La presentazione del libro edito dalla Fondazione G. Feltrinelli La rivoluzione dell’impresa sociale a cura di Carlo Borzaga e Giulia Galera, il 24 novembre a Perugia, è stata un’importante occasione di confronto sul futuro delle imprese sociali a cui hanno partecipato Giulia Galera, autrice e ricercatrice di EURICSE, Andrea Bernardoni, presidente di Legacoopsociali Umbria ed Eleonora Vanni, presidente di Legacoopsociali Nazionale
“L’impresa sociale – afferma Giulia Galera, ricercatrice Euricse – non rappresenta una via di mezzo tra la filantropia e l’impresa a scopo di lucro, un ibrido come troppi la definiscono, ma un nuovo soggetto istituzionale con caratteristiche proprie e originali modalità di governance, che rivolge i propri servizi e dà voce anche a persone non socie che spesso sono ai margini della vita pubblica, perseguendo, quindi, obiettivi di interesse generale.”
Sviluppata in Italia già negli anni Ottanta, l’impresa sociale è un tentativo di auto-organizzarsi per dare risposta a problemi collettivi. Un modo tutto nuovo di fare impresa, che ha innovato anche il mondo della cooperazione, che prende forma grazie alla mobilitazione volontaria di cittadini e cittadine e arriva a mettere in discussione i modelli di produzione orientati alla massimizzazione del profitto, per promuovere forme partecipate di gestione di beni e servizi di interesse generale. Oggi le imprese sociali attive sono 16.000 con 470.000 addetti di cui 15.000 sono cooperative sociali che hanno la gran parte degli addetti (461.000 unità).
“Le imprese sociali – continua Andrea Bernardoni, presidente di Legacoopsociali Umbria –rappresentano un modo nuovo di organizzare e gestire i servizi di interesse generale valorizzando le risorse delle comunità ed il coinvolgimento dei cittadini. In Umbria storicamente hanno svolto un ruolo chiave nella modernizzazione del welfare e nell’inclusione lavorativa delle persone svantaggiate. Oggi sono attive anche nella rigenerazione urbana e nel recupero di spazi pubblici come i cinema e teatri, vi sono inoltre esperienze pionieristiche legate al cibo, all’agricoltura ed alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Rappresentano un modello di impresa su cui investire per modernizzare l’Umbria tenendo insieme sviluppo economico, coesione sociale e sostenibilità ambientale”.
Di fronte alle molteplici crisi che hanno segnato gli ultimi 15 anni l’Italia e l’Umbria le imprese sociali hanno mostrato maggiore resilienza e tenuta rispetto alla imprese tradizionali come mostrano i dati sugli occupati dopo la crisi finanziaria dei primi anni Duemila e il comportamento nella pandemia da Covid-19.
“Durante la pandemia – conclude Eleonora Vanni, presidente di Legacoopsociali Nazionale – è emerso il ruolo centrale svolto dalle imprese sociali, in larga parte cooperative, nel nostro paese. Organizzazioni chiamate a gestire una pluralità di servizi vitali per le persone più fragili: anziani, persone disabili, minori e bambini. Oggi dobbiamo ripartire da quanto di buono fatto dalle imprese sociali a favore delle comunità locali per superare le criticità che oggi ne frenano lo sviluppo. La prima criticità che dobbiamo superare è il pieno riconoscimento delle specificità stesse dell’impresa sociale da parte sia degli attori pubblici che di quelli cooperativi, è per questo motivo che dobbiamo continuare a fare un lavoro culturale e formativo. È per questa ragione che le pubblicazioni sull’impresa sociale sono, non solo utili, ma necessarie”.