Recovery Fund: nuova fiducia nell’UE; l’82% degli italiani crede nell’arrivo delle risorse ma solo per il 53% lo Stato saprà spenderli; gli ostacoli sono burocrazia e politica, servirà la collaborazione di imprese e Regioni. Lusetti: “gli italiani sanno che la sfida è dura, ma sperano e chiedono di partecipare”

Roma, 9 febbraio 2021 – L’82% degli italiani si fida dell’Europa e ritiene che l’Italia riceverà le risorse del Recovery Fund che rappresentano, per il 76%, uno strumento per modernizzare il Paese in direzione di un modello di sviluppo sostenibile, che punti su green e digitale e sia in grado di ridurre le disuguaglianze. Ma solo il 53% ritiene che saremo in grado di spendere questi soldi.

È quanto emerge da un sondaggio condotto nell’ambito dell’Osservatorio Legacoop, ideato e realizzato dall’AreaStudi dell’associazione insieme con il partner di ricerca IPSOS per osservare l’evolvere degli andamenti e delle percezioni dell’opinione pubblica italiana su alcuni fenomeni economici e sociali di interesse per la cooperazione.

A corollario del giudizio di stretta sufficienza sulla capacità dello Stato di spendere i soldi messi a disposizione dall’Unione Europea, gli intervistati indicano poi, come principali ostacoli all’utilizzo delle risorse, la burocrazia (45%), l’inadeguatezza della classe dirigente italiana a gestire una dotazione così ingente di fondi (43%), la corruzione (41%), l’incapacità di definire piani operativi (30%).  Significativa anche l’indicazione di chi potrebbe aiutare lo Stato a spendere meglio i soldi del Recovery: le imprese private (per il 37%), le Regioni (per il 33%, con una punta del 47% tra gli intervistati del Nordest) e una revisione dello Stato in senso imprenditoriale (per il 32%).

“E’ evidente che l’approvazione del Recovery fund e i fatti di questi giorni hanno aperto una fase nuova -commenta Mauro Lusetti, Presidente di Legacoop- “una fase in cui alla preoccupazione cresciuta costantemente nei mesi passati, si intrecciano anche attese. Ma il pericolo di deludere tale speranza è alto, e le classi dirigenti di questo paese hanno una grande responsabilità.

Vediamo salire la fiducia nell’UE e nel fatto che le risorse possano servire non solamente per affrontare l’emergenza, ma per trasformare l’Italia e correggere ritardi storici. Diciamoci la verità, tutti speriamo che vada così e che questa sia la volta buona. D’altra parte, conosciamo fin troppo bene alcuni vizi del nostro paese, e sappiamo che possono essere ostacoli insormontabili. Per questo riteniamo che occorra lo sforzo di tutti; per esempio non basterà lo Stato, ma servirà l’apporto di istituzioni, mondo produttivo e del lavoro. E non solamente in termini di richieste e sacrifici, ma in termini progettuali e di partecipazione a ideare e realizzare gli investimenti necessari. Leggiamo così i risultati di queste indagini, molto coerenti con le proposte che avanziamo da mesi e porteremo al presidente Draghi: tutti gli italiani sanno che la sfida è dura, ma sperano che sia la volta buona e chiedono di poter partecipare allo sforzo”.

Quanto alla destinazione dei soldi del Recovery, il 69% degli intervistati sostiene che dovrebbero essere impiegati per una progettualità di lungo periodo anziché (31%) per interventi diretti ad affrontare l’emergenza. Sostanziale bilanciamento, invece, tra chi ritiene che le risorse andrebbero destinate a progetti nuovi (52%) e chi pensa (48%) che potrebbero essere destinate a risolvere questioni aperte da tempo (pensioni, ammortizzatori sociali, welfare, infrastrutture, istruzione).  

 

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Roma, 25 febbraio 2022 – «La protesta degli autotrasportatori sta conoscendo degenerazioni che vanno oltre il legittimo diritto di manifestazione. Molte imprese, non solo cooperative, subiscono pressioni tali da non permettere l’utilizzo di automezzi propri. Tutto questo determina un blocco di alcune linee produttive con inevitabili ripercussioni sull’impiego della manodopera. C’è già sentore d’infiltrazione tra i manifestanti di frange violente e criminali. Occorre attivare misure di prevenzione sull’ordine pubblico. Chiediamo ai Ministeri dell’Interno e delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili di adottare in tempi rapidi le misure più opportune ed efficaci per porre fine a questa drammatica situazione che costituisce un ulteriore ostacolo alla difficoltosa ripresa economica del Paese e delle nostre imprese, già duramente colpite dai rincari delle materie prime e dei costi energetici». Così il presidente di Alleanza Cooperative Maurizio Gardini, anche a nome dei copresidenti Mauro Lusetti e Giovanni Schiavone, in una lettera indirizzata a Luciana Lamorgese, ministro dell’Interno e a Enrico Giovannini ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili sulle degenerazioni nel blocco dell’autotrasporto.