Pesca, inflazione, Europa. L’intervista al presidente di Legacoop Agroalimentare Cristian Maretti a Sportello Italia Radio 1 Rai

“Stiamo mobilitando tutte le marinerie perché abbiamo molta preoccupazione per l’attività della pesca a strascico, che viene considerata marginale e ridotta mentre invece per tanto del nostro turismo e della nostra enogastronomia il prodotto ittico è di straordinaria rilevanza”. Lo ha dichiarato il presidente di Legacoop Agroalimentare Cristian Maretti, intervistato l’8 maggio da Americo Mancini durante la trasmissione Sportello Italia su Radio 1 Rai, in diretta da Tuttofood, la fiera dell’agroalimentare in corso a Milano fino all’11 maggio (puoi ascoltare l’intervista qui, al minuto 15:25).

“Stanno arrivando dall’Europa dei provvedimenti molto limitativi sulla pesca a strascico, che è il metodo che produce maggiori quantità rispetto alla disponibilità, in un comparto, quello del prodotto ittico, in cui l’Italia è molto deficitaria“, ha denunciato Maretti. Per questo le marinerie italiane – e non solo – hanno deciso di portare avanti una speciale forma di protesta per il 9 maggio, giorno della Festa dell’Europa, raccogliendo i suoni delle trombe dei pescherecci, registrati e inviati al Commissario Europeo per la Pesca Virginijus Sinkevičius per dare un segnale forte del malcontento e delle preoccupazioni del settore ittico.

Pesca

Troviamo che l’atteggiamento dell’Europa sia “una contraddizione. Troppo facile prendersela con i pescatori e le attività che vengono svolte, mentre invece sull’ecosistema marino si riversano tantissime attività industriali e di trasporti e, non ultimo, il cambiamento climatico. Si verifica un’asimmetria tra l’attenzione posta, in negativo, sulle nostre attività e, quella, molto scarsa, che viene riservata ad altre attività”.

“La nostra protesta”, ha proseguito, “si rivolge in primis alla Commissione UE, perché il Parlamento ha dato dimostrazione di maggiore attenzione alle nostre istanze. I meccanismi sono però spesso di co-decisione, quindi poi un ruolo fondamentale lo hanno i ministri, che quando vanno al Consiglio UE sull’agricoltura danno il proprio assenso o meno alle proposte della Commissione. Ci aspettiamo dunque dal nostro governo che sul comparto ittico ci sia una maggiore attenzione. Alcuni segnali sono arrivati dall’attuale ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, ci aspettiamo un mantenimento dell’attenzione in un momento così delicato”.

E ancora: “Ricordiamoci che noi, come Mar Mediterraneo, non siamo autosufficienti in quanto a produzione ittica, e spesso siamo quindi costretti a importare pesce dall’Atlantico, e le politiche europee rischiano di renderci ancor meno autonomi. Le persone che chiedono il prodotto ittico si aspettano in gran parte che questo arrivi dal Mediterraneo, e noi vogliamo continuare a soddisfare questa richiesta”.

Le attività di pesca nel Mediterraneo hanno delle limitazioni a livello burocratico che non hanno riscontri da altre parti, e questa è una delle incognite principali“, ha continuato il presidente di Legacoop Agroalimentare. “È necessario che le limitazioni e gli impegni che ci prendiamo a livello europeo nella sponda Nord del Mediterraneo siano uguali a quelle prese nella sponda Sud. Esistono anche organizzazioni sovranazionali che danno questo tipo di indicazioni, non abbiamo però particolari notizie rispetto ai controlli sul rispetto di queste regole”.

Molte delle lamentele rispetto alla “cattiva Europa”, secondo Maretti, dipendono dal fatto che “nel momento in cui si prendono decisioni sulla pesca, non sempre gli interessi del nostro Paese sono messi sul tavolo alla pari degli interessi degli altri. Ci lamentiamo dunque sia di chi prende decisioni sbagliate, sia di chi deve tutelare gli interessi nazionali e non è presente. Abbiamo avuto delle eccezioni positive, ma non sempre il sistema Italia, dalla rappresentanza dell’ambasciatore al ministro in carica, è stato in grado di perorare la nostra causa”.

“Io noto questo”, ha concluso: “Spesso, come sistema Paese, deleghiamo molto alla forza politica, usando una metafora annunciamo l’utilizzo del famoso ‘pugno sul tavolo‘, mentre le decisioni in Europa vanno orientate con fior fiori di studi scientifici e dossier tecnici, che presuppongono preparazione e un sistema Paese idoneo a difendere i propri interessi”.

Il punto di vista della cooperazione e le difficoltà dell’agroalimentare

“Abbiamo un punto di osservazione molto privilegiato, perché la cooperazione agroalimentare va dalle principali catene della distribuzione cooperativa, alla ristorazione collettiva, alla trasformazione, alla produzione e al trasporto. Da noi passano 37 miliardi di euro di produzione agroalimentare”, ha spiegato Maretti.

“Abbiamo sofferenze a livello di consumo“, ha ricordato, “perché l’inflazione ha spinto a una riduzione dei volumi, quindi dal punto di vista dei fatturati abbiamo dei forti cali: in alcuni casi del 10%, in altri del 2%, e dall’altra parte vediamo una sofferenza quando il consumatore va a fare la spesa e riduce i propri acquisti. Ci riusciamo a muovere ancora bene solo perché il nostro Paese ha raggiunto degli ottimi numeri nell’export“, ha sottolineato. “Negli ultimi dieci anni abbiamo raddoppiato proprio la soglia dell’export, e questo è un risultato per cui la cooperazione ha fatto la sua parte”. 

Sul caro energia: “Pesa ancora”, secondo Maretti, “e non ne parla nessuno. Ma se prendiamo il dato energetico sul costo del gas a inizio 2021, e lo paragoniamo con quello di oggi, noi paghiamo ancora il doppio. Sull’energia eravamo un Paese che soffriva in termini di competitività già prima del Covid, a causa della concorrenza con i competitori europei. Per cui, se per ovviare alla mancanza del gas russo ci troveremo con un gas prodotto da rigassificatori piuttosto che proveniente da altri Paesi esteri con costi maggiori, non dobbiamo dimenticarci che questo avrà un impatto e un peso sul sistema economico e sulla nostra capacità di essere competitivi rispetto ai mercati e ai partner europei“.

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