L’effettiva erogazione delle risorse del Recovery Plan europeo è condizionata al raggiungimento degli obiettivi legati agli interventi realizzati. Non è perciò il “pasto gratis” di cui si parla. Ma può essere una spinta a realizzare riforme cruciali.
Tutte le condizioni legate al Piano
Con il Recovery Plan della Commissione europea pioveranno sull’Italia gigantesche risorse, tra cui molte a fondo perduto e senza particolari condizionalità: è la convinzione che sembra prevalere nel superficiale dibattito italiano.
Come ben evidenziato dalla Commissione, il Recovery Plan è in realtà ricco di condizionalità. Viene erroneamente definito “Fondo” (da cui l’espressione giornalistica “Recovery Fund”). Ma è ben diverso dai tradizionali fondi strutturali della Ue. Per semplificare, i fondi Ue pagano i costi, ad esempio, quelli per costruire un’autostrada in Puglia. Il Recovery Plan invece opera all’interno di una “facility”. Il che significa che il governo, accanto all’opera, deve anche stabilire obiettivi economici che quell’opera può generare; sapendo che l’erogazione finale delle risorse avviene solo se anche gli obiettivi vengono raggiunti. Ad esempio, il governo italiano non può semplicemente chiedere di finanziare la costruzione di un’autostrada in Puglia. Ma deve anche porsi l’obiettivo, con quell’autostrada, di far crescere l’indotto economico tra Foggia e Lecce (occupazione, nuove imprese, valore aggiunto dell’area). Solo nel caso di raggiungimento di questo obiettivo sarà alla fine possibile ottenere il rimborso dei costi dell’autostrada.
Il Recovery Plan ha una condizionalità aggravata, legata a doppio filo al raggiungimento degli obiettivi economici di ciascun progetto. Una differenza cruciale rispetto all’impostazione e alla gestione dei tradizionali fondi europei, al fine di evitare il più possibile la costruzione di ponti verso il nulla, spesso una specialità italiana.
Ma ci sono due ulteriori punti.
FONTE : PUBBLICATO IL 22 DICEMBRE 2020 A CURA DI Tommaso Monacelli