Legacoop Veneto, Federsolidarietà, Uneba e Anffas chiedono alla Regione del Veneto maggiori risorse per i servizi sociali e sociosanitari gestiti dal privato sociale e dal terzo settore

In rappresentanza delle sue cooperative sociali, Legacoop Veneto, insieme a Federsolidarietà (Confcooperative), Uneba e Anffas, firma una lettera indirizzata agli assessori regionali alla Sanità e Sociale e al Bilancio, al presidente della Regione del Veneto, al presidente di Anci Veneto e alla presidente della Conferenza regionale per la programmazione sociosanitaria. Si tratta di una richiesta di maggiori risorse per i servizi sociali e sociosanitari gestiti dal settore del privato sociale e dagli enti del terzo settore, la cui continuità è messa a rischio dall’imminente rinnovo dei CCNL del comparto e dal conseguente aumento del costo del lavoro. 

“La lettera ha l’intento di richiamare l’attenzione delle istituzioni regionali agli aumenti dei costi che la cooperazione sociale dovrà affrontare nel prossimo futuro, stante la trattativa nazionale per il rinnovo del CCNL – spiega Loris Cervato, responsabile del settore sociale di Legacoop Veneto –. La trattativa con le organizzazioni sindacali non è ancora chiusa, ma abbiamo ritenuto opportuno attivare un confronto con la Regione e con l’Anci per aggiornare le istituzioni competenti sulla delicata fase sociale ed economica che dovrà affrontare la cooperazione sociale veneta (e non solo)”.

Indispensabile per tutelare il potere d’acquisto di lavoratrici e lavoratori a fronte dell’alto tasso di inflazione, tale rinnovo dei CCN pregiudicherà infatti la sostenibilità economica di molti dei servizi e “presidi di prossimità” in ambito sociosanitario, socioassistenziale e sociale garantiti dall’articolato sistema cooperativo e del privato sociale, qualora le Pubbliche Amministrazioni interessate non riconoscessero i necessari e proporzionali adeguamenti dei corrispettivi contrattuali. 

Sono a rischio dunque tutti quei servizi di cura, assistenza e integrazione erogati a favore dei cittadini più fragili delle nostre comunità e delle loro famiglie. Ad aggravare la situazione si aggiunge inoltre il concomitante problema, ormai esplosivo, della carenza di professionisti del sociosanitario: un mancato intervento da parte delle istituzioni regionali per aumentare le risorse a disposizione degli enti del terzo settore, accrescerà le difficoltà nel reperire le necessarie professionalità, viste le retribuzioni offerte non adeguate e non in linea con un mercato del lavoro sempre più complesso. 

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