Mentre a Roma la maggioranza trova a fatica la quadra sul Meccanismo europeo di stabilità e il governo scricchiola sulle task force incaricate di gestire il Recovery plan, a Bruxelles da tempo si lavora alacremente ai fondi da 750 miliardi di Next Generation Europe per il finanziamento, tipo piano Marshall, di un grande progetto integrato per Europa2030. «Una magia materializzata: i membri delle istituzioni europee hanno abbandonato l’appartenenza a un partito o a un Paese per agire tutti assieme da europei», la definisce Francesco Profumo, numero uno di Acri, l’associazione delle Fondazioni di origine bancaria, che però avverte: «Le risorse messe a disposizione dall’Ue devono essere utilizzate bene per costruire una nuova Europa e una nuova Italia, mettendo al centro la solidarietà tra le persone e la qualità delle loro vite, ma sono un treno che l’Italia rischia di perdere».
Il dispositivo pilastro portante di Next Generation Eu è il Recovery and resilience facility (Rrf), che per noi significa, in termini di risorse, 81,4 miliardi di sussidi e 127,4 di prestiti. Ma è molto di più. Avvia infatti un cambio di cultura e una straordinaria opportunità temporanea: gli Stati membri per accedervi dovranno presentare i loro piani nazionali (Pnrr) entro il 30 aprile 2021 e implementarli, spendendo bene le risorse, con un’attenta valutazione all’impatto, entro il 2026. Le prime risorse potrebbero arrivare agli Stati membri nell’autunno 2021, il 20% dovrà andare in investimenti digitali, il 37% in spese collegate alla green economy.
Eppure non tutto è perduto, secondo il numero uno di Acri. L’Italia gode di autorevolezza e rispetto nella Ue, anche per la qualità dei funzionari italiani della Commissione Europea.
«L’Europa attraverso la direzione Reform, sta aiutando e continuerà ad aiutare i paesi dell’Ue, e quindi anche l’Italia, a progettare le riforme strutturali.
FONTE: https://www.corriere.it/ PUBBLICATO IL 10 DICEMBRE 2020 A CURA DI Andrea Rinaldi