Perché serve una Cassa del Mezzogiorno formato Recovery Fund. Parla Ursino

Intervista al ceo di Jo Group, azienda siciliana attiva nella consulenza sui Fondi Ue e nella digitalizzazione. C’è poco da fidarsi dei ministeri, meglio creare un ente ad hoc stile vecchia Cassa. La missione del Recovery Fund? Riunire Nord e Sud del Paese

La speranza di un Paese in 209 miliardi di euro. Il Recovery Fund è un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire, per cambiare il Paese. Lo sa fin troppo bene Giuseppe Ursino, ceo di Jo Group, gruppo di aziende con core business in digital transformation e consulenza su fondi europei con sede a Catania. Nel 2019, grazie ad un progetto relativo alle ceneri vulcaniche, un consorzio di imprese con capofila Pmf Research, parte di Jo Group, è risultato il primo classificato in Sicilia per i progetti su Smart Cities & Communities afferenti alla Strategia regionale dell’Innovazione per la Specializzazione Intelligente.

Ursino, tra pochi mesi l’Italia potrebbe beneficiare delle prime risorse frutto dell’accordo Ue sul Recovery Fund. Il nostro è un Paese affamato di Pil, di crescita e di innovazione. E lo è anche la Sicilia. Cosa consiglia per sfruttare al meglio questa grande occasione?

Il Recovery Fund rappresenta un’occasione unica per riparare ai torti subiti dalla Sicilia nella dotazione infrastrutturale da decenni di disattenzione. Il confronto al momento silente su dove allocare quest’enorme massa di miliardi, i cui destini si decideranno nelle prossime settimane, dovrebbe quindi esser oggi il più importante argomento di discussione e pressione dell’intero ceto dirigente siciliano sui tavoli decisionali.

Le incognite non sono poche, in effetti…

Mi domando, ad esempio, per quanto ancora ci dovremo accontentare di non avere neanche un anello autostradale che completi il triangolo della Sicilia? Per quanto ancora dovremmo subire l’enorme danno economico e sociale di non aver l’alta velocità ferroviaria? Per quanto ancora dovremmo subire lo smacco di un aeroporto catanese depotenziato dalla mancanza di una pista di atterraggio lunga per far crescere i voli diretti che sono il più efficace volano di traffico turistico?

Il governo si appresta a redigere un vasto piano di riforme, da presentare all’Europa, sul quale costruire gli investimenti finanziabili con il Recovery. Ma da dove partire? Quali le priorità?

Il Recovery Plan richiede una visione strategica fondata prima di tutto su cosa sia da intendersi per sviluppo e io partirei dal paradigma che l’accessibilità è il fattore chiave per lo sviluppo economico di ogni territorio. E poi mi sembra doverosa un’attenzione all’equità sociale. Ad esempio, quando saranno finalmente applicati i livelli essenziali di assistenza (Lea, ndr) per tutte le prestazioni, i servizi e le attività del servizio sanitario nazionale (Ssn), affinché si abbiano prestazioni uniformi su tutto il territorio nazionale?

Ursino, in passato il nostro Paese si è macchiato di enormi sprechi nella gestione di fondi concessi dall’Europa. Oggi non si possono ripetere certi errori, men che meno in Sicilia. Giuseppe Ursino, ha qualche consiglio da dare?

Come lei sa da oltre un ventennio sono coinvolto in centinaia di progetti finanziati direttamente dalle Agenzie della Commissione Europea o tramite i fondi strutturali e quindi posso affermare di conoscere molto bene queste dinamiche. Ebbene, secondo me, la gestione operativa del Recovery Plan andrebbe affidata ad un nuovo ente creato ad hoc, lasciando fuori ministeri e regioni dove cinismo e incompetenza si tagliano col coltello. Io creerei una specie di nuova Cassa per il Mezzogiorno.

Secondo lei sarebbe la soluzione anti-spreco migliore?

Sì. Oltre all’efficienza che potrebbe aver un nuovo ente snello e dotato di funzionari motivati, considererei essenziale che quest’ente lavori su uno storytelling che rielabori in chiave positiva l’attrattività della Sicilia per costi contenuti, cervelli, clima, storia, cibo, … e organizzi un roadshow mondiale per invitare tutti ad investire nell’Isola. In altre parole, l’obiettivo del Recovery Plan per me dovrebbe consistere nel fare le infrastrutture che riunifichino le due Italie e nel permettere a quel punto al Sud di poter attrarre capitali interni ed esteri per ripartire davvero.

In cosa consiste il progetto sulle ceneri vulcaniche che la vede protagonista e che si è aggiudicato il primo posto nel bando regionale 2019 Smart Cities&Communities?

In quanto ceo di Pmf Research, che fa parte del cluster di imprese Jo Group con core business in digital transformation e consulenza fondi europei, sono capofila di un consorzio di imprese risultato il primo classificato per i progetti su Smart Cities&Communities afferenti alla Strategia Regionale dell’Innovazione per la Specializzazione Intelligente. Con Secesta Visafe sviluppiamo dei modelli di simulazione della ricaduta della cenere vulcanica sulle strade per fornire a Comuni e Province delle informazioni utili all’organizzazione dei lavori di pulizia e alla messa in sicurezza delle strade, puntando anche ad installare pannelli luminosi informativi sull’autostrada Catania-Messina.

Si parla sempre più spesso di smart cities, città intelligenti e sostenibili. Giuseppe Ursino, la Pmf Research è in prima linea, ma è davvero possibile immaginare città a misura d’uomo e di ultima generazione?

L’abbinata di 5G e intelligenza artificiale cambierà nei prossimi anni il nostro modo di vivere e alcune delle attività che si vedono nei film di fantascienza diventeranno normali. Certo che, per chi è nato prima della rivoluzione digitale, adattarsi non sarà semplicissimo, ma, mi creda, sarà divertentissimo!

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