Roma, 13 ottobre 2023 – Nell’esprimere preoccupazione per il rallentamento dell’economia e per i tagli lineari alla spesa pubblica generati dal mancato assorbimento dell’inflazione, durante l’incontro di ieri con i rappresentanti del governo a palazzo Chigi sulla manovra per il 2024, l’Alleanza delle Cooperative ha avanzato alcune proposte.
Uscire dal Credit crunch
In un anno e mezzo siamo passati da un costo del denaro negativo al +4,5% con il tasso sui prestiti che veleggia ben oltre il 5%. Abbiamo registrato un pesantissimo aggravio dell’inflazione e dei costi delle materie prime ed energetiche per le imprese soprattutto di produzione e trasformazione, anche a causa delle speculazioni di posizioni di mercato dominanti di alcuni fornitori. Siglare il patto anti-inflazione è stato un gesto di grande responsabilità. Ora sono necessari interventi per mitigare la contrazione dei prestiti e l’elevato costo del denaro, anche attraverso un potenziamento del sistema delle garanzie pubbliche. E occorre estendere almeno per 3 anni la “garanzia Sace” e rimodularne la disciplina in modo da contenere il costo delle operazioni che con i tassi attuali è andato fuori controllo ed è diventata inutilizzabile”. Lo dicono i rappresentanti dell’Alleanza intervenendo all’incontro con il governo a palazzo Chigi sulla manovra.
Lavoro, riduzione del cuneo fiscale e contributivo. Detassazione produttività e welfare
Occorre sia confermare il taglio del cuneo contributivo per i lavoratori con l’auspicio di una misura finalmente strutturale pur consapevoli dell’alto costo circa 10 miliardo sia iniziare a estendere il taglio del cuneo anche alle imprese, per avere una misura di politica economica capace di incidere sulla crescita complessiva dell’economia del Paese. Sono però necessari provvedimenti che intercettino tutte le tipologie di imprese non solo quelle industriali. A questo andrebbero affiancate la detassazione e la decontribuzione per aumenti contrattuali, produttività e welfare. In aggiunta a un ripristino dei limiti di deduzione dei fringe benefits fino a 3.000 euro e dal fatto che i lavoratori dipendenti abbiano o non abbiano figli a carico. Per favorire una riduzione del carico fiscale complessivo gravante sul lavoro, auspichiamo un intervento strutturale di ampio respiro con: l’estensione della platea di riferimento del regime di tassazione agevolata del premio di produttività da 80 mila euro a 100 mila reddito anno; l’innalzamento del premio detassabile da 3.000 euro a 5.000; l’abbattimento totale dell’aliquota ridotta oggi applicabile da 5% a 0; il ripristino della decontribuzione per le imprese di queste stesse somme oggetto di detassazione in misura piena e senza particolari condizioni.
Fisco: bene sull’aliquota IRES ma si dovranno compensare gli incentivi alla capitalizzazione se verranno soppressi, e tenere conto delle diverse tipologie di impresa e dei diversi regimi fiscali. Insomma no alle misure su imprese a taglia unica, ma valorizzare il pluralismo economico. Va poi salvaguardata la specificità fiscale per le comunità energetiche in forma di impresa non lucrativa.
Appalti: occorre prorogare al 2024 l’operatività del fondo (art. 26, DL 50/22 decreto Aiuti) che consente di finanziare un regime speciale di revisione dei prezzi degli appalti da bandire e in corso di esecuzione. L’attuazione della nuova disciplina “a regime” sulla revisione dei prezzi va attentamente monitorata poiché stanno emergendo delle prassi applicative che vanificano il fondamentale passo fatto con la riforma del codice (che finalmente prevede obbligo di inserimento di clausole revisione prezzi nei contratti).
Comunità energetiche: salvaguardare specificità fiscale per le comunità energetiche in forma non lucrativa.
Plastic tax: occorre sopprimere definitivamente la plastic tax nazionale, definendo, piuttosto, nuovi sistemi di sostegno e di incentivo alle attività di raccolta e di recupero dei rifiuti.