Il riconoscimento dell’aumento dei costi causato dalla speculazione sui prezzi dell’energia e dall’aumento dei tassi di interesse, risorse per garantire i rinnovi contrattuali, la fine delle gare d’appalto al massimo ribasso. È quanto chiedono, al grido di “Non sulla nostra pelle”, le cooperative aderenti a Legacoop Toscana, riunitesi ieri pomeriggio in presidio davanti alla Regione Toscana a Firenze.
Il presidio, organizzato da Legacoop Toscana in difesa delle cooperative e del potere di acquisto dei soci lavoratori, ha visto la presenza dei presidenti, soci e lavoratori delle cooperative toscane aderenti a Legacoop. Insieme a loro, il presidente di Legacoop Toscana Roberto Negrini e il presidente di Legacoop nazionale Simone Gamberini.
Al presidio hanno preso parte circa 70 cooperative e 600 lavoratori. Una delegazione composta tra gli altri dal presidente di Legacoop Toscana Roberto Negrini e dal presidente di Legacoop nazionale Simone Gamberini è stata ricevuta dal presidente della Regione Toscana Eugenio Giani.
In particolare, a scendere in piazza sono state le cooperative di lavoro aderenti a Legacoop Toscana, ovvero le cooperative sociali che gestiscono servizi sociosanitari ed educativi, le cooperative di produzione e servizi (che si occupano di pulizie, logistica, edilizia, multiservizi). E poi ancora, le cooperative culturali e quelle forestali. Un universo che conta complessivamente 550 cooperative, 25 mila occupati e 1,4 mld di valore della produzione.
“Le cooperative non ce la fanno più – dice il presidente di Legacoop Toscana Roberto Negrini –. Negli ultimi due anni il costo della vita è aumentato del 13 per cento e i soci lavoratori hanno visto diminuire in maniera inesorabile il proprio salario reale, diventando sempre più poveri. Per salvaguardare il potere d’acquisto dei soci lavoratori e garantire loro rinnovi contrattuali sufficienti chiediamo che le tariffe degli appalti siano automaticamente adeguate all’aumento del costo del lavoro. Riguardo alle gare, la nostra proposta è di utilizzare l’offerta economicamente più vantaggiosa senza possibilità di ribasso sul prezzo stabilito dalla stazione appaltante”.
“Per il sistema cooperativo, dove alcuni settori sviluppano il 60-70% della propria attività con la committenza pubblica, un nuovo patto fra pubblico e privato che metta al centro la dignità del lavoro e delle persone è la premessa imprescindibile per garantire retribuzioni proporzionate e sufficienti ad assicurare autonomia e dignità alle lavoratrici e ai lavoratori – sottolinea il presidente di Legacoop nazionale Simone Gamberini –. In particolare, deve cambiare la prassi seguita finora dalla committenza pubblica: va assicurata la concreta applicazione di meccanismi di gara che escludano dal ribasso il costo del lavoro, l’introduzione di gare a prezzo fisso e la revisione automatica dei contratti di appalto per il riconoscimento degli aumenti introdotti dai rinnovi contrattuali. Le tariffe pubbliche devono essere capienti: non possiamo immaginare un sistema che lasci il costo dei rinnovi contrattuali solo sulle spalle delle imprese”.
Il Rapporto Coop 2023 evidenzia che l’inflazione nell’ultimo biennio ha fatto calare il potere d’acquisto di 6.700 euro procapite. Il lavoro non paga quanto dovrebbe e il 70% degli occupati dichiara di avere necessità almeno di un’altra mensilità per condurre una vita dignitosa. Il carovita spinge quasi 27 milioni di italiani (+50% rispetto al 2021) in una condizione di strisciante disagio. Solo un italiano su 4 dichiara di fare la stessa vita di qualche anno fa. La crisi non risparmia nemmeno la classe media: meno della metà delle famiglie di questa classe riuscirebbe a far fronte senza difficoltà ad una spesa imprevista di 800 euro e solo un terzo ad una di 2.000 euro.