Evasione fiscale, sfruttamento del lavoro e dei lavoratori, costretti a contratti precari, quando non illegali, e a condizioni non dignitose. Si arriva pure a casi di vero e proprio caporalato, o addirittura a situazioni diinfiltrazione criminale. È uno scenario che non accenna a migliorare quello della logistica in Veneto, che resta un comparto strategico per l’economia regionale – nel 2021 circa 11mila imprese attive di cui quasi 4.470 con dipendenti, 102.570 i contratti di lavoro in essere (Veneto Lavoro, ultimi dati disponibili) – e anche per questo avrebbe necessità di vedere protetta e tutelata la sua occupazione.
Sta qui la sintesi di quanto emerso dal convegno “Logistica, lavoro e legalità. Contro lo sfruttamento e il caporalato”, che si è svolto il 23 gennaio al Mercato agroalimentare di Padova (Maap), promosso congiuntamente da Legacoop Veneto e Cgil Veneto, organizzazioni da tempo impegnate in una battaglia di contrasto alle storture del mercato veneto della logistica.
Sullo sfondo, per il nostro territorio, un protocollo d’intesa frutto del lavoro del Tavolo regionale della logistica (“Protocollo per il superamento delle criticità della filiera della logistica”), che vede firmatari nel 2021 oltre alla Regione del Veneto le parti sindacali e le parti datoriali del settore con l’intento di risolvere le criticità della logistica e sostenerla. Ne sono esito un monitoraggio che ha portato all’elaborazione da parte di Veneto Lavoro del primo report statistico e la definizione del contratto collettivo nazionale di lavoro “Logistica, trasporto merci e spedizione” come quello di riferimento per il settore. Ma serve fare di più e tradurre al più presto l’impegno preso in azioni comuni per intervenire finalmente con concretezza.
“Il settore della logistica in Veneto ha bisogno come non mai di esser “bonificato” da un’illegalità diffusa, anche in contesti presidiati dall’ente pubblico, come provano i fatti più recenti al Maap”. Parole nette quelle di Devis Rizzo, presidente di Legacoop Veneto, impegnata da tempo a contrastare le false cooperative, anche con denunce a chi di competenza, e a stare accanto alle proprie associate che operano nel perimetro della legalità e sono chiamate ogni giorno a fare i conti sul campo con le storture del mercato, perseverando nella scelta precisa di non scendere a patti con tali dinamiche. “Serve far uscire gli operatori dall’illegalità, ma dall’altra parte è necessario che sia riconosciuta la responsabilità in solido del committente: perché il problema non è mai solo delle coop o delle imprese, ma investe anche la committenza”. “Al Maap, in particolare – ha continuato –, la situazione è deteriorata da almeno quindici anni e si è fatta ormai intollerabile. L’intervento da fare, a nostro parere, è duplice: da un lato vanno razionalizzate l’organizzazione e la gestione dei servizi di logistica, e dev’essere il Maap a farsene carico assumendoli direttamente su di sé. Dall’altro lato, è indispensabile selezionare gli operatori; per fare una proposta concreta, ad esempio, istituendo un albo dei fornitori, che certifichi i requisiti che li rendono “impermeabili” da comportamenti illegali. Ci candidiamo a dare su questo fronte il nostro immediato contributo per uno strumento che crediamo peraltro potrebbe essere efficace anche in altri territori”.