Legacoop Veneto, bene la carta ittica e il nuovo regolamento regionale per la pesca e l’acquacultura

I primi giorni di gennaio è entrata  in vigore  la Carta ittica del Veneto con il nuovo regolamento regionale per la pesca e l’acquacoltura. I provvedimenti, approvati dalla Giunta regionale, rappresentano due strumenti di pianificazione e regolamentazione in materia di tutela dell’ ambiente e dell’ ecosistema, che uniformano a livello di bacino idrografico e zone omogenee le attività di pesca professionale e le attività di acquacoltura in tutte le acque della regione. E soprattutto pongono dei limiti ai pescatori sportivi che raramente rispettano il vincolo dei 5 chili di prodotto e fanno concorrenza sleale alle imprese di pesca professionale.

L’ecosistema adriatico, già profondamente minacciato dal riscaldamento globale e dalle trivelle di petrolio, va difeso dall’abusivismo che mette a rischio l’ attività di tremila pescatori tra Caorle, Burano, Pellestrina, Chioggia e il Polesine. “Ora il Veneto ha una chiara mappatura di tutti i fiumi e canali, un lavoro di ricerca immane”, afferma l’assessore regionale Cristiano Corazzari. “Abbiamo rilevato 62 specie ittiche di acqua dolce, 27 delle quali aliene. La Carta stabilisce rigide norme di tutela dell’habitat fissando le regole per le azioni di ripopolamento, con i quantitativi e le specie da introdurre e quelle da vietare”.

Un provvedimento accolto con favore dalle associazioni di categoria, in primis da Legacoop Veneto: “La sfida più importante sarà la gestione delle macroaree omogenee”, spiega Antonio Gottardo, responsabile del settore Agroalimentare di Legacoop Veneto. “La pandemia Covid nelle isole di Venezia, a Chioggia e Caorle ha fatto chiudere quasi 500 imprese, la crisi ha colpito pesantemente la venericoltura del caparossolo, che richiede la depurazione in impianti di stabulazione”.

“Finalmente ci sono le basi per smascherare l’ abusivismo”, sottolinea Michele Marchi Boscolo, del Cogevo di Chioggia e Caorle. “E si blocca la frode delle vongole: in mare si possono pescare solo i lupini, cioè le bibarasse, (chamelea gallina), mentre dalla laguna arrivano le vongole veraci, le filippine alias “caparossoli”, seminate da Caorle al Polesine negli anni Ottanta per eliminare le mucillagini. Le vongole filippine hanno trovato un terreno fertilissimo e dopo 10 anni sono state naturalizzate in veraci» conclude Boscolo. Hanno quindi ottenuto il passaporto tricolore con grande facilità e il Veneto con 10-11 milioni di tonnellate l’ anno controlla il 20% della produzione italiana, seconda al mondo dopo quella cinese.

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