Nella settimana in cui l’Europa adotta la raccomandazione sul piano d’azione per l’economia sociale, la Camera di Commercio delle Marche ha presentato una ricerca sullo stato dell’economia sociale della regione. Lo studio, che è stato realizzato da Legacoop Marche, rientra tra le attività dell’Osservatorio sull’economia sociale costituito da Camera Marche per approfondire tutti gli aspetti dello sviluppo del comparto con particolare riguardo al settore cooperativo: dall’impatto sulle comunità locali alla collaborazione con le pubbliche amministrazioni ed il settore profit.
La ricerca ha analizzato la consistenza del terzo settore nelle Marche a dicembre 2022, un ambito ancora poco esplorato e scarsamente documentato.
“Abbiamo ritenuto che fosse arrivato il momento di valutare l’impatto del welfare – ha detto il presidente della Camera di Commercio delle Marche, Gino Sabatini, presentando la ricerca alla Loggia dei Mercanti di Ancona -, che oggi deve coniugare il benessere delle nostre collettività con lo sviluppo economico e sociale dei territori e delle stesse imprese profit, considerando la grande evoluzione in corso delle politiche di welfare aziendale”.
Le Marche, ha aggiunto Sabatini, “mostrano una cooperazione sociale presente e distribuita sul territorio, che occupa un ruolo importante nel welfare, e capace di contribuire alla risposta occupazionale e alla coesione sociale, creando opportunità di lavoro anche per persone svantaggiate o a rischio di esclusione. Ne emergono però anche le debolezze soprattutto legate alla bassissima marginalità, cosa che influisce sulla loro scarsa patrimonializzazione”. Sabatini ha quindi annunciato di voler far diventare il focus sull’economia sociale un appuntamento annuale di respiro nazionale da organizzare nelle Marche.
“ll terzo settore è oggi detentore di esperienze, conoscenze e prassi di una economia sostenibile e solidale perché connaturata al suo mandato sociale – ha detto Gianfranco Alleruzzo, consigliere della Camera di Commercio delle Marche e presidente Alleanza Cooperative Italiane delle Marche -. Abbiamo deciso di analizzarne gli affidamenti nelle Marche perché questo permette di esplorare il lato economico delle politiche di welfare, avendo ben chiaro che stiamo parlando di una economia della solidarietà. Questa analisi permette di mettere in evidenza la cura che il sistema locale pone alle politiche di welfare, perché la gestione degli affidamenti rende conto delle condizioni nelle quali si svilupperà il sistema della rete integrata dei servizi. È da questa premessa che discende poi la responsabilità delle cooperative sociali nella miglior gestione dei servizi erogati. È per noi importante analizzare questo processo perché, partendo dagli affidamenti ed arrivando ai servizi, restituisce responsabilità ad ogni soggetto della filiera delle politiche sociali che dalla Regione, attraverso i Comuni, la Sanità e gli Ambiti sociali, arriva alle cooperative sociali ed ai cittadini. I risultati oggi presentati restituiscono chiaramente questa responsabilità che incide sulla qualità dei servizi e del lavoro nel welfare”.
Alla giornata di presentazione sono intervenuti il sindaco di Ancona, Daniele Silvetti, il prefetto di Ancona, Darco Pellos, il referente Innovazione Amministrativa, Contratti Pubblici, Diritti del Terzo Settore Anci Emilia-Romagna, Luciano Gallo. Sui temi della ricerca e degli affidamenti dei servizi sociali, si è svolta una tavola rotonda coordinata dal presidente Aci Marche Alleruzzo a cui sono intervenuti il presidente del Forum del Terzo settore delle Marche, Diego Mancinelli, Massimo Giacchetti in rappresentanza della parte sindacale Cgil, Cisl, Uil delle Marche, l’assessore alla Comunità e alle Solidarietà del Comune di Fabriano, Mauro Serafini, per conto di Anci Marche.
