Pari opportunità: Area Studi Legacoop-Ipsos, per quasi 5 italiani su 10 il livello raggiunto è ancora insufficiente; più netti i giudizi negativi delle donne, ad esempio sulla parità di retribuzione (65%), sul livello dei servizi pubblici per facilitare la conciliazione vita-lavoro (62%), sulla libertà di interrompere una relazione senza temere conseguenze (66%), sul livello di sicurezza nella vita quotidiana (63%).
Roma, 7 marzo 2025 – Pur con qualche timido segnale di miglioramento rispetto allo scorso anno, l’Italia appare ancora lontana dal raggiungimento delle pari opportunità. Quasi cinque italiani su 10 (il 46%, in calo di 3 punti sul 2024) ritengono che l’attuale livello di pari opportunità sia insufficiente, mentre per il 27% è sufficiente (1 punto in meno) e, sempre per il 27% (4 punti in più) è buono. Ma se dalla valutazione complessiva si passa a quella espressa dalla componente femminile della popolazione, le cose cambiano in peggio. L’attuale livello di pari opportunità è infatti ritenuto insufficiente da 6 donne su 10 (il 59%, in calo di 3 punti), mentre per il 24% è sufficiente e solo per il 17% (+ 4 punti) buono.
È quanto emerge dal report FragilItalia “Osservatorio sulle pari opportunità”, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos, in base ai risultati di un sondaggio condotto su un campione rappresentativo della popolazione, per testarne le opinioni sul tema.
“Legacoop -sottolinea Annalisa Casino, presidente della Commissione Pari Opportunità di Legacoop- ha scelto di impegnarsi nella promozione di un cambio culturale volto a colmare il gender gap attraverso la formazione della classe dirigente cooperativa, soprattutto dei dirigenti uomini. Noi donne siamo consapevoli e viviamo ogni giorno gli svantaggi del gender gap ma gli uomini -che a tutt’oggi in maggioranza detengono posizioni di potere e di prestigio e dunque dove si decide- hanno bisogno di conoscere e fare pratica del fenomeno, di mettersi nei nostri panni e impegnarsi per un cambio di paradigma”.
“La Giornata internazionale delle donne per noi è un giorno importante di impegno comune -dichiara Simone Gamberini, presidente Legacoop- che si rinnova ogni giorno attraverso i principi e i valori della cooperazione. Ogni anno, in occasione dell’8 marzo, scegliamo di sostenere un’organizzazione impegnata nella promozione della parità di genere. Quest’anno abbiamo deciso di sostenere la Casa Internazionale delle Donne, perché in un momento storico-politico come quello che stiamo vivendo, riteniamo importante essere a supporto dei luoghi storici di incontro, confronto, co-progettualità al femminile, presidi di una cultura della parità di cui tutti abbiamo bisogno”.
Le dinamiche generali evidenziate dal report si riscontrano nelle valutazioni relative ad aspetti specifici, riferiti alla parità nella concretezza della vita quotidiana, nelle relazioni, nel campo dell’istruzione e del lavoro, nella conciliazione vita-lavoro, nella vita pubblica e istituzionale, nel riconoscimento delle donne da parte delle imprese. Ad esempio, il livello di sicurezza nella vita quotidiana è giudicato insufficiente dal 63% delle donne (rispetto al 42% degli uomini), il diritto di sentirsi libere di esprimere sé stesse dal 51% (rispetto al 25% degli uomini), la qualità della vita dal 47% (contro il 23% degli uomini).
Per quanto riguarda il livello di pari opportunità nell’ambito delle relazioni, il 66% delle donne (+2 punti percentuali) giudica insufficiente il diritto di sentirsi libere di porre fine ad una relazione senza temere conseguenze (contro il 36% degli uomini), il 65% l’equilibrio dei ruoli e delle mansioni tra uomo e donna nella vita domestica (rispetto al 38% degli uomini, per i quali, però, cresce di 9 punti la valutazione di segno positivo) ed il 62% esprime la stessa valutazione sul diritto a vedere rispettato il proprio No (36% per gli uomini).
Leggermente migliore la situazione nel campo dell’istruzione, dove il 50% delle donne giudica buono il livello di parità nell’accesso all’istruzione universitaria (ma con un divario di 14 punti percentuali con la valutazione maschile, il 64%). Non così per il lavoro, dove i giudizi più fortemente negativi riguardano la parità di retribuzione rispetto agli uomini (espressi dal 65% delle donne, pur in calo di 6 punti sullo scorso anno, rispetto al 35% degli uomini) e la stabilità lavorativa (59% di giudizi negativi per le donne, 31% per gli uomini). A seguire la sicurezza lavorativa (57% donne, 29% uomini), la possibilità di fare impresa (53% donne, 27% uomini) e la possibilità di fare carriera (52% donne, 27% uomini).
Relativamente alla work-life balance,i giudizi negativi espressi dalle donne, pur restando ampiamente prevalenti e confermando un elevato divario con la percezione maschile, registrano segnali di miglioramento. In particolare, cala di 7 punti, collocandosi al 62%, la quota di donne che lamenta l’insufficienza dei servizi pubblici volti ad aiutarle nella conciliazione (rispetto al 38% degli uomini); di 6 punti, sempre al 62%, la quota delle donne che giudica insufficiente la possibilità di conciliare la vita privata con quella lavorativa (rispetto al 38% degli uomini). Calo analogo per i giudizi di insufficienza sulle forme di tutela economica e legale per la maternità che si attestano al 56% (contro il 32% degli uomini).
La stessa dinamica si riscontra sul piano dei giudizi relativi alle pari opportunità nella vita pubblica e istituzionale. Relativamente alla partecipazione alla vita politica e di partito, cala di 6 punti la percentuale di donne che la reputa insufficiente (al 45%, contro il 22% degli uomini) e di 7 punti quella delle donne che giudicano insufficiente il livello di partecipazione alle istituzioni pubbliche, attestandosi al 43% (contro il 20% degli uomini).
Un quadro che si conferma anche per quanto riguarda il livello di riconoscimento delle donne da parte delle imprese, giudicato insufficiente dal 57% delle donne (in calo di 6 punti, contro il 30% degli uomini). Migliore il dato relativo alle imprese cooperative, dove la valutazione di insufficienza delle donne cala di 7 punti, attestandosi al 54% (contro il 26% degli uomini).
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