Legacoop: un terzo delle cooperative prevede un aumento della domanda nei prossimi mesi, ma c’è pessimismo per la tendenza generale dell’economia. Lusetti: “Contro la sfiducia, difendere produzione e consumi”

Roma, 8 aprile 2022 – Le cooperative aderenti a Legacoop chiudono il quadrimestre dicembre-marzo con un segno positivo, anche se le imprese che registrano un aumento della domanda sono il 23% (10 punti percentuali in meno rispetto alla precedente rilevazione), mantengono pressoché invariato il proprio posizionamento nei mercati di riferimento (per il 76%); riguardo ai prossimi quattro mesi sono ottimiste per l’evoluzione della domanda (il 33% la prevede in aumento), dell’occupazione (in aumento per il 25%) e degli investimenti (previsioni positive per il 29%); di segno negativo, invece, le aspettative sull’economia italiana, prevista in peggioramento dal 42% delle imprese, alimentate soprattutto dall’aumento dei costi di produzione (indotto dai rincari energetici e delle materie prime) che spingerà oltre un terzo delle imprese (il 35%) a rivedere i prezzi.

È questa, in sintesi, la tendenza evidenziata dalle imprese cooperative aderenti a Legacoop come emerge dai risultati dell’indagine congiunturale effettuata dall’Area Studi dell’associazione.

Per quanto riguarda il quadrimestre appena trascorso, gli aumenti della domanda superiori al dato medio si sono registrati nei settori dell’industria delle costruzioni (39,1%), dell’edilizia abitativa (39,1%) e delle attività manifatturiere (35,7%). A livello dimensionale, i livelli più elevati di crescita sono evidenziati dalle medie cooperative (35,9%), mentre a livello territoriale la percentuale più elevata è al Nord (28,6%). Buona anche la dinamica dell’occupazione, stazionaria per il 69,1% delle cooperative e in aumento per il 17,7%, con incrementi superiori al dato medio nell’industria delle costruzioni (30,4%), nelle attività manifatturiere (24,3%) e nella cooperazione sociale (21%).

Il tono complessivo non muta nelle previsioni per il prossimo quadrimestre. Accanto ad un 52% di cooperative che si attendono un livello stazionario della domanda, il 33% la prevede in aumento, mentre il 15% si aspetta una diminuzione (quindi con un saldo positivo di 18 punti percentuali). Più elevate rispetto alla media le aspettative di miglioramento della domanda nelle cooperative culturali (44,6%), dell’edilizia abitativa (43,5%) e dell’industria delle costruzioni (39,1%). Riguardo all’occupazione, prevalgono le previsioni di stazionarietà (per il 64%), ma le previsioni di aumento (25%) sono più elevate di quelle di diminuzione (11%), con un saldo positivo di 14 punti percentuali. Gli aumenti occupazionali più sostenuti sono previsti nelle cooperative delle costruzioni (39,1%), culturali (28,6%) e dei servizi (28%). Buone anche le previsioni relative agli investimenti, previsti in aumento dal 29% delle cooperative.  

Di segno opposto, come anticipato, le aspettative sull’economia italiana, con il 42% che la prevede in calo (stessa percentuale per chi la prevede stazionaria). Da rilevare come la percentuale delle cooperative che si attende una ripresa dell’economia cala drasticamente dal 42% della precedente rilevazione al 16% di quella attuale. Un sentiment sul quale incidono, oltre a fattori quali la scarsità di manodopera, e gli impedimenti burocratici, l’impennata dei prezzi dell’energia, delle materie prime e dei materiali che determinano un aumento dei costi di produzione. Da un focus specifico condotto nell’’indagine emerge, infatti, che tra l’89% e il 98% delle cooperative (a seconda del settore di attività) ha registrato rincari delle fonti energetiche, evidenziando aumenti medi del 44% del metano, del 41% dell’energia elettrica, del 37% del gas naturale, del 29% di benzina e gasolio e del 26% del GPL. Stessa dinamica per le materie prime necessarie al processo produttivo, per le quali il 39% delle cooperative ha sperimentato un significativo aumento dei prezzi. L’aumento medio più elevato è quello dei metalli (42%), seguiti dai componenti per l’edilizia (41%), dal legno e dai fertilizzanti (39%), dai mangimi (38%), dai materiali plastici (35%). Chiude la classifica l’acqua, per la quale si registra un aumento medio del 14%. Altri prezzi in salita quelli dei servizi accessori allo svolgimento dell’attività, riscontrati dal 56% delle cooperative, in particolare quelli di spedizione e trasporto, con un aumento medio del 18%.

“Lo spaccato che emerge dalla nostra analisi -afferma Mauro Lusetti, Presidente di Legacoop- è un contributo che offriamo per interpretare questa fase così confusa e controversa che richiede mente lucida e nervi saldi. Le nostre cooperative hanno passato un inverno durissimo e allarmante per i continui aumenti dei prezzi delle materie prime e dell’energia. L’angoscia e l’incertezza provocate dalla guerra in Ucraina hanno abbassato il tono della fiducia generale. Una situazione che rischia di compromettere i risultati della ripresa dal biennio pandemico. Il problema, quindi, è quanto durerà questa situazione, e anche quali politiche si attiveranno. L’inflazione ha radici nella fiammata dei costi che stanno risalendo fino ai listini finali: vanno quindi sostenute le imprese e calmierati gli impatti sui consumatori; non lo si fa, di certo, con un aumento dei tassi di interesse e un peggioramento delle condizioni bancarie”. 

A fronte dell’aumento dei costi di produzione, il 33% delle cooperative ha già proceduto ad una revisione dei prezzi e dei listini nei confronti di clienti, utenti e committenti (il 3% compensando completamente l’aumento dei costi, il 30% parzialmente). Una tendenza confermata anche per i prossimi mesi, visto che un ulteriore 35% delle cooperative prevede di procedere ad una revisione dei prezzi, in linea con la previsione di ulteriori rincari dei prezzi di energia e materie prime espressa dall’86% delle cooperative.

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