve anche, come Legacoop chiede da anni, una legge contro le false cooperative, come quella che ha sfruttato e ucciso Satnam Singh.
Paolo Lucchi, Presidente Legacoop Romagna
Simona Benedetti, Coordinatrice territoriale Forlì-Cesena
Giorgia Gianni, Coordinatrice territoriale Rimini
Mirco Bagnari, Coordinatore territoriale Ravenna
Federico Morgagni, Responsabile Cooperative Agroalimentari Forlì-Cesena Stefano Patrizi, Responsabile Cooperative Agricole Ravenna
Massimo Bezzi, Presidente CAB Bagnacavallo e Faenza Andrea Caroti, Presidente CAB Comprensorio Cervese Fabrizio Galavotti, CAB Terra
Rudy Maiani, Presidente AGRISFERA
Mauro Parisi, Presidente CAB Fusignano Massimo Pepoli, CAB Campiano Gianluca Tedaldi, CAB MassariMarco Casalini, Presidente TERREMERSE Franco Donati, Presidente CEVICO Stanislao Fabbrino, Presidente FRUTTAGEL Giovanni Piersanti, Presidente CAC
Mirco Zanotti, Presidente APOFRUIT