Dopo l’accordo raggiunto il 21 ottobre in Lussemburgo dal Consiglio Ue sui tre testi regolamentari relativi all’intero pacchetto di riforma della PAC post 2020, prosegue a pieno ritmo il negoziato del ministero delle Politiche agricole al tavolo europeo per raggiungere, entro la fine del 2020, un accordo definitivo sulla riforma della politica agricola comune, che dovrà entrare a regime dal 1° gennaio 2023. Lo ha fatto sapere ieri la titolare del Mipaaf, Teresa Bellanova, in audizione presso le commissioni Agricoltura di Camera e Senato per un punto sulla trattativa in corso. In questa sede, il ministro ha confermato l’impegno del suo dicastero per un accordo “inclusivo, moderno e fortemente orientato alle nuove sfide ambientali e della competitività del settore agricolo e agroalimentare”: una volta approvata la riforma, ha aggiunto Bellanova, “toccherà a noi tradurre questi obiettivi in azioni concrete”: il primo passo in questo senso si avrà con la definizione del nuovo Piano Strategico nazionale da presentare alla Commissione europea entro la fine del prossimo anno, “e per la cui predisposizione – ha chiarito il ministro – ho intenzione di istituire nei prossimi giorni un Tavolo di partenariato nazionale“. Proprio questo tavolo di confronto, ha sottolineato Bellanova, sarà “il luogo privilegiato di confronto” tra rappresentanti del modo produttivo, istituzionale e della società civile, che potranno così contribuire alla predisposizione del documento di programmazione per la vita futura del settore.
Quanto alla PAC, Bellanova ha ricordato alle commissioni le principali novità che dovrebbero essere contenute nella riforma, in particolare nell’ambito del primo pilastro (che riguarda il Feoga, e cioè il Fondo europeo che finanzia i pagamenti diretti agli agricoltori e le misure di gestione dei mercati agricoli attuate nell’ambito delle Ocm):
– l’introduzione degli eco-schemi a cui, sulla base di quanto deciso in Consiglio, dovranno essere destinate almeno il 20% delle risorse dei pagamenti diretti. Al riguardo, ha spiegato Bellanova, “abbiamo preteso venisse assicurato un adeguato livello di flessibilità nelle scelte, in modo da considerare appieno le diverse realtà territoriali”, e inoltre è stata prevista una clausola di salvaguardia, grazie a cui sarà possibile recuperare eventuali risorse non utilizzate, da destinare ai pagamenti diretti degli agricoltori;
– una maggiore flessibilità e semplificazione sulla condizionalità: gli Stati membri potranno prevedere misure più adattabile alle diverse realtà territoriali (ad esempio il riso è stato escluso dall’obbligo di rotazione e diversificazione delle superfici, obbligo da cui sono esentate anche le aziende con superficie fino a dieci ettari);
– l’accordo di ottobre ha portato all’introduzione di ulteriori elementi di flessibilità, come la possibilità di scorporare i costi del lavoro dall’applicazione del capping; l’utilizzo di criteri oggettivi scelti dallo Stato membro nella definizione di agricoltore attivo; l’ampliamento della lista dei prodotti che potranno beneficiare dei pagamenti accoppiati; l’incremento degli incentivi a favore dei giovani agricoltori; l’esenzione dei piccoli agricoltori dagli eventuali tagli della riserva di crisi;
– ancora, fra le novità della nuova PAC ci sarà possibilità di destinare una percentuale dei pagamenti diretti alla costituzione di un fondo di mutualizzazione per il risarcimento dei danni subìti dagli agricoltori a seguito di calamità naturali: un elemento che il ministro cha definito “un passaggio epocale” perché per la prima volta consentirà, a livello europeo, di usare i pagamenti diretti disaccoppiati per misure a sostegno dell’adattamento del settore agricolo ai cambiamenti climatici. “Ora dobbiamo lavorare affinché nell’ambito dei triloghi – ha aggiunto Bellanova – l’importo dei pagamenti diretti da destinare al fondo di mutualizzazione possa essere elevato almeno al 3%”.
Ci sono poi le novità relative ai settori specifici:
– per il settore dell’olio di oliva, è stata prevista la possibilità di finanziare anche interventi di carattere strutturale ed è stato eliminato il vincolo del 5% del valore del prodotto commercializzato;
– per il settore vitivinicolo è stata inserita l’autorizzazione di nuovi impianti, che consente di utilizzare ancora i vecchi diritti in portafoglio ai produttori;
– con riferimento al sistema di etichettatura dei vini, sarà possibile indicare in etichetta unicamente i valori nutrizionali, con rimando ad un sistema “off line” della lista degli ingredienti.
Infine, è stata prevista la possibilità di delegare alle Autorità regionali la programmazione e gestione degli interventi dello sviluppo rurale e sarà possibile riconoscere nuovi Organismi pagatori a livello regionale.