L’82% degli italiani si fida dell’Europa e ritiene che l’Italia riceverà le risorse del Recovery Fund che rappresentano, per il 76%, uno strumento per modernizzare il Paese in direzione di un modello di sviluppo sostenibile, che punti su green e digitale e sia in grado di ridurre le disuguaglianze. Ma solo il 53% ritiene che saremo in grado di spendere questi soldi.
È quanto emerge da un sondaggio condotto nell’ambito dell’Osservatorio Legacoop, ideato e realizzato dall’AreaStudi dell’associazione insieme con il partner di ricerca IPSOS per osservare l’evolvere degli andamenti e delle percezioni dell’opinione pubblica italiana su alcuni fenomeni economici e sociali di interesse per la cooperazione.
A corollario del giudizio di stretta sufficienza sulla capacità dello Stato di spendere i soldi messi a disposizione dall’Unione Europea, gli intervistati indicano poi, come principali ostacoli all’utilizzo delle risorse, la burocrazia (45%), l’inadeguatezza della classe dirigente italiana a gestire una dotazione così ingente di fondi (43%), la corruzione (41%), l’incapacità di definire piani operativi (30%). Significativa anche l’indicazione di chi potrebbe aiutare lo Stato a spendere meglio i soldi del Recovery: le imprese private (per il 37%), le Regioni (per il 33%, con una punta del 47% tra gli intervistati del Nordest) e una revisione dello Stato in senso imprenditoriale (per il 32%).
“E’ evidente che l’approvazione del Recovery fund e i fatti di questi giorni hanno aperto una fase nuova -commenta Mauro Lusetti, Presidente di Legacoop- “una fase in cui alla preoccupazione cresciuta costantemente nei mesi passati, si intrecciano anche attese. Ma il pericolo di deludere tale speranza è alto, e le classi dirigenti di questo paese hanno una grande responsabilità.
Vediamo salire la fiducia nell’UE e nel fatto che le risorse possano servire non solamente per affrontare l’emergenza, ma per trasformare l’Italia e correggere ritardi storici. Diciamoci la verità, tutti speriamo che vada così e che questa sia la volta buona. D’altra parte, conosciamo fin troppo bene alcuni vizi del nostro paese, e sappiamo che possono essere ostacoli insormontabili. Per questo riteniamo che occorra lo sforzo di tutti; per esempio non basterà lo Stato, ma servirà l’apporto di istituzioni, mondo produttivo e del lavoro. E non solamente in termini di richieste e sacrifici, ma in termini progettuali e di partecipazione a ideare e realizzare gli investimenti necessari. Leggiamo così i risultati di queste indagini, molto coerenti con le proposte che avanziamo da mesi e porteremo al presidente Draghi: tutti gli italiani sanno che la sfida è dura, ma sperano che sia la volta buona e chiedono di poter partecipare allo sforzo”.
Quanto alla destinazione dei soldi del Recovery, il 69% degli intervistati sostiene che dovrebbero essere impiegati per una progettualità di lungo periodo anziché (31%) per interventi diretti ad affrontare l’emergenza. Sostanziale bilanciamento, invece, tra chi ritiene che le risorse andrebbero destinate a progetti nuovi (52%) e chi pensa (48%) che potrebbero essere destinate a risolvere questioni aperte da tempo (pensioni, ammortizzatori sociali, welfare, infrastrutture, istruzione).