Luciano Gallo, referente Innovazione Amministrativa, Contratti Pubblici, Diritti del Terzo Settore Anci Emilia-Romagna, ha sottolineato come “la presentazione di questa ricerca innovativa e originale in Italia cade proprio nella settimana forse decisiva per l’economia sociale in Europa. Pochi giorni fa tutti i 27 Stati membri della Ue hanno condiviso il testo della Raccomandazione, che sarà votata a breve, su questa materia che viene assunta come base per il futuro delle nostre comunità. Non poteva esserci migliore attualità per questo tema che vede proprio un allineamento di pianeti che si collega anche alle novità normative del settore a livello nazionale”.
Il presidente della Giunta regionale, Francesco Acquaroli, chiudendo i lavori della giornata, ha detto che “questo è il primo studio del genere condotto in Italia da una Camera di Commercio cui va il plauso della Regione. Questo è un settore determinante per la vita delle nostre comunità; siamo davanti a uno scenario che ha importanti risvolti anche sul fronte occupazionale. Il riconoscimento dell’Europa, con la Raccomandazione recepita lunedì scorso, apre una prospettiva importante. Il terzo settore è una straordinarietà italiana che risente anche più di altri comparti del peso di una burocrazia che ne mina l’operatività”.
Per Acquaroli, “questo è il momento giusto, con una normativa specifica e approfittando dell’attenzione ora accesasi, per mettere nelle condizioni di operare al meglio un settore tanto nevralgico. Rispetto alla realtà marchigiana sottolineo come la nostra legge sui borghi ravvisi proprio nell’economia sociale uno strumento per rendere più forti le aree interne segnate da un forte spopolamento dove, l’indagine di Camera Marche lo evidenzia, gli enti del terzo settore sono meno rappresentati e dove più c’è bisogno di essi: per i servizi sociosanitari come per quelli culturali necessari a dare vita a questa parte di territorio”.
La ricerca (scaricabile in allegato): CONSISTENZA DELL’ECONOMIA SOCIALE NELLE MARCHE E MODALITA’ DI AFFIDAMENTO DEI SERVIZI SOCIALI
Dalla ricerca “L’economia sociale nelle Marche e modalità di affidamento dei servizi sociali”, promossa dalla Camera di Commercio delle Marche e realizzata da Legacoop Marche, emerge che nella regione Marche è in atto un costante incremento del peso economico ed occupazionale dell’economia sociale, un’evoluzione che ha determinato una trasformazione radicale del welfare regionale, in particolare attraverso una presenza sempre più importante delle imprese cooperative sociali nella progettazione e gestione dei servizi.
Gli Enti del terzo settore marchigiano sono 2.975, di cui il 38% sono organizzazioni di volontariato, il 37% sono associazione di promozione sociale, il 17% sono imprese sociali, l’8% sono altri enti del terzo settore. Risulta una sola società di mutuo soccorso.
La maggiore concentrazione è nel centro e nord della regione, con il 54% di queste realtà tra la provincia di Ancona e di Pesaro Urbino. Percentuale che scende al 26% nel sud delle Marche, nelle province di Ascoli Piceno e Fermo. La maggior parte degli Ets opera nella zona costiera (69%) mentre il 23% si trova nella collina interna e l’8% nella montagna. Gli Ets sono concentrati soprattutto nei centri urbani con una popolazione tra 15.000 e 50.000 abitanti (38%), ma si registra anche una significativa presenza nei comuni con meno di 5.000 residenti (22%).
Il 19% si concentra in tre città con una popolazione residente superiore a 50.000 persone (Ancona, Fano, Pesaro). Gli Ets sono coinvolti in diverse aree strategiche, tra cui l’area sisma (29%), l’area Snai-Strategia nazionale aree interne (6,15%), l’area rurale (52%), l’area di crisi industriale complessa (45%) e le comunità montane (27%).
Sono state censite 29 diverse tipologie di attività delle quali risultano preponderanti, in termini numerici: Protezione Civile 24%; Circolo Ricreativo Culturale 22%; Gruppi Scout 10%; Servizi Anziani 11%; Centri Sociali 7%; Salute delle Persone 5%.
Le cooperative sociali
Delle imprese sociali presenti nella regione Marche, le cooperative sociali rappresentano il 98% del totale. Il settore della cooperazione genera un fatturato di 265,5 milioni di euro e occupa circa 8.600 persone (dato sottostimato per mancanza di informazioni). Il patrimonio complessivo ammonta a 61 milioni di euro, di cui 11,7 milioni di capitale sociale. Le marginalità sono basse e il valore aggiunto è di soli 3,5 milioni, pari all’1,3% del fatturato. La distribuzione territoriale mostra che la provincia di Ancona ha il maggior numero di cooperative sociali (31% del totale), seguita da Ascoli Piceno (23%), Pesaro Urbino (22%), Macerata (16%) e Fermo (8%).
In termini di valori, la provincia di Ancona si conferma la più rilevante, con il 38% del valore della produzione e il 38% degli occupati; a seguire c’è la provincia di Pesaro Urbino, con il 30% del valore della produzione e il 30% degli occupati; poi Macerata (12% del valore della produzione e 12% di occupati), Ascoli Piceno (11% del valore della produzione e 13% di occupati), Fermo (9% del valore della produzione e 7% di occupati). Si evidenzia, inoltre, una forte polarizzazione territoriale in base alle zone altimetriche. La maggior parte delle cooperative sociali si concentra nella zona litoranea, che rappresenta il 67% del totale, con il 79% del valore della produzione e l’80% degli occupati.
Si evidenzia una prevalenza delle cooperative che operano nel settore dei servizi sociosanitari ed educativi, rispetto alle cooperative che si occupano di inserimento socio-lavorativo di persone svantaggiate. Tuttavia, le prime presentano una maggiore fragilità economica, in quanto generano un valore aggiunto molto basso rispetto al valore della produzione e all’utile totale. Questo è dovuto alla forte concorrenza nel mercato dei servizi sociosanitari ed educativi, che spinge le cooperative a ridurre i prezzi a fronte di costi incomprimibili, come il costo del personale. Una condizione determinata da un mercato prevalentemente governato dal sistema degli affidamenti pubblici che, a fronte di basi d’asta con valori mediamente contenuti, premiano troppo spesso l’elemento dell’offerta economica, orientando il mercato al massimo ribasso.
La cooperazione sociale dei servizi sociosanitari ed educativi si trova, quindi, ad affrontare diverse sfide, in un mercato altamente competitivo che rischia di ridurre le garanzie di qualità e di rispetto dei diritti dei lavoratori. Questa situazione mette a rischio la sostenibilità delle cooperative sociali, la loro capacità di garantire un’occupazione dignitosa e la qualità dei servizi erogati. La co-progettazione, tra istituzioni pubbliche, cooperative sociali e cittadini, e i nuovi strumenti di affidamento dei servizi sociali possono rappresentare strumenti fondamentali per affrontare tali sfide e far esaltare le capacità di innovare i servizi.
Le cooperative sociali di tipo B, che erogano servizi di inserimento nel mondo del lavoro di persone svantaggiate, hanno dimostrato di avere un buon potenziale di crescita nonostante la loro quota di mercato sia limitata. Tuttavia, la loro redditività può dipendere in maniera maggiore rispetto alle sociosanitarie dal settore privato, che costituisce una fonte significativa di entrate. Questo solleva alcune questioni riguardo al ruolo della politica territoriale che dovrebbe valorizzare maggiormente le possibilità di riservare l’assegnazione di servizi alle cooperative, come previsto dal codice dei contratti pubblici, anche sulla scorta del principio di sussidiarietà e dello status di soggetto che può intervenire in forma privata per la gestione del bene comune